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Massimo Zanin: “Identità, innovazione e crescita i pilastri di Assalzoo”

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di Salvatore Patriarca, Redazione

Presidente Zanin, innanzitutto complimenti per la sua recente elezione. Partendo proprio da queste prime settimane, in quale stato di salute ha trovato l’Associazione?

Innanzitutto desidero ringraziare il Presidente Ferrari per il lavoro svolto e per avermi passato il testimone in un’associazione storica, che rappresenta un riferimento autorevole per tutta l’industria mangimistica italiana. Un ringraziamento sentito va anche agli associati per la fiducia accordatami: un riconoscimento che vivo come un onore e, allo stesso tempo, come una responsabilità che intendo affrontare con piena dedizione. A poco meno di due mesi dall’inizio del mio mandato posso dire di aver trovato un’associazione in ottima salute, in crescita per numero di iscritti e ben posizionata rispetto alle dinamiche politiche ed economiche che attraversano il nostro settore. Il contesto attuale è complesso, anche per le incertezze geopolitiche che pesano sulle filiere, ma saper di poter contare su una base associativa solida, coesa e consapevole del proprio ruolo è un elemento di grande forza. Oltre al contributo delle imprese associate, potrò contare sul supporto fondamentale del Consiglio Generale e dei Vicepresidenti, che saranno punti di riferimento strategici per affrontare con efficacia le molteplici sfide che ci attendono, e naturalmente sull’intera squadra interna ad Assalzoo, composta da figure professionali competenti, appassionate e disponibili.

Nell’ultimo periodo la filiera agroalimentare è stata al centro di tante questioni. E la mangimistica che rappresenta lo snodo essenziale della FeedEconomy (sulla quale si tornerà in seguito) si trova a dover affrontare questioni essenziali per il futuro. Tra i temi più caldi c’è sicuramente quello della riforma della Politica agricola comune (PAC) europea. Che posizioni ha l’associazione?

La Politica agricola comune rappresenta uno strumento cardine per il sostegno alla produzione primaria europea, sia attraverso i pagamenti diretti (primo pilastro) sia tramite gli interventi per lo sviluppo rurale (secondo pilastro). Proprio per questo guardiamo con forte preoccupazione all’ipotesi di un “Fondo unico” che rischia di snaturare questo impianto, indebolendo la capacità della PAC di rispondere in modo differenziato ai reali bisogni dei territori e delle filiere. In un contesto globale segnato da instabilità geopolitica, aumento della dipendenza da materie prime e volatilità dei mercati, è impensabile ridurre il sostegno a un comparto strategico come l’agricoltura e la zootecnia. Al contrario, è necessario rafforzare la PAC, superare una visione ideologica legata al Green Deal, e adottare un approccio più pragmatico e competitivo. La sovranità alimentare europea si difende sostenendo la produttività, la redditività e la sostenibilità delle nostre imprese. La mangimistica, come snodo essenziale della filiera agro-zootecnica-alimentare, è parte integrante di questo sistema: senza un’adeguata politica di supporto all’intera filiera rischiamo di compromettere sicurezza alimentare, coesione territoriale e transizione ecologica.

Permanendo in un contesto internazionale, non si può non affrontare la questione del commercio internazionale e dei possibili dazi tra Europa e Stati Uniti. Che posizione ha l’Associazione sulla questione tariffe commerciali, fissate al 15%, e che conseguenze potrebbero avere?

La questione delle tariffe commerciali tra Europa e Stati Uniti è tanto delicata quanto di attualità, viste le decisioni di queste settimane. Dialogo e responsabilità devono costituire la base dell’approccio, considerato che un’escalation di dazi finirebbe per danneggiare entrambe le economie, generando conseguenze pesanti soprattutto per l’agroalimentare italiano, che rischierebbe un contraccolpo sull’export – in particolare per i prodotti a denominazione d’origine – e sulle importazioni di materie prime strategiche per la nostra filiera, come le commodities destinate alla mangimistica. Valuteremo l’impatto delle decisioni assunte nei prossimi mesi. Tornare a un contesto di barriere tariffarie generalizzate significherebbe interrompere flussi essenziali per l’industria agro-zootecnica europea e mettere sotto pressione la competitività di interi comparti produttivi. Serve un’Europa più forte, coesa e credibile, capace di difendere le proprie eccellenze ma anche di sedersi al tavolo con autorevolezza, tutelando allo stesso tempo l’equilibrio interno della filiera agroalimentare e le relazioni strategiche internazionali. Assalzoo è convinta che solo un sistema aperto, governato e basato su regole condivise possa garantire sviluppo e sicurezza per il nostro settore.

