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Pascolo e biodiversità, una prospettiva da rivedere

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L’idea che fermare il pascolo del bestiame sia automaticamente benefico per la biodiversità è messa seriamente in discussione da un recente studio analizzato da European Livestock Voice (ELV). Questa piattaforma, che riunisce le principali associazioni europee del settore zootecnico per promuovere un dibattito equilibrato e basato sui fatti sull’allevamento, evidenzia come l’interruzione del pascolo, in particolare nelle praterie montane, possa paradossalmente portare a una significativa perdita di biodiversità e a un’omogeneizzazione delle reti alimentari del suolo.

La ricerca analizzata da ELV ha confrontato aree di pascolo storico con zone escluse dal bestiame, rivelando un preoccupante declino nella diversità degli organismi del suolo in assenza di erbivori domestici come pecore e mucche. In particolare, si è osservata una riduzione delle specie rare e un’alterazione delle proprietà del suolo. Mentre le comunità microbiche tendono a uniformarsi, quelle della fauna del suolo divergono in modo non positivo per la ricchezza ecologica.

European Livestock Voice sottolinea come il pascolo non sia un’attività dannosa da eliminare, ma un elemento cruciale per il mantenimento della biodiversità delle comunità sotterranee, essenziali per la salute complessiva dell’ecosistema. La pratica del “rewilding” che prevede la rimozione del bestiame, se non accompagnata dalla reintroduzione di erbivori selvatici con dinamiche ecologiche simili, rischia di avere effetti controproducenti sulla diversità del suolo.

ELV, attraverso l’analisi di studi come questo, si impegna a fornire una visione più completa e sfumata del ruolo dell’allevamento nel contesto ambientale, promuovendo pratiche sostenibili che integrino la produzione animale con la conservazione della biodiversità.