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Siccità e raccolti in calo: allarme in Sud America, Africa e Medio Oriente

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Dal Sud America al Corno d’Africa, passando per il Medio Oriente, le condizioni agricole globali mostrano segnali preoccupanti. A lanciare l’allarme è il recente aggiornamento dell’ASAP (Anomaly Hotspots of Agricultural Production) pubblicato l’8 ottobre 2025 dal Joint Research Centre (JRC), il Centro Comune di Ricerca della Commissione Europea che ha l’obiettivo di fornire consulenza tecnica e analisi per supportare lo sviluppo delle politiche europee.

Nel nord-ovest del Sud America le prospettive per i raccolti sono tutt’altro che positive: in Colombia, Ecuador e Perù i principali dipartimenti agricoli registrano un significativo calo delle rese. In Colombia le aree colpite includono Casanare, Meta e Tolima, mentre in Perù risultano in difficoltà Arequipa, Cajamarca e Lambayeque. Piogge irregolari e stress idrico stanno mettendo sotto pressione la produzione di cereali e altre colture fondamentali.

Anche l’Africa orientale desta molte preoccupazioni: nonostante abbondanti piogge iniziali in alcune aree dell’Etiopia e del Sudan le previsioni aggiornate indicano precipitazioni inferiori alla media tra ottobre e dicembre. L’IGAD Climate Prediction and Applications Centre prevede criticità gravi per le aree che dipendono dalle cosiddette “piogge Deyr”, cruciali per l’agricoltura stagionale e l’allevamento.

Nel Medio Oriente e Nord Africa la semina dei cereali invernali è iniziata o in procinto di iniziare: in queste aree le previsioni climatiche indicano un andamento più secco del normale; in Iraq la situazione è aggravata dal divieto alla coltivazione del riso, imposto per tutelare le risorse idriche nazionali. In controtendenza, lo Yemen ha beneficiato di intense piogge ad agosto che hanno favorito colture come sorgo, miglio e mais.

Qualche segnale positivo arriva dall’Africa occidentale, dove la produzione cerealicola 2025 è stimata tra il 2% e il 16% sopra la media quinquennale grazie a condizioni climatiche generalmente favorevoli. Il quadro generale resta però fragile: l’aumento delle anomalie climatiche, combinato a pressioni economiche e geopolitiche, sta mettendo a rischio la stabilità alimentare in diverse regioni del mondo.