Proprio il riferimento al tema delle commodities conduce verso una tema di grande rilevanza per la mangimistica: quello delle materie prime agricole e della cronica insufficienza produttiva dell’Italia. La soia, per esempio, potrebbe essere uno strumento per agevolare il dialogo con gli Stati Uniti?

La dipendenza strutturale dell’Italia dalle importazioni di materie prime agricole, in particolare cereali e semi oleosi, è un tema che da tempo condiziona la nostra autonomia produttiva. Con una SAU nazionale che si aggira sui 12,5 milioni di ettari, sappiamo di non poterci affrancare completamente dall’estero, ma ciò non significa rinunciare a rafforzare la nostra base produttiva interna. In particolare, la soia – oggi componente essenziale per l’alimentazione zootecnica – continuerà a richiedere un’importante quota di importazioni. In questo quadro, orientare una parte degli approvvigionamenti verso il mercato statunitense potrebbe rappresentare non solo un’alternativa solida al Sud America, ma anche un’opportunità strategica per facilitare il dialogo con gli Stati Uniti. Allo stesso tempo è fondamentale avviare, con il sostegno delle politiche comunitarie e in sinergia con il Governo nazionale, una strategia per recuperare terreno sul fronte produttivo interno. L’industria mangimistica è pronta a fare la sua parte, promuovendo logiche di filiera e contribuendo a costruire una rete di approvvigionamento più stabile, diversificata e resiliente.

A propositivo di soia e non solo, nel 2026 entra in vigore il nuovo Regolamento europeo sulla Deforestazione. Che sfide pone il nuovo protocollo normativo europeo?

Assalzoo ha sempre sostenuto con convinzione l’impegno a favore della sostenibilità ambientale e della lotta al cambiamento climatico. Ma perché un provvedimento sia davvero efficace deve essere anche sostenibile sul piano economico e applicabile in modo concreto dalle imprese. Il nuovo Regolamento europeo sulla Deforestazione (EUDR), pur animato da obiettivi condivisibili, presenta criticità rilevanti: si tratta di un impianto normativo eccessivamente burocratico, complesso da interpretare e con obblighi di due diligence che si ripetono lungo tutta la catena commerciale, generando costi elevati e rischi operativi per le aziende. La duplicazione degli adempimenti, se non corretta, rischia di trasformarsi in una vera e propria barriera non tariffaria all’importazione di materie prime strategiche, come la soia, con conseguenze a cascata sulla stabilità delle filiere e sui prezzi finali. Proprio per questo, come Assalzoo – in coordinamento con la nostra Federazione europea e insieme ad altri comparti produttivi – abbiamo chiesto e ottenuto un rinvio dell’entrata in vigore della norma, oggi prevista per l’inizio del 2026. L’obiettivo è riformare il regolamento rendendolo più snello, chiaro e realmente applicabile, senza compromettere la continuità degli approvvigionamenti e la competitività dell’industria agroalimentare europea.

Dopo la soia, l’altra grande commodity essenziale per la mangimistica è il mais. Come affrontare la crisi produttiva italiana rispetto a questa coltura? Serve una strategia di sistema?

