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Worldwatch Institute, gli OGM continuano a espandersi
Negli ultimi due decenni, la quantità dei terreni agricoli utilizzati per la coltivazione degli organismi geneticamente modificati è aumentata, raggiungendo i 181,5 milioni di ettari nel 2014. È quanto emerge da un'analisi condotta dal Worldwatch Institute, il più autorevole osservatorio sui trend ambientali del pianeta, secondo cui i maggiori produttori di colture OGM sono Stati Uniti, Brasile, Argentina, India e Canada.
Nel 2014, il valore globale dei semi OGM ha raggiunto i 15,7 miliardi di dollari. Le aziende che producono e commerciano semi ogm sono ridotte. Negli Stati Uniti, per esempio, la multinazionale Monsanto detiene il 63% delle autorizzazioni per le colture OGM emesse dal Dipartimento dell'Agricoltura statunitense, mentre la società DuPont Pioneer ne detiene un altro 13%.
Il Worldwatch Institute ritiene che il beneficio più consistente di questa tecnologia non vada tanto ricercato nella capacità di produrre maggiori quantità di cibo, quanto nella possibilità, per gli agricoltori, di risparmiare tempo e fatica. Attualmente, la principale forza motrice del mercato OGM è rappresentata, infatti, dalla domanda di soia e mais per l'alimentazione animale e degli oli di soia e colza.
Dal punto di vista sociale, l'Istituto rileva che il miglioramento dell'efficienza produttiva, determinato dalle coltivazioni OGM, ha offerto ai produttori il tempo di cercare altre fonti di reddito. Tuttavia, la transizione ha anche portato gli agricoltori più piccoli e meno protetti a perdere terreni e mezzi di sussistenza.
Secondo il Worldwatch Institute, nei prossimi 5-10 anni si verificherà una diversificazione delle colture OGM, che potranno includere anche frutta, semi e alimenti di base come riso e manioca. Per ridurre gli impatti sociali e ambientali negativi, che potrebbero essere determinati dall'ampliamento della varietà delle colture OGM, sarà opportuno adottare quadri normativi rigorosi basati sul principio della valutazione “caso per caso”.
27-03-2015 Tag: ogm – Monsanto – soia – olio di colza – prova mangimi – Worldwatch Institute Tweet
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