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L’acquacoltura verso una crescita doppia: le sfide fino al 2030

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La pesca d’allevamento crescerà probabilmente più del previsto nel prossimo decennio, offrendo la possibilità di una migliore alimentazione per milioni di persone, specialmente in Asia ed Africa, secondo un nuovo rapporto della Fao che offre un’analisi dell’evoluzione del settore fino al 2030. I maggiori investimenti nel settore dell’acquacoltura – specialmente nelle tecnologie che ne migliorano la produttività, tra le quali l’utilizzo dell’acqua, l’allevamento, la pratica dei vivai e i mangimi – dovrebbero far crescere la produzione della pesca d’allevamento del 4.14% l’anno fino al 2022, un ritmo sensibilmente più veloce della crescita del 2.54% prevista all’inizio dell’anno in un rapporto congiunto della FAO e dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE).

 

“La ragione principale di questo maggior ottimismo è che ci sono ampie possibilità di portarsi al passo con le tecnologie più produttive, specialmente in Asia, dove molti allevatori lavorano su piccola scala e non sono in grado di sostenere le considerevoli somme che il settore richiede per aumentare la produzione senza incorrere nel problema della scarsità delle risorse,” ha affermato Audun Lem, del Dipartimento Politiche ed Economia della Pesca e dell’Acquacoltura della FAO, nonché uno dei principali autori del rapporto. Anche l’Africa, con le sue enormi risorse idriche, dovrebbe vedere una rapida crescita di oltre il 5% l’anno, la più veloce a livello globale, ma partendo da un livello attuale molto basso, secondo quanto afferma il rapporto.

 

Le sfide

La FAO ha esortato i decisori politici a prendere in seria considerazione queste informazioni nutrizionali, specialmente in una fase di crescita delle operazioni di acquacoltura. La pesca di allevamento dovrebbe anche essere analizzata in termini di sistema alimentare generale, poiché ha impatto su una seria di fattori, tra i quali gli effetti ambientali e i progetti di energia idroelettrica, i diritti di proprietà dei piccoli contadini, i sistemi di condivisione delle risorse idriche tramite piscine comuni, l’impiego delle donne nelle reti di commercio locale, che implicano tutti complesse istituzioni sociali e consuetudini. Il rapporto della FAO suggerisce che la maggior domanda di farina di pesce dovuta ai bisogni dell’acquacoltura non avrà probabilmente effetto sui prezzi, poiché verranno sviluppate delle alternative, come il mangime basato su proteine vegetali, per soddisfare la domanda e controbilanciare le pressioni sui prezzi. Questa innovazione è particolarmente importante per l’Africa, dove gli allevatori di pesci dipendono in misura notevole dalle importazioni di mangime dai paesi europei. Un notevole cambiamento è già in atto, poiché l’acciuga peruviana, lo sgombro cileno e l’aringa scandinava vengono sempre più usati per il consumo umano diretto, mentre altri sottoprodotti del pesce vengono più efficientemente usati per la produzione di olio di pesce.

 

Foto: Pixabay

co.col.