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Italia prima in Europa per numero di marchi di prodotti di qualità

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Dop, Igp e Stg. Tre sigle con cui gli italiani hanno ormai familiarità, merito probabilmente dei 261 prodotti agroalimentari che possono fregiarsi di questi marchi. Un numero record che pone l’Italia al vertice in Europa per diffusione di ‘denominazioni di origine protetta’, ‘indicazioni geografiche protette’ e ‘specialità tradizionali garantite’. A rivelarlo è l’Istat nel Rapporto 2015 di “Noi Italia-100 statistiche per capire il Paese in cui viviamo” giunto alla settima edizione. Una ulteriore attestazione del valore del Made in Italy.

Al 31 dicembre 2013 la Francia, storica rivale del Belpaese nel mercato agroalimentare, è ferma a 208 marchi registrati. A seguire Spagna e Portogallo con, rispettivamente 173 e 123 prodotti di qualità, quinta la Grecia (101). Prese singolarmente, il 26,9 % delle certificazioni Dop europee sono quindi specialità italiane, le Igp il 17,1% le Stg il 4,7%. I tre marchi sono assegnati in base a un regolamento della Commissione europea e certificano che la qualità degli alimenti dipende dal territorio (Dop e Igp) o da una composizione o da un metodo di produzione tradizionali o da una ricetta tipica (Sgt).  

Passando ai singoli settori produttivi, in Italia il maggior numero di certificazioni si concentra nel reparto ortofrutticolo e in quello dei cereali (101 ‘bollini’, in prevalenza Igp), seguito dai formaggi (47, quasi tutti Dop) e dagli oli d’oliva (43, anche in questo caso moltissimi Dop). Con lo sguardo al territorio, la palma d’oro va alla Sardegna, sede del 19,3% delle aziende produttrici fregiate. Sorpassata la Toscana, regina della precedente edizione, con il 17,1%. Sull’isola a farla da padrone è il settore lattiero-caseario, mentre in Toscana l’olivicolo. Al terzo posto il Trentino Alto Adige con l’ortofrutta. La Sardegna è leader anche per numero di allevamenti, ma cede lo scettro alla Toscana per il numero di superfici fruttuose e all’Emilia Romagna per il numero di trasformatori di prodotti agroalimentari di qualità. Indietro il Sud.

 

Foto: Pixabay

Vito Miraglia