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Export agroalimentare, il 34% va ai principali partner degli accordi commerciali

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In un contesto internazionale di dazi e guerre commerciali gli accordi economici dell’Ue rappresentano un’ancora di salvezza per le aziende dei 28 Paesi membri. Tra queste a beneficiarne sono in particolare gli operatori del settore agroalimentare. Nel 2018 l’export agricolo e alimentare verso i principali partner di questi accordi ha raggiunto il 34%. E un impulso alla ripresa delle spedizioni verso il Canada l’ha offerto il Ceta, l’accordo di libero scambio siglato nel settembre del 2017, che ha portato a un aumento del 10% del commercio con l’Unione europea.  

Lo scorso anno sulla rete commerciale europea ha poggiato il 31% degli scambi dell’Europa, una percentuale che dovrebbe toccare il 40% con la progressiva esecuzione degli ultimi trattati. Le esportazioni sono aumentate del 2%, le importazioni del 4,6%. È stato poi registrato un surplus di 84,6 miliardi nel commercio di beni con i partner commerciali rispetto al deficit generale con il resto del mondo di circa 24,6 miliardi. A dirlo è la Commissione europea nella terza relazione annuale sull’attuazione degli accordi commerciali.

Migliora il commercio con il Canada

Il commercio rappresenta il 35% del Pil dell’Unione europea. Una cornice che regola questo settore è fornita dai 41 accordi commerciali siglati con 72 Paesi. Tra questi ci sono gli accordi di prima generazione, negoziati prima del 2006 e incentrati sulla eliminazione delle tariffe, ad esempio l’unione doganale con la Turchia; quelli di seconda generazione, che si estendono a nuovi ambiti come i servizi e la proprietà intellettuale; le Aree di Libero scambio del cosiddetto accordo Dcfta che crea forti legami economici con le nazioni vicine, e gli Accordi di Partenariato economico per lo sviluppo delle relazioni commerciali con Africa, regioni del Pacifico e dei Caraibi. 

Tra i partner preferenziali i primi tre sono la Svizzera, i cui scambi rappresentano il 27% del totale, e poi la Turchia e la Norvegia, ciascuna all’11%. Per il settore dei beni, un terzo è destinato ai Paesi con cui sono stati siglati gli accordi di prima generazione, mentre quelli dei trattati di seconda generazione sono invece i Paesi verso i quali è cresciuto maggiormente l’export agroalimentare. 

I segnali positivi arrivano anche dai trattati recenti. La relazione della Commissione europea ha potuto valutare le conseguenze dell’accordo Ue-Canada firmato nel 2017 nel primo anno di piena operatività: +10,3% il commercio bilaterale dei beni, +60% il surplus dell’Ue con il Paese nordamericano. Per l’export il vantaggio si è concretizzato con un aumento del 15%, +7% solo per quello agroalimentare. Per i formaggi industriali verso il Canada si è assistito a un’impennata del 71%.

Barriere doganali abolite

L’agroalimentare ha visto un’importante crescita nel 2018, come ha ricordato anche la commissaria uscente al Commercio Cecilia Malmström: “Le nostre esportazioni di prodotti alimentari e bevande sono in piena espansione grazie a tariffe più basse e alla protezione giuridica di cui godono all’estero i prodotti artigianali dell’Ue”. Tra i diversi Paesi la Corea del Sud ha visto aumentare gli ingressi dei prodotti europei del 4,8% mentre l’export verso Georgia, Moldavia e Ucraina è cresciuto dell’11%. Verso il Paese asiatico sono aumentate del 12% le esportazioni di carne di maiale mentre quelle di carne di manzo sono cresciute complessivamente del 20%.  

Gli accordi commerciali sono pertanto fondamentali per l’agricoltura dell’Ue. Nei mercati dei partner preferenziali arrivano sia materie prime, ad esempio il 14,7% è rappresentato dal bestiame e dai prodotti animali, il 7% dai cereali, che prodotti ad alto valore come il latte in polvere. Opportunità anche per le importazioni, in particolare frutta e verdura importanti per l’industria alimentare. 

Tutti i nuovi accordi commerciali includono inoltre disposizioni per la protezione delle indicazioni geografiche. Ad esempio con il Ceta 143 nomi di prodotti agroalimentari saranno garantiti in Canada. Il Prosciutto di Carpegna ha ottenuto protezione in Canada a seguito di una applicazione diretta da parte dei produttori europei. Le circostanze favorevoli offerte dagli accordi sono state infine sfruttate ulteriormente con l’abolizione delle tariffe doganali. Ad esempio gli allevatori danesi e olandesi potranno esportare manzo in Corea del Sud mentre la Polonia e la Spagna potranno esportare carne bianca in Sud Africa.

 

Foto: Pixabay

redazione