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Finanziamenti alla ricerca anti-Ogm: la protesta dell’Associazione Nazionale Biotecnologi Italiani

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Dopo l’annuncio, da parte della Fondazione dei Diritti Genetici presieduta da Mario Capanna (nella foto), di aver raccolto da 7 ministeri a da altre istituzioni statali 20 milioni di euro per il progetto GenEticaMente in favore della ricerca anti-Ogm, il presidente dell’Associazione Nazionale Biotecnologi Italiani, Simone Maccaferri, ha trasmesso alle istituzioni un invito a ritirare, da subito, il loro supporto all’iniziativa della Fondazione Diritti Genetici per il progetto di cui si riporta il testo.

Al Presidente del Consiglio dei Ministri On.le Silvio Berlusconi
Al Sottosegreterario alla Presidenza del Consiglio On.le Gianni Letta
Ai Ministri competenti On.li Sandro Bondi, Maria Stella Gelmini, Stefania Prestigiacomo,Giancarlo Galan, Franco Frattini, Paolo Romani, Andrea Ronchi
Al Presidente del Comitato Nazionale di