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Consumi domestici, in calo domanda di pesce

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Nel 2018 la spesa delle famiglie italiane per il pesce è rallentata: dopo la crescita registrata nel 2017, gli acquisti di prodotti ittici in Italia hanno subito un calo di quasi il 2%. Lo comunica l’Ismea (Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare), precisando che il pesce è uno dei prodotti alimentari che risentono maggiormente delle oscillazioni del potere d’acquisto delle famiglie.

L’Ismea sottolinea che nonostante la riduzione dei consumi, alcuni prodotti ad alto contenuto di servizio e praticità o alcune specie – generalmente d’importazione come il salmone – fanno eccezione. Nel 2018 è infatti aumentata la spesa per il pesce surgelato confezionato, in gran parte costituito da filetti e bastoncini di merluzzo e platessa, che registra un incremento del 2,6%. Tra il pesce fresco, invece, la domanda è cresciuta soltanto per poche specie: salmone, pesce persico, orate, merluzzi, pesce spada e, seppur in misura inferiore, alici. Tra le conserve, sono diminuiti gli acquisti di alici e sardine, mentre sono aumentati quelli di salmone.

Secondo l’Istituto, questi dati suggeriscono che il consumo domestico di pesce fresco rappresenta meno della metà (48%) della domanda complessiva di prodotti ittici. La distribuzione moderna continua a essere il canale preferito dalle famiglie per l’acquisto di pesce (oltre l’80% nel 2018), a discapito dei punti vendita tradizionali. Per quanto riguarda la provenienza, l’Ismea precisa che una buona parte del pesce che arriva sulle nostre tavole proviene dall’estero. La provenienza è per lo più comunitaria e, in misura lievemente minore, extracomunitaria. Le importazioni di pesce, in costante crescita nell’ultimo decennio, hanno raggiunto un valore di 1,35 milioni di tonnellate nel 2018, generando esborsi complessivi pari a 5,9 miliardi di euro, circa un terzo in più rispetto alle somme rilevate all’inizio del decennio.

Foto: © Friedberg – Fotolia

redazione