di Giulio Gavino Usai, Responsabile Economico Assalzoo
La firma per il rinnovo dell’Accordo Quadro granturco da granella di “Filiera Italiana Certificata” è un segnale di grande importanza per tutta la filiera maidicola nazionale. Un successo per il lavoro dell’Associazione che, da anni, si impegna per trovare strumenti per cercare di favorire la produzione italiana di mais. Un cereale che rappresenta una materia prima strategica ed insostituibile per l’alimentazione degli animali e quindi per tutta la filiera zootecnica fino al consumatore finale, capace di sviluppare un valore con un giro d’affari per l’economia italiana di circa 130 miliardi di euro, come recentemente evidenziato nel Primo Rapporto Feed Economy commissionato da Assalzoo a Nomisma.
L’Accordo Quadro è stato firmato da Ami, Cia, Confagricoltura, Copagri, Alleanza Cooperative Agroalimentari (composta da AGCI-Associazione Generale Cooperative Italiane; Confcooperative – Fedagripesca; Legacoop Agroalimentare), Compag, Aires, Assosementi e Origin Italia, oltre ovviamente che da Assalzoo, vale a dire da tutte le principali rappresentanze della filiera e cioè dai produttori di mais, dalle rappresentanze dello stoccaggio, dall’industria di trasformazione mangimistica e dalla rappresentanza nazionale delle DOP, e dimostra l’unità della filiera e la volontà di tutelare questa importante coltura cerealicola. Solo ragionando attraverso quest’approccio è possibile tentare di recuperare le posizioni produttive perse negli ultimi anni per alleggerire un deficit commerciale che preoccupa non solo quantitativamente – si pensi che le importazioni hanno raggiunto circa i 7 milioni di tonnellate – ma anche in termini di valore – si spendono circa 1,6 miliardi di euro per gli acquisti all’estero – con un deficit che sulla nostra bilancia commerciale agroalimentare va ad intaccare una parte notevole degli eccellenti risultati d’esportazione raggiunti con i prodotti di qualità a marchi DOP e IGP con alto valore aggiunto.
Entrando nei dettagli, l’Accordo Quadro di filiera rappresenta la base di riferimento da applicare ai contratti di secondo livello tra le imprese delle Organizzazioni firmatarie e fissa in sostanza due criteri fondamentali affinché si incontrino gli interessi della filiera per il granturco da granella di “Filiera Italiana certificata” destinato a uso zootecnico: il primo, è che il mais deve essere coltivato in Italia e che la sua origine sia certificata; il secondo è che l’industria mangimistica a fronte di tale certificazione d’origine riconosca una premialità. Un percorso che nasce soprattutto a garanzia delle produzioni tipiche a marchio tutelato del nostro Made in Italy alimentare.
Certo, l’Accordo Quadro rappresenta solo un tassello nel più vasto panorama delle azioni che dovrebbero essere messe in campo non solo dalla filiera, ma anche con l’aiuto pubblico e in particolare con quello del ministero dell’Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, se vogliamo che la coltivazione del mais possa invertire la pericolosa tendenza all’abbandono di questa coltura in atto nel nostro Paese.
Non possiamo dimenticare, infatti, che il mais rappresenta ancora oggi la prima coltivazione cerealicola nazionale nonostante il nostro Paese sia passato, nel giro di venti anni, dall’autosufficienza produttiva alla perdita secca di oltre il 50% della sua potenzialità produttiva e nonostante si tratti di una materia prima fondamentale su cui poggia tutta la zootecnia italiana, comprese tutte le produzioni a marchio di eccellenza. Un patrimonio da tutelare perché trainante per tutto l’agroalimentare italiano e che rappresenta uno dei capisaldi dell’economia nazionale.
La firma dell’accordo è quindi da guardare come un primo importante risultato, ma allo stesso tempo occorre consapevolezza da parte di tutti che il percorso da compiere è ancora lungo. Il rilancio della maiscoltura italiana è una condizione essenziale per riuscire a mantenere e sviluppare ancora di più il valore espresso dalla Feed Economy tricolore, ma che è anche un settore da tutelare se si vuole perseguire davvero l’obiettivo della sovranità alimentare, che rappresenta una condizione fondamentale per le nostre necessità di approvvigionamento e per garantire un livello minimo e strategico di sicurezza alimentare al nostro Paese.