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Fao: “L’antibiotico-resistenza potrebbe diventare la nuova pandemia”

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L’antibiotico-resistenza è una questione di grande preoccupazione per la sanità mondiale. E, se non si interviene con forza per contrastarla, potrà diventare la prossima pandemia, dice la Fao. Nell’Unione europea – ricorda il ministero della Salute – gli ultimi dati indicano che il numero di pazienti colpiti da patogeni resistenti è in aumento e in Italia il problema è allarmante. Per questo il messaggio che la comunità internazionale  lancia in occasione della Settimana sull’uso consapevole degli antibiotici deve risuonare ancora più forte: serve maggiore impegno contro la propagazione dell’antibiotico-resistenza. L’azione chiama in causa diversi soggetti a più livelli: dai legislatori ai semplici cittadini agli operatori della filiera agroalimentare. L’antibiotico-resistenza è infatti una minaccia anche alla sicurezza alimentare

Igiene e uso prudente di farmaci

Dal 18 al 24 novembre è in corso la Settimana sull’uso consapevole degli antibiotici per sensibilizzare professionisti e opinione pubblica sul tema. Tutti devono aumentare gli sforzi per prevenire la diffusione di microrganismi resistenti altrimenti l’antibiotico-resistenza può diventare la prossima pandemia con implicazioni serie per la salute e l’economia globali: “Proprio come la pandemia di Covid-19, la resistenza agli antibiotici non è una minaccia futura. Si sta verificando qui e ora e riguarda tutti. Se non si riesce a controllare, la prossima pandemia potrebbe essere batterica e molto più letale se i farmaci di cui abbiamo bisogno per contrastarla non funzionano”, dice Maria Helena Semedo, vice-direttore generale della Fao

La chiave per far fronte a questa minaccia è l’applicazione di regole di igiene e soprattutto l’uso accorto di antibiotici. L’abuso di questi farmaci non è altro che un propellente per l’espansione della resistenza nei microrganismi patogeni.

In Italia la questione è seria. Secondo i dati del sistema di sorveglianza coordinato dall’Istituto superiore di Sanità, nel 2019 le percentuali di resistenza ai principali antibiotici degli otto patogeni monitorati sono ancora molto elevate. Per alcuni patogeni si è anche registrato un aumento rispetto all’anno precedente. L’incremento, però, si spiega anche alla luce della maggiore copertura della rete di laboratori ospedalieri coinvolti nella sorveglianza. Infatti, tra le altre evidenze emerse, la percentuale di isolati resistenti alla meticillina con riferimento allo Staphylococcus aureus è risultata in leggero aumento ma è stabile se si considerano solo i laboratori che hanno partecipato anche al monitoraggio del 2018. Non mancano i dati incoraggianti, come ad esempio la riduzione tra 2015 e 2019 della resistenza dell’E.coli ai fluorochinoloni.

Nutrizione e benessere animale

L’approccio con cui si sta affrontando da anni l’antibiotico-resistenza è quello One Health, multisettoriale. Fao, Oms e Oie sono impegnati a contrastare il fenomeno contemporaneamente sul fronte dell’ambiente, della sanità animale e della salute pubblica. In alcune parti del mondo – aggiunge la Fao – proprio in ambito animale l’uso dei farmaci antibiotici è più inappropriato rispetto alla sanità.

Gli allevatori e gli agricoltori sono in prima linea nell’attività di contrasto. Il rispetto delle regole di igiene è fondamentale: la pulizia delle mani, degli indumenti e delle scarpe prima e dopo il contatto con gli animali. È nella gestione degli allevamenti che si gioca la partita con l’adozione delle misure di biosicurezza e delle buone pratiche. Solo garantendo il benessere degli animali si può ridurre l’uso di antibiotici. Con animali in salute ci sono anche minori costi di trattamento, ovviamente meno decessi e una maggiore garanzia della sicurezza alimentare. Tra le pratiche consigliate dalla Fao c’è, ad esempio, quella del ‘tutto vuoto-tutto pieno’ per ridurre il rischio che i nuovi capi allevati infettino quelli che già presenti nelle strutture, lo stoccaggio dei mangimi in condizioni di sicurezza, senza il rischio che insetti, uccelli e altri animali possano avvicinarsi e contaminarli con batteri o altri germi. 

Decisivo il ruolo dei veterinari

Sul fronte della nutrizione in allevamento l’industria mangimistica ricopre un ruolo decisivo con la fornitura di alimenti sani, sicuri e di qualità per il benessere dei capi allevati. L’impegno del comparto è decennale e si interseca con le nuove politiche per la sostenibilità il cui valore è riconosciuto per affrontare le sfide del futuro. Nella sua Carta per la Sostenibilità, Fefac, la Federazione dei produttori europei di mangimi, ha dedicato un capitolo proprio all’antibiotico-resistenza rinviando alle iniziative dell’industria mangimistica nei Paesi membri per sensibilizzare la filiera a un uso sempre più accorto dei farmaci. 

Salute e benessere degli animali si assicurano anche evitando forme di stress agli animali e vaccinandoli quando necessario secondo le indicazioni dei veterinari. La Fao ricorda di affidarsi sempre ai professionisti della sanità animale per la corretta diagnosi e il trattamento delle patologie animali. Ricorrere a farmaci sbagliati o abusare di antibiotici sono fattori di rischio. Per gli agricoltori, il consiglio dell’agenzia dell’Onu è di utilizzare i pesticidi solo come ultima risorsa.

Oltre che essere una priorità per i legislatori, la lotta all’antibiotico resistenza chiama inevitabilmente in causa i veterinari, anche come dispensatori di buone pratiche e di promozione della consapevolezza sul tema, e infine gli operatori della filiera agroalimentare, fino ai consumatori. Anche per loro valgono le regole di igiene, da seguire prima e dopo la manipolazione degli alimenti, soprattutto della carne cruda, le regole per la conservazione del cibo e, infine, l’assunzione di antibiotici solo dietro prescrizione medica.

Foto: Pixabay