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Agroalimentare italiano, un 2022 da dimenticare

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Non è stato un anno semplice il 2022 per l’agricoltura italiana che ha dovuto fare i conti con una persistente siccità, un calo della produzione e costi delle materie prime alle stelle. Criticità mitigate da un livello dei prezzi più remunerativo rispetto al passato, specialmente per il comparto zootecnico: se complessivamente infatti la produzione si è ridotta dello 0,7% (il comparto vegetale del 2,2% e quello zootecnico dello 0,3%) l‘inflazione ha spinto verso l’alto i prezzi, fino al 14,2%, con un incremento su base annua del 18% per le coltivazioni e del 25,5% per i prodotti zootecnici. Nonostante ciò, per il settore vegetale la spinta inflazionistica non ha tuttavia compensato i rincari dei fattori produttivi.

Dopo la fiammata di inizio 2022 il costo del grano sembra rallentare, anche per le prospettive incoraggianti sui raccolti futuri. Dinamica opposta per mais e risone: le previsioni di una produzione in calo e la scarsa consistenza degli stock fanno infatti prevedere un rialzo nel prossimo futuro. Il mercato ortofrutticolo mostra invece una generica crescita delle quotazioni degli ortaggi, ma un calo per la frutta.

Brutte notizie invece per vino e olio d’oliva: il primo è ancora alle prese con gli aumenti di vetro e logistica, che riducono la redditività, mentre sul secondo pesano le previsioni per la raccolta, che si candida a essere una delle peggiori degli ultimi anni, con volumi stimati al di sotto dei 3 milioni di tonnellate.

Il settore zootecnico mostra un rallentamento delle attività di ingrasso e macellazione di bovini e suini, complice anche l’epidemia di peste suina ancora non debellata. Anche il settore avicolo, anch’esso colpito da importanti problematiche sanitarie, ha ridotto l’offerta, sia di carni che di uova.