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Fao, entro il 2050consumo proteine animaliaumenterà di due terzi

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“Il consumo medio di proteine animali in Africa è meno di un quarto di quello nelle Americhe, in Europa e in Oceania, ed è pari a solo il 17% del livello raccomandato di consumo di proteine in generale”. Lo dice il rapporto Fao (Food and Agriculture Organization) “World Livestock 2011: Lvestock in food security” (La Zootecnia nel Mondo 2011) pubblicato oggi. “Al contrario, il consumo di proteine animali nelle Americhe, in Europa e in Oceania nel 2005 era tra il 78% e il 98% del fabbisogno proteico totale, il che indica un sovra-consumo di prodotti zootecnici in queste regioni”, continua il rapporto che ha elaborato il trend di progressivo aumento del consumo pro-capite di proteine animali nei paesi in via di sviluppo.

 

 

I prodotti zootecnici oggi forniscono il 12,9% delle calorie consumate a livello mondiale – il 20,3% nei paesi sviluppati. Il loro contributo al consumo di proteine è stimato pari al 27,9% a livello mondiale e al 47,8% nei paesi sviluppati. Per il 2050, una popolazione mondiale in costante crescita arriverà a consumare due terzi di proteine animali in più di quanto non faccia attualmente. Si stima che il consumo di carne crescerà di circa il 73% entro il 2050, mentre il consumo di prodotti caseari salirà del 58% rispetto ai livelli odierni.

 

 

Nei paesi in via di sviluppo, l’allevamento e i prodotti zootecnici possono contribuire in maniera cruciale alla sicurezza economica e alimentare delle famiglie, nonché alla loro alimentazione.“Piccole quantità di alimenti d’origine animale – ricorda il comunicato – possono migliorare lo stato nutrizionale delle famiglie a basso reddito. Carne, latte e uova forniscono proteine con una vasta gamma di amminoacidi e di micro-nutrienti come il ferro, lo zinco, la vitamina A, la vitamina B12 e il calcio, di cui le persone malnutrite sono carenti”.

 

 

Gran parte della domanda futura di prodotti d’allevamento – in particolare nelle aree metropolitanee in espansione, in cui si concentra la maggior parte della crescita della popolazione – verrà soddisfatta dall’uso di sistemi d’allevamento intensivo su larga scala, afferma il rapporto Fao, che anticipa alcune preoccupazioni che potranno diventare più forti nel futurot: come l’impatto ambientale, l’inquinamento delle falde acquifere e l’emissione di gas serra, avvertendo che “allo stato attuale, non esistono alternative tecnicamente o economicamente fattibili alla produzione intensiva per realizzare l’offerta di prodotti alimentari zootecnici necessaria a soddisfare i bisogni delle città in espansione”.

 

 

Una maggiore efficienza è l’unico modo per soddisfare la domanda. “Una sfida inderogabile è quella di rendere la produzione zootecnica intensiva più sostenibile a livello ambientale”.

Secondo la Fao, allo stato attuale delle conoscenze e della tecnologia vi sono tre modi di farlo: ridurre il livello di inquinamento prodotto dagli scarti e dai gas serra; ridurre la quantità di acqua e cereali necessaria a produrre ogni dato ammontare di proteine animali; e riciclare i sotto-prodotti agro-industriali tra le popolazioni di bestiame.

I sistemi intensivi, e quelli che sfruttano le aree boschive o extra-urbane senza adeguate misure igieniche, sono terreno fertile per nuove malattie – e molti di essi sono di fatto gestiti in modi nocivi per la salute e il benessere degli animali, secondo il rapporto.

“Non basta stanziare fondi per combattere le minacce impellenti delle malattie attuali – bisogna anche finanziare la ricerca epidemiologica e lo studio delle malattie per prevenire epidemie future nei paesi in cui si realizza il grosso della produzione zootecnica,” afferma il rapporto.  

Per le comunità pastorali dipendenti dall’allevamento, come quelle dell’Africa Orientale -sostiene il rapporto- obiettivi prioritari dovrebbero essere: aumentare il contributo del settore zootecnico alla sicurezza alimentare, risanando i pascoli in degrado e gestendoli in maniera migliore; perfezionare la cura della salute animale; rendere più facile per gli allevatori il collocare i propri animali e beni sul mercato.

 

Dal 1967, la produzione globale di pollame è aumentata di circa il 700%. Anche altri prodotti hanno visto una notevole crescita produttiva, come le uova, che hanno registrato un aumento del 350%, la carne di maiale (290%), la carne di pecora e di capra (200%), la carne di bovini e bufali (180%) e il latte (180%).  

Tuttavia, tali trend globali non si sono manifestati in maniera uniforme in tutto il mondo. In molte aree gli aumenti produttivi non ci sono stati, e le comunità povere e vulnerabili non hanno visto crescere il loro consumo di proteine animali, sottolinea la Fao. La produzione è aumentata rapidamente in Asia orientale e sud-orientale e in America latina e nei Caraibi, mentre la crescita nell’Africa sub-sahariana è stata lenta.  

Per le comunità pastorali dipendenti dall’allevamento, come quelle dell’Africa Orientale – sostiene il rapporto – obiettivi prioritari dovrebbero essere: aumentare il contributo del settore zootecnico alla sicurezza alimentare, risanando i pascoli in degrado e gestendoli in maniera migliore; perfezionare la cura della salute animale; rendere più facile per gli allevatori il collocare i propri animali e beni sul mercato.

 

Foto: Pixabay

co.col.