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I mercati delle materie prime e l’andamento della filiera suinicola nel bimestre maggio-giugno 2025

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di Gabriele Canali e Ronny Ariberti – Crefis, Centro ricerche economiche sulle filiere sostenibili

I mercati delle materie prime

Nel bimestre maggio-giugno 2025 le quotazioni delle differenti tipologie di mais quotate alla borsa merci di Milano hanno evidenziato un andamento simile, con una diminuzione sia in maggio che in giugno (con l’unica ad eccezione del mais contratto 103 che in giugno ha subito una lieve limatura al rialzo). Se le quotazioni nazionali sono diminuite, nel bimestre solo di 1-2 punti percentuali, quelle sul mercato USA sono diminuite, invece, in modo più sensibile, in euro: -5% nel mese di maggio rispetto ad aprile e un ulteriore -6,1% nel mese di giugno rispetto a maggio. Questa contrazione importante, a semine avvenute, lascia intuire una previsione positiva degli operatori per la campagna in corso negli USA. Il dato, tuttavia, è anche influenzato anche dall’evoluzione del tasso di cambio euro-dollaro e dalla continua svalutazione della valuta USA: tra inizio maggio e fine giugno la svalutazione del dollaro è stata pari a circa il 4,4%. E anche questo fattore dovrà essere considerato attentamente dagli operatori nei prossimi mesi, data l’evoluzione dello scenario economico internazionale, anche per effetto degli scontri sui dazi e delle possibili implicazioni.  

A livello tendenziale, tuttavia, le variazioni continuano a rimanere positive sul mercato nazionale per tutti i prodotti considerati; fa eccezione la quotazione USA che, rispetto al 2024, mostra una sensibile contrazione delle quotazioni (-12,4% a giugno rispetto allo stesso mese dello scorso anno). Nello specifico il prezzo del mais contratto 103, sul mercato nazionale ha subito un calo in maggio (-1,1%), per poi assestarsi (+0,1%) nel mese successivo su un valore medio mensile di 242,8 euro/t. In calo, invece, in entrambi i mesi considerati, il prezzo del mais con caratteristiche che a giugno si è assestato a 246,8 euro/t (-0,6% la variazione congiunturale di giugno dopo un -1,2% di maggio).

Cali sono stati registrati anche per i prodotti di importazione, sia di origine comunitaria che extra-comunitaria, con decrementi sia nel mese di maggio (-2,0% e -0,4% rispettivamente) che nel mese di giugno, quando si sono fermati a 250,5 euro/t per il prodotto comunitario (-0,3% rispetto a maggio) e a 254,3 euro/t per quello non comunitario (-1,7%).

I prezzi medi mensili di maggio e giugno 2025 sono risultati tutti più alti rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, con variazioni dal +4% al +9% a seconda del mercato e prodotto considerato.

Per quanto riguarda la soia, le quotazioni sul mercato nazionale mostrano un leggero calo nel bimestre considerato, mentre sul mercato internazionale si è registrato un aumento in maggio, seguito da un calo nel mese di giugno.

Il prodotto nazionale ha raggiunto una quotazione di 412,8 euro/t in maggio (in calo del -0,5%), per poi subire un ulteriore diminuzione in giugno (-1,8%) fermandosi a 405,3 euro/t. Medesimo andamento per quanto riguarda il prodotto di provenienza estera, che ha subito un calo del -0,1% in maggio (419,2 euro/t) e del -0,5% in giugno fermandosi a 417,3 euro/t. I prezzi medi mensili di maggio e giugno 2025 sono risultati sensibilmente al di sotto delle quotazioni dello scorso anno, con variazioni dal -13% al -17% rispettivamente nei due mesi.

Andamento differente per i prodotti esteri: in maggio le quotazioni della soia (espresse in euro/t) sono cresciute sia sul mercato USA (+2,2%) che a Rotterdam (+1,3%), con valori rispettivamente di 326,4 euro/t e 367,4 euro/t. In giugno, invece, i prezzi hanno subito una battuta d’arresto fermandosi a 319,9 euro/t per la soia americana (-2,0%) e a 360,9 euro/t per quella CIF Rotterdam (-1,8%). Anche in questo caso l’andamento del mercato di riferimento USA va integrato con quanto richiamato sulla svalutazione del dollaro: da questi elementi sembra emergere una valutazione ottimistica degli operatori sulle produzioni dell’annata in corso. Ad ulteriore riprova, il fatto che siano sensibilmente negative le variazioni tendenziali nell’ultimo bimestre con valori compresi tra -16,5% e -17,4%.

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