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Editing genetico, il Nobel alle ‘forbici del Dna’ preziose anche in agricoltura

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Emmanuelle Charpentier e Jennifer A. Doudna, le due ricercatrici che hanno creato lo strumento per ‘tagliare e incollare’ il Dna si sono aggiudicate il Premio Nobel per la Chimica. La tecnologia che le ha portate a questo prestigioso traguardo è la Crispr/Cas9, una risorsa che ha rivoluzionato la ricerca in ambito genetico con applicazioni anche in agricoltura. Un riconoscimento alla nuova frontiera dell’editing genetico che in Europa si scontra ancora con una regolamentazione restrittiva che non favorisce il pieno dispiegamento del suo potenziale.

Il ‘taglierino’ del codice genetico permette di intervenire in maniera puntuale, estremamente precisa, per modificare il Dna con un significativo risparmio di tempi e costi rispetto alle metodiche già utilizzate. Gli ambiti di utilizzo di Crispr/Cas9 sono vari, dai trattamenti medici al miglioramento genetico delle piante. La sua scoperta risale agli iniziali studi di Charpentier. La scienziata francese ha lavorato a lungo su un battere, tra i più pericolosi al mondo per l’uomo, individuando una molecola precedentemente sconosciuta, parte del suo sistema immunitario, in grado di disarmare i virus rompendo il loro Dna. Insieme alla ricercatrice statunitense Doudna fu poi creato lo strumento in laboratorio. Da allora, dal 2011-2012, l’ingegneria genetica ha avuto una spinta notevole per la sua evoluzione. 

La nuova frontiera nel campo dell’editing genetico è quella delle New breeding techniques, le nuove biotecnologie molecolari che possono essere applicate anche alle piante e che possono modificare in maniera molto precisa il loro Dna senza inserire materiale genetico proveniente da altri organismi. Si possono così ottenere dei caratteri da inserire in maniera specifica nelle colture per ottenere le varietà desiderate: ad esempio colture resistenti ai parassiti o alla siccità. 

Un’innovazione a supporto dell’agricoltura, per avere maggiore produttività e per difendere la biodiversità. Tuttavia c’è bisogno di favorire il suo pieno utilizzo sia sostenendo i progetti di ricerca con finanziamenti pubblici e privati sia rimuovendo gli ostacoli di carattere normativo. La legislazione restrittiva europea, che di fatto equipara gli organismi ottenuti con l’utilizzo delle New breeding techniques agli OGM, riconducendo quindi la loro regolamentazione a quella degli organismi geneticamente modificati, ha anche l’effetto di scavare un gap di competitività rispetto agli altri Paesi dall’approccio più liberale.

Il riconoscimento del valore delle nuove tecniche di editing genetico, e anche una prima apertura al loro utilizzo, è contenuto nella strategia Farm to Fork, il documento per la sostenibilità nel settore agroalimentare voluto dalla Commissione europea che prova a definire il futuro del settore primario. Le nuove tecniche, comprese le biotecnologie, “possono contribuire ad aumentare la sostenibilità, a condizione che siano sicure per i consumatori e l’ambiente apportando al tempo stesso vantaggi alla società nel suo complesso. Tali tecniche possono inoltre accelerare il processo di riduzione della dipendenza dai pesticidi”, si legge nel testo. Il documento, parte integrante del Green Deal europeo, rinvia poi a uno studio della Commissione sul potenziale delle nuove tecniche genomiche a beneficio della sostenibilità.

Foto: ©_Mopic_-Fotolia