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Il trend dei principali allevamenti italiani nel 2012

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La crisi che attanaglia da anni il settore zootecnico, che rischia di essere ulteriormente accresciuta, oltre che dal divario sempre più crescente tra costi, prezzi e redditività delle relative produzioni, anche  dalle recenti vicende sulla carne equina, richiede decisioni urgenti, concrete e strutturali, che siano in grado di incentivare e valorizzare le produzioni nazionali, garantendo contemporaneamente il miglioramento dell’offerta, competitività, salvaguardia del reddito dei produttori zootecnici, nonché la stabilità dei mercati.

Ciò richiede la disponibilità, l’interpretazione e l’analisi di informazioni costanti e statisticamente coerenti sui vari comparti componenti le statistiche sugli allevamenti, a partire dall’offerta nazionale rappresentata dai patrimoni nazionali delle principali specie di animali allevati. A tal fine, le indagini annuali e semestrali sui patrimoni bovino e bufalino, suino, ovino e caprino e equino effettuate dall’Istat1 consentono di monitorare periodicamente, unitamente a quelle su macellazioni ed scambi con l’estero,  le dinamiche dell’offerta di carni.


 
Il patrimonio bovino e bufalino 
L’Istat certifica che al 1° dicembre 2012 in Italia il patrimonio italiano di bovini ha confermato ancora una volta il trend regressivo che lo caratterizza da oltre un decennio, attestandosi a  poco più di 5,7 milioni di capi, con una flessione del 2,6% rispetto al 2011 ed annullando il lieve incremento (+1,1%) rispetto a quanto stimato alla stessa data dell’anno precedente, mantenendosi, così al di sotto della soglia dei 6 milioni di capi rilevata anche con il Censimento agricolo 2010. L’andamento temporale del patrimonio in questione mostra una pressoché costante decrescita  dei capi allevati nel periodo 2002 – 2011, ad eccezione di due soli incrementi nel 2007 (+2,7%) e nel già citato 2011).

 

Nel dettaglio,  il su citato  decremento complessivo è il risultato di flessioni per le due macrocategorie di  bovini fino a 2 anni solo in parte attenuate dall’aumento dei bovini di 2 anni e più. I bovini di età inferiore a 1 anno, con 1.523.000 capi registra una diminuzione marcata del 14,6% rispetto al 2011 e di 3,7 punti percentuali in ordine di importanza nel  patrimonio bovino nazionale del 2012 (dal 30,2% al  26,5%). L’andamento negativo interessa in particolare i vitelli non destinati al macello (-15,1%) maggiormente ascrivibile ai maschi, diminuiti di 192.000 capi (da 460.000 a 355.000 capi). Molto più contenuta la flessione per i bovini da 1 a meno di 2 anni complessivamente (-2,1%) con diminuzioni per i maschi (-9,5%) e per le femmine da macello (-20,6%). controbilanciate dall’incremento per le femmine da allevamento (+11,5). Al contrario, all’interno dei bovini di 2 anni e più, aumentati complessivamente di 134.000 capi (+4,9%) soltanto le femmine (manze e giovenche) – da macello e le altre vacche (da carne e/o lavoro) calano lievemente rispettivamente del -24,7% e -2,3%. In analogia alla dinamica degli allevamenti bovini,  dopo il calo registrato nel 2011, continua a decrescere, anche se in misura lieve, il patrimonio bufalino (-1,4%), totalmente ascrivibile al diminuito numero di bufale ( -10,2%), controbilanciato dall’aumento registrato dagli altri bufalini (+16,1%)


Il patrimonio suino
Dopo due anni di dinamiche positive, nel 2012 il patrimonio suinicolo italiano ha subito una marcata flessione del 7,4% sul 2011, calando da 9,4 a  8,7 milioni di capi. Il decremento è per lo più imputabile alle flessioni di lattonzoli (suini di peso inferiore a 20 kg) attestatisi a 1,4 milioni di capi (-19,5%) e suini da kg 20 a kg 50 (1,5 milioni di capi, pari al – 17,8%). Da evidenziare, per le evidenti ricadute sulla situazione del 2013 è il sensibile decremento registrato per le scrofe, che attestatesi a 621.000 capi hanno registrato una diminuzione complessiva del 12,4%) Il patrimonio ovino e caprino 
Dopo il lieve incremento registrato nel 2011 (+0,8%), il patrimonio ovino riprende la dinamica regressiva del periodo 2007-2010, con una flessione complessiva piuttosto marcata di 947.000 capi (-11,9%), di cui 826.000  capi ascrivibili alle pecore, calate da 7.123.000 a 6.297.000 capi. Analogo andamento per gli allevamenti caprini, che, attestatisi a 892.000 capi, subiscono un calo del 7,1%, proseguendo anche nel 2012 la dinamica regressiva già registrata nel 2011 (-2,3%).

 

Il patrimonio equino    

Andamento ulteriormente positivo per la consistenza nazionale di equini nel 2012 che attestandosi  a 456.000 capi si attribuisce un significativo aumento complessivo di 32.000 capi (+7,5%), che ha interessato  soprattutto i cavalli (87% dell’intero patrimonio equino), aumentati  di altri 23.000 capi (+6,2%), seguiti  da altri 10.000 capi di incremento per la categoria degli asini, mentre gli “altri equini” mostrano una lieve flessione di appena 1.000 capi.

 Foto: Pixabay

Bruno Massoli – Aspa