L’interesse per le diete a base vegetale è in forte crescita, spinto da motivazioni etiche, ambientali e salutistiche. Tuttavia, le implicazioni a lungo termine di questi regimi alimentari sulla salute sono ancora oggetto di studio approfondito. Il CoPLANT Study, un’ampia ricerca condotta dalla Professoressa Cornelia Weikert del German Federal Institute for Risk Assessment (BfR), si propone di colmare queste lacune, offrendo nuove prospettive per il settore. Lo si apprende dalla rivista online Meat the facts.
Lo studio nasce dalla necessità di aggiornare le conoscenze, dato che molte ricerche precedenti risalgono a decenni fa e non riflettono l’attuale disponibilità di alternative vegetali ultra-processate. Nonostante i benefici percepiti, mantenere una dieta vegetale può presentare delle sfide nutrizionali. In particolare, la ricerca del BfR ha già evidenziato che le persone con diete vegane spesso mostrano bassi livelli di iodio e punteggi inferiori relativi alla salute delle ossa, confermando precedenti collegamenti tra diete vegane e una ridotta densità ossea. Curiosamente, la carenza di Vitamina B12 è attualmente più diffusa tra i vegetariani che tra i vegani.
La Professoressa Weikert sottolinea un punto cruciale: semplicemente eliminare la carne non garantisce automaticamente una dieta più sana. Una dieta a base vegetale può essere comunque squilibrata, specialmente se si affida pesantemente a cibi ultra-processati privi di nutrienti essenziali.
Il CoPLANT Study raccoglierà dati da circa 6.000 adulti in Germania e Austria per almeno 20 anni, esaminando come diete vegane, vegetariane, pescetariane e miste influiscano sulla salute. Saranno analizzate dettagliatamente alimentazione, stile di vita, composizione corporea, salute delle ossa e marcatori metabolici. L’obiettivo finale è fornire evidenze scientifiche aggiornate per informare le future linee guida dietetiche e le raccomandazioni di salute pubblica, un’informazione fondamentale per il settore agroalimentare.