La crisi alimentare globale continua a peggiorare, con l’insicurezza alimentare acuta e la malnutrizione che registrano un preoccupante aumento per il sesto anno consecutivo. Un nuovo rapporto della FAO (l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura), frutto del lavoro della Rete Globale Contro le Crisi Alimentari (GNAFC), lancia un allarme sulla situazione drammatica che affligge le regioni più vulnerabili del mondo.
Questo rapporto sottolinea l’urgenza di considerare l’impatto delle crisi globali sulle catene di approvvigionamento e la necessità di contribuire a soluzioni che promuovano la stabilità e la sicurezza alimentare a livello locale e globale.
Secondo il rapporto, definito “Global Report on Food Crises (GRFC)”, nel 2024 oltre 295 milioni di persone in 53 paesi e territori si trovano ad affrontare la fame acuta, un incremento di quasi 14 milioni rispetto al 2023. Ciò significa che un numero record di individui sta vivendo livelli catastrofici di fame, una situazione inaccettabile che richiede un’azione urgente e coordinata.
Il rapporto identifica tre principali motori di questa escalation. Il conflitto si conferma il fattore predominante, avendo colpito circa 140 milioni di persone in 20 paesi e territori, distruggendo mezzi di sussistenza e bloccando l’accesso al cibo. Gli shock economici, inclusi l’inflazione galoppante e la svalutazione delle valute, hanno spinto alla fame 59,4 milioni di persone in 15 paesi, erodendo il potere d’acquisto e rendendo il cibo inaccessibile. Infine, gli eventi climatici estremi, come le siccità e le inondazioni indotte da El Niño, hanno spinto 18 paesi in crisi alimentari, con oltre 96 milioni di persone colpite.
Di fronte a questo scenario complesso, il rapporto non si limita a denunciare, ma propone soluzioni concrete per affrontare le vulnerabilità a lungo termine e costruire resilienza agli shock futuri. La raccomandazione chiave è quella di investire nei sistemi alimentari locali e nei servizi di nutrizione integrati. Questo approccio mira a rafforzare la capacità delle comunità di produrre, distribuire e accedere a cibo nutriente, riducendo la dipendenza da aiuti esterni e creando un futuro più sicuro e sostenibile.