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Acquacoltura, nel 2016 prodotti 80 milioni di tonnellate di pesce

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Nel 2016 la produzione ittica mondiale ha raggiunto i 171 milioni di tonnellate. Di questi, 80 milioni di tonnellate sono riconducibili all’acquacoltura, che ha fornito il 53% di tutto il pesce consumato dagli esseri umani. È quanto emerge dal rapporto “The state of world fisheries and aquaculture (Sofia)” pubblicato dall’Organizzazione per l’alimentazione e l’agricoltura delle Nazioni Unite (Fao), secondo cui l’attuale rallentamento della crescita dell’acquacoltura sarebbe temporaneo: nei prossimi decenni il settore dovrebbe continuare a espandersi, soprattutto in Africa.

L’indagine evidenzia che dei 171 milioni di tonnellate di pesce prodotti nel 2016, 79,3 milioni di tonnellate provengono dalla pesca marina, 11,6 milioni di tonnellate dalla pesca di acqua dolce e 80 milioni di tonnellate dall’acquacoltura. La quantità di prodotti ittici consumata dagli esseri umani è pari a 151,2 milioni di tonnellate, mentre la quota della produzione persa per deterioramento o gettata via prima del consumo si attesta al 27%. Secondo il rapporto, il valore di prima vendita di tutta la produzione della pesca e dell’acquacoltura è stato di 362 miliardi di dollari nel 2016. In particolare, la quota relativa all’acquacoltura ha raggiunto i 232 miliardi di dollari.

La Fao precisa che il numero delle persone impiegate nel settore della pesca e dell’acquacoltura è di 59,6 milioni, di cui il 14% è costituito da donne. L’Asia è la regione con il maggior numero di pescatori e allevatori di pesce, pari all’85% del totale, e con 3,3 milioni di navi possiede anche la più grande flotta per regione, pari al 75% della flotta globale. In totale il numero di pescherecci presenti in tutto il mondo si attesta a 4,6 milioni.

Dal rapporto emerge che la percentuale della produzione ittica mondiale che entra nel commercio internazionale è pari al 35%, mentre il valore delle esportazioni di prodotti ittici raggiunge i 143 miliardi di dollari. I ricavi netti da esportazione di pesce per i paesi in via di sviluppo, pari a 37 miliardi di dollari, superano le entrate derivanti dalle esportazioni di carne, tabacco, riso e zucchero messi insieme.

Secondo l’indagine, il maggiore produttore ed esportatore di pesce al mondo è la Cina, mentre il più grande importatore di pesce e prodotti ittici è l’Unione Europea, seguita dagli Stati Uniti e, in terza posizione, dal Giappone. Infine, la Fao sottolinea che le attività di pesca più insostenibile si verificano nel Mediterraneo e nel Mar Nero (62,2% di stock sovra-sfruttati), nel Sud-est del Pacifico (61,5%) e nell’Atlantico sudoccidentale (58,8%). Al contrario, le attività di pesca più sostenibile si rinvengono nel Pacifico centro-orientale, centro-occidentale, nord-orientale, nord-occidentale e sud-occidentale (tutti inferiori al 17% degli stock sovra-sfruttati).

 

Foto: Pixabay

redazione