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Mercato cunicolo: debole anche nei primi mesi del 2016

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Trend negativo per il mercato cunicolo anche nei primi due mesi del 2016. Lo comunica l’Ismea (Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare), secondo cui il settore risulta debole per il terzo anno consecutivo.

L’Istituto evidenzia che anche la campagna 2015 era iniziata male, dopo una chiusura negativa nel 2014. Durante quasi tutto il primo semestre dell’anno scorso il mercato dei conigli ha mantenuto un basso profilo, per poi mostrare segni di miglioramento a partire dalla fine di agosto. Da quel momento, si è verificata una rivalutazione delle quotazioni, durata fino a novembre, che ha permesso agli allevatori di recuperare parzialmente le perdite iniziali. Tuttavia, a dicembre il mercato è tornato in una situazione di stallo, malgrado l’offerta fosse contenuta.

La graduale discesa dei prezzi, secondo Ismea, ha interessato anche i primi due mesi del 2016. In gennaio e febbraio, infatti, il mercato dei conigli vivi si è mantenuto debole come negli anni precedenti, accusando per il terzo anno consecutivo perdite di valore su base annua.

La stagnazione degli acquisti tra la fine del 2015 e l’inizio del 2016 è confermata anche dai dati sui consumi domestici registrati dal Consumer Panel di Nielsen. Secondo la rilevazione, nel bimestre gennaio-febbraio 2016 si è registrata una contrazione dei volumi dei consumi pari al 10% rispetto all’analogo periodo del 2015.

I dati relativi alle macellazioni nazionali dimostrano che la tendenza espansiva registrata nell’ultima fase del 2014 e nel primo semestre del 2015, ha subito un’inversione di tendenza nella seconda metà del 2015. Di conseguenza, lo scorso anno si è verificata una contrazione complessiva dei volumi totali macellati del 4,6%.

Le importazioni di carni cunicole, che nel primo semestre 2015 avevano subito una contrazione di oltre tre punti percentuali, sono gradualmente aumentate fino a superare, a fine anno, i risultati dell’anno precedente di due punti percentuali. È però cambiato il quadro dei paesi fornitori: è diminuita la quota proveniente dalla Francia, mentre è salita quella di Spagna e Ungheria. Quest’ultima, in particolare, ha aumentato del 78% i volumi inviati in Italia.

Foto: © meryll – Fotolia.com

red.