Il mais è, insieme alla soia, è una delle materie prime strategiche per l’alimentazione zootecnica e quindi per l’intera filiera agroalimentare italiana. Purtroppo l’Italia è passata in due decenni da una condizione di autosufficienza a una dipendenza dall’estero superiore al 60% della granella utilizzata nei mangimi. Una deriva che Assalzoo aveva segnalato già oltre quindici anni fa, ma che non è stata affrontata con la necessaria determinazione e tempestività. Oggi la questione ha assunto carattere di vera urgenza, perché riguarda direttamente la tenuta delle nostre produzioni a marchio tutelato, prime tra tutte quelle DOP, che hanno bisogno di una base di materia prima nazionale per mantenere tracciabilità, qualità e legame con il territorio. Non si può pensare che il rilancio del mais sia un compito esclusivo dell’agricoltura o dell’industria mangimistica: serve una strategia di sistema, con il coinvolgimento di tutta la filiera e con una regia pubblica forte. I contratti di filiera possono essere parte della soluzione, ma vanno inseriti all’interno di un piano più ampio, che preveda incentivi adeguati alla produzione, rilancio della ricerca genetica e innovazione agronomica. Il mais non è solo una commodity, è un asset strategico per il made in Italy agroalimentare e come tale deve essere considerato e trattato.

Focalizzando l’attenzione sulla specificità del settore mangimistico, ci sono molte innovazioni che stanno caratterizzando l’evoluzione della produzione. Quali sono gli elementi distintivi di questi anni che meritano di essere evidenziati?

Il settore mangimistico sta vivendo una fase di grande trasformazione, guidata da innovazioni che puntano a rendere la produzione più efficiente, sostenibile e attenta al benessere animale. Tra gli aspetti più rilevanti c’è lo sviluppo dei mangimi di precisione, che permettono di personalizzare l’alimentazione in base alle esigenze specifiche degli animali, ottimizzando i nutrienti e riducendo gli sprechi. Allo stesso tempo, migliorano costantemente le capacità nutrizionali dei mangimi grazie alla ricerca scientifica e all’impiego di ingredienti sostenibili, anche in un’ottica di economia circolare. Non meno importante è l’attenzione crescente alla salute animale: l’alimentazione diventa uno strumento fondamentale per il benessere e la prevenzione. Infine, i mangimifici oggi offrono un supporto sempre più ampio agli allevatori, andando oltre la semplice fornitura per costruire un rapporto di collaborazione tecnica e consulenziale. È questa sinergia che sta facendo evolvere profondamente il settore.

La mangimistica si configura sempre più come un settore complesso che vede al proprio interno componenti specifiche come la parte degli additivi o del pet-food che mostrano notevoli margini di crescita.

La mangimistica si configura sempre più come un settore altamente specializzato, caratterizzato da una forte propensione alla ricerca e all’innovazione. Al suo interno componenti come quella degli additivi stanno acquisendo un ruolo sempre più strategico. Gli additivi, infatti, non sono semplici integrazioni, ma strumenti fondamentali per migliorare il benessere e la salute degli animali in allevamento, ottimizzare le performance produttive e contribuire alla qualità e sicurezza degli alimenti di origine animale destinati al consumo umano. La loro efficacia deriva dall’integrazione di conoscenze avanzate e della continua ricerca che fanno della mangimistica un settore ad alto contenuto tecnico-scientifico. Accanto ai tre comparti principali della nostra zootecnia, che sono l’avicolo, il suino e il bovino da carne e da latte, l’attenzione della mangimistica è rivolta a tutte le tipologie di animali allevati: quindi a ovicaprini, conigli, acquacoltura, equini e altre specie minori. Ma la mangimistica guarda con attenzione anche al comparto del pet food, un segmento in crescita, che rappresenta una conferma dell’attenzione della nostra industria e della sua Associazione verso tutte le specie animali. In sintesi, la mangimistica di oggi è un alleato fondamentale degli allevatori e dei possessori di animali e rappresenta un sistema integrato di conoscenze e servizi, che contribuisce in modo determinante alla sostenibilità, alla sicurezza e alla qualità delle produzioni zootecniche, ma riflette anche una sensibilità crescente verso alcune componenti sociali e affettive del rapporto con gli animali.

L’approccio di connessione con l’allevatore, che richiamava in precedenza, conduce quasi naturalmente alla necessità di avere una visione di sistema capace di abbracciare l’intera filiera. Come si pone Assalzoo nel dialogo con gli altri attori? Auspica, Presidente Zanin, la possibilità di un salto di qualità nel rendere più coesa la filiera?

L’approccio di prossimità con il mondo allevatoriale, che per noi è fondamentale, non può che portarci verso una visione di sistema. Oggi più che mai, il settore agro-zootecnico ha bisogno di coesione, di dialogo e di una capacità concreta di affrontare insieme le sfide, spesso complesse, che interessano l’intera filiera. Assalzoo è perfettamente consapevole di questa esigenza e in quanto punto di connessione tra produzione primaria, mondo allevatoriale, industria di trasformazione e distribuzione, ci troviamo quotidianamente al centro di relazioni che richiedono ascolto, mediazione e visione prospettica. Il nostro ruolo è anche quello di facilitare il confronto e promuovere soluzioni condivise, nella consapevolezza che il benessere del settore dipende dalla capacità di agire come una vera unità di filiera. Il dialogo tra tutti gli attori – agricoltori, allevatori, mangimifici, trasformatori, mondo della distribuzione – non è solo auspicabile: è necessario. E su questo siamo convinti che si possa e si debba fare un salto di qualità, superando logiche individuali e costruendo alleanze operative, fondate su responsabilità comuni e obiettivi concreti condivisi. Assalzoo continuerà a lavorare in questa direzione, con spirito costruttivo e con la consapevolezza che solo attraverso una filiera coesa si può garantire competitività, sostenibilità e valore per tutti.

Le sue ultime frasi rimandano in qualche modo al tema della FeedEconomy, la categoria economia promossa da Assalzoo per dare un valore alla produzione agrozootecnica. Che significato ha per l’associazione la scelta di questo approccio nuovo?

La scelta di promuovere la FeedEconomy nasce dall’esigenza di riconoscere concretamente il valore dell’alimentazione zootecnica all’interno del sistema economico nazionale. Quasi ogni rapporto che il consumatore italiano ha con il cibo – dalle carni al latte, dalle uova al pesce, fino a tutto il variegato mondo dei prodotti trasformati che ne derivano – passa in qualche modo attraverso la nostra attività. La FeedEconomy, come categoria economica, è quindi un modo per dare visibilità e dignità a questa connessione essenziale, troppo spesso sottovalutata. Con questa iniziativa vogliamo fornire una chiave di lettura nuova, economica e sistemica, per comprendere l’impatto e l’importanza della mangimistica lungo tutta la filiera. L’intenzione è quella di consolidare questo approccio, proseguendo il confronto con tutti gli attori del sistema – dal mondo agricolo alla trasformazione industriale, dalla grande distribuzione alle associazioni del commercio – con l’obiettivo di rendere la FeedEconomy un punto di riferimento stabile per definire e valorizzare l’intera filiera zootecnica. Guardiamo anche alla possibilità di future declinazioni regionali, perché crediamo che questa visione possa rafforzare ulteriormente il legame tra territori, imprese e consumatori.

Presidente Zanin, per concludere, quali sono le tre parole chiave che caratterizzeranno l’Assalzoo da lei guidata?

Se dovessi racchiudere in tre parole la visione di Assalzoo che ho l’onore di guidare, sceglierei identità, innovazione e crescita. Identità perché è fondamentale valorizzare il ruolo e la storia del nostro settore all’interno della filiera agroalimentare nazionale. A questo proposito non posso non ricordare che quest’anno Assalzoo ha raggiunto il traguardo degli ottanta anni dalla sua costituzione, un elemento che pone in evidenza il ruolo e l’importanza dell’Associazione per l’industria mangimistica italiana. Innovazione perché è la chiave per affrontare le sfide future, dal benessere animale alla sostenibilità ambientale, fino alla sicurezza e alla qualità degli approvvigionamenti alimentari. Crescita perché crediamo in un comparto che ha ancora molto da offrire, in termini economici, tecnologici e relazionali, all’interno di un comparto fondamentale come quello agro-zootecnico-alimentare. Sono queste le direttrici che guideranno il nostro impegno nei prossimi anni.