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Vallardi: “Contro l’Italian Sounding servono nuove regole sull’etichettatura”

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Mangimi&Alimenti ha intervistato il senatore Gianpaolo Vallardi, dallo scorso giugno presidente della Commissione Agricoltura e produzione agroalimentare, sui temi principali al centro dei lavori parlamentari, tra Italia e Unione europea.

Agroalimentare italiano, punta di diamante dell’economia nazionale: quali sono le strategie della politica per promuoverlo sia in relazione ai consumi interni che alle capacità di conquista dei mercati esteri?

Condivido pienamente che l’agroalimentare italiano è la punta di diamante, il settore più performante dell’economia nazionale grazie alla capacità dei nostri agricoltori. La madre di tutte le battaglie è la tutela del Made in Italy rispetto all’Europa. Europa che nel campo agricolo la vediamo “matrigna” rispetto alla grande potenzialità dell’eccellenza italiana.

Materie prime agricole: l’Italia sconta un deficit produttivo e una strutturale necessità di import. Cosa fare per aumentare la produzione agricola in tale ambito e più in generale in tutto il settore primario (es. ortofrutta, legumi)?

Dobbiamo renderci conto che abbiamo soffocato la grande capacità produttiva agricola del nostro Paese, permettendo ai prodotti che arrivano dall’estero di invadere i nostri mercati. Per ridimensionare tale fenomeno è necessario quindi aumentare i controlli sanitari sulla qualità dei prodotti che importiamo. Solo con un’attenzione costante sui controlli riusciremo a valorizzare la qualità dei nostri prodotti ed a vincere facilmente la competizione con quelli che arrivano dall’estero. Fondamentale è intervenire sulle norme che regolano l’etichettatura per far capire ai nostri consumatori l’eccellenza dei nostri prodotti che troppo spesso subiscono la concorrenza sleale dei prodotti esteri, dei quali si nasconde l’origine effettiva spacciandoli come italiani e dei quali non si conosce nulla sui metodi di produzione, trasformazione e conservazione.

Innovazione e legislazione: quali sono gli obiettivi di legislatura rispetto alle esigenze più volte espresse dal mondo accademico e produttivo rispetto a una maggiore incentivazione della ricerca nell’agroalimentare soprattutto alla luce dell’ulteriormente vincolante sentenza europea sul genome editing?

Da sempre noi siamo contrari agli Ogm: riteniamo assurdo che si parli di modifica genetica nel paese dell’eccellenza alimentare, del Made in Italy e della Dieta Mediterranea, patrimonio dell’Unesco. Non siamo per la modifica genetica (No Ogm), ma per la selezione genetica che da sempre, dal primo giorno della creazione, ha fatto un suo splendido lavoro portando l’Italia, il nostro Paese, a livelli di eccellenza per la biodiversità.

Quali sono le strategie di legislatura che si intendono mettere in campo per la difesa del prodotto italiano sia sui mercati internazionali rispetto al fenomeno dell’Italian Sounding che sul mercato interno rispetto alla contraffazione di prodotti stranieri spacciati per italiani?

Ritengo l’Italian Sounding una nuova piaga, peggio delle cavallette d’Egitto di biblica memoria: questo tipo di contraffazione costa alla nostra agricoltura oltre 90 miliardi l’anno. Dal punto di vista legislativo dobbiamo costringere l’Europa ad una etichettatura di fatto e non di facciata ed il DDL 728 “Norme per la valorizzazione delle piccole produzioni agroalimentari di origine locale” porterà in parte ad una soluzione, ma il resto dobbiamo trovarlo in Europa.

Guardando al 2023 quali sarebbero i risultati per l’agroalimentare italiano raggiunti i quali lei riterrebbe che questa legislatura abbia svolto positivamente il compito affidato dagli elettori a marzo 2018?

Se riuscissimo a ridare dignità di reddito ai nostri agricoltori, potremmo considerare di aver già svolto gran parte dei nostri obiettivi, ma la vera sfida sarà nel dare la corretta informazione attraverso l’etichettatura vera su quello che mangiamo. L’Ue purtroppo oggi permette che sulle confezioni dei prodotti, con la dicitura “Prodotto in Italia”, di italiano purtroppo, quasi sempre, abbiano solo la confezione.

Vito Miraglia