La World Organisation for Animal Health (WOAH) ha lanciato un appello chiaro e diretto: l’uso di vaccini contro la peste suina africana (ASF) deve avvenire solo nel rispetto degli standard internazionali recentemente adottati. Di fronte alla crescente diffusione globale del virus, che continua a colpire duramente l’industria suinicola, l’organizzazione sottolinea l’urgenza di adottare approcci scientificamente validi per contenere l’epidemia e prevenirne l’espansione.
Secondo la WOAH, i vaccini non conformi rappresentano un rischio significativo: non solo potrebbero risultare inefficaci, ma rischiano di introdurre nuove varianti del virus o complicare la sorveglianza e il contenimento. Per questo motivo, l’organizzazione ha pubblicato un nuovo standard tecnico che stabilisce requisiti rigorosi in materia di qualità, sicurezza ed efficacia dei vaccini destinati all’uso contro l’ASF.
La peste suina africana, che non rappresenta un pericolo per la salute umana ma è letale per i suini, ha già causato gravi perdite economiche in diverse regioni del mondo, con impatti particolarmente pesanti nei paesi produttori. La WOAH sottolinea che la prevenzione rimane la strategia più efficace, e invita i governi e i produttori a investire nella biosicurezza degli allevamenti e in sistemi di sorveglianza precoce, in attesa che vaccini sicuri e approvati siano disponibili su larga scala.
Un altro punto cruciale riguarda la trasparenza: gli Stati membri sono incoraggiati a notificare tempestivamente alla WOAH l’uso di vaccini e le eventuali reazioni osservate, in modo da contribuire al monitoraggio globale e all’aggiornamento delle linee guida. Questo approccio collaborativo è considerato essenziale per garantire che eventuali campagne vaccinali non compromettano la lotta internazionale contro il virus.
Infine, la WOAH ribadisce che l’approvazione di un vaccino non deve essere vista come una scorciatoia, ma come parte di una strategia integrata che includa misure igienico-sanitarie, tracciabilità degli animali e formazione degli operatori. Solo così sarà possibile contenere un’emergenza zootecnica che, a distanza di oltre un secolo dalla sua comparsa, continua a rappresentare una seria minaccia per la sicurezza alimentare globale.