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“Tecnologie di evoluzione assistita, importante portare i progetti dal laboratorio al campo”

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di Clara Fossato, portavoce di Cibo per la Mente

Le tecniche di evoluzione assistita potranno essere sperimentate in campo per tutto il 2025. È questa una delle più importanti novità che il Decreto Agricoltura porta in dote al settore primario. Un provvedimento che la filiera agroalimentare chiedeva a gran voce e che è stato reso possibile dal lavoro dei Senatori Luca De Carlo e Giorgio Bergesio.

La proroga della sperimentazione in campo è la migliore risposta al vile attacco che ha subito il campo sperimentale a Pavia. Lo scorso giugno, infatti, il progetto di ricerca Ris8imo dell’Università degli Studi di Milano e guidato dalla professoressa Vittoria Brambilla aveva subito un tremendo atto vandalico, che aveva portato alla distruzione delle prove condotte su una varietà di riso resistente al brusone ottenuto mediante Tea. Un gesto sconsiderato e criminale, un duro colpo non solo per il mondo della ricerca, ma per tutta l’agricoltura italiana.

L’emendamento inserito nel Decreto Agricoltura è la prova che è in atto una grande alleanza tra istituzioni, scienza e agricoltura, un’unità di intenti per perseguire un’importante obiettivo comune: sostenere lo straordinario valore aggiunto che possono garantire le Tea e continuare a percorrere la strada dell’innovazione e della sostenibilità. Una scelta che negli ultimi mesi ha permesso di rivitalizzare la ricerca in campo sulle biotecnologie che versava in condizioni disperate dopo anni di oscurantismo. Questa volontà è rafforzata nel nuovo provvedimento che, oltre a prorogare i termini, amplia gli obiettivi della sperimentazione in campo. Questa infatti non riguarderà più solo le produzioni vegetali in grado di rispondere a condizioni di stress ambientali e scarsità idrica, ma anche alle varietà “con migliorate caratteristiche qualitative e nutrizionali”.

Ora la palla passa ai ricercatori italiani. Ci appelliamo a loro affinché con coraggio portino immediatamente i loro progetti dal laboratorio al campo. Non possiamo infatti lasciarci sfuggire l’opportunità di testare colture altamente strategiche, se vogliamo rafforzare la competitività di quei simboli del Made in Italy che ci hanno resi famosi nel mondo.

In questo senso accogliamo con soddisfazione la notizia che nelle ultime settimane sono state avviate le richieste per la sperimentazione di una varietà di pomodoro resistente al parassita orobanche e di vite in grado di contrastare la peronospora. Attendiamo con fiducia che il processo regolatorio si chiuda in tempi brevi e che questi progetti possano aggiungersi presto a quello della professoressa Brambilla, che nelle scorse settimane ha annunciato di voler ripetere e ampliare la sua ricerca sul riso anche il prossimo anno.

È un’eccellente notizia perché il campo sperimentale di Pavia rappresenta una speranza per il nostro settore. La filiera agroalimentare italiana è sempre stata compatta nella richiesta di avere accesso alle Tea, che consentiranno agli agricoltori italiani ed europei di rispondere alle sfide che sono chiamati ad affrontare. Questi preziosi strumenti di miglioramento genetico promettono di aiutarci a garantire la piena sostenibilità e qualità delle nostre produzioni, assicurare gli approvvigionamenti alimentari e contrastare efficacemente la crisi climatica, ma anche di soddisfare le richieste dei consumatori.

Senza innovazione è impossibile pensare di rimanere competitivi su mercati globali sempre più aggressivi e segnati da dispute di commercio internazionale, così come è impensabile continuare a conservare la specificità e la tradizione agroalimentare del nostro paese. La posta in gioco è quindi molto alta e, dati questi presupposti, appare chiaro che non possiamo fermarci davanti all’ignoranza antiscientifica di poche persone.

Il dibattito si sposta adesso a livello europeo, dove il dossier sulle Tea ha subito invece una battuta d’arresto. Il Comitato delle rappresentanze permanenti degli Stati presso l’Unione europea non è infatti riuscito a trovare un accordo sulla positiva proposta della Commissione. Auspichiamo dunque che la prossima Presidenza del Consiglio europeo possa giungere a una posizione comune per concludere quanto prima l’iter legislativo e aprire la strada al futuro dell’agricoltura.