L’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) ha di recente acceso i riflettori sulla crescente rilevanza della resistenza ai carbapenemi lungo la filiera alimentare in diversi Paesi dell’UE e dell’EFTA. Secondo una nota ufficiale dell’EFSA questo fenomeno, legato alla diffusione di Enterobatteri produttori di carbapenemasi (CPE), batteri capaci di disattivare questa classe di antibiotici cruciali per la medicina umana, rappresenta un potenziale rischio per la salute pubblica.
Secondo l’analisi offerta dall’EFSA, i CPE sono stati rilevati nella catena alimentare di 14 dei 30 Paesi considerati, interessando prevalentemente specie come E. coli, Enterobacter, Klebsiella e Salmonella. Le fonti primarie identificate sono gli animali terrestri destinati alla produzione alimentare, in particolare suini, bovini e pollame, dove si è osservato un aumento dei casi segnalati negli ultimi anni.
Sebbene l’EFSA specifichi che non vi siano prove conclusive di una trasmissione diretta all’uomo tramite il consumo di alimenti, il riscontro di ceppi batterici identici in animali e esseri umani suggerisce possibili passaggi che meritano attenzione. Di fronte a questo scenario, l’EFSA raccomanda un potenziamento delle attività di monitoraggio, estendendole ad altre matrici alimentari, e un miglioramento delle metodologie di rilevamento. Sottolinea inoltre la necessità di un approccio “One Health”, coordinato tra salute umana, animale e ambientale, per contrastare efficacemente la diffusione di questi batteri resistenti. Solo 10 dei Paesi esaminati dispongono attualmente di piani di emergenza specifici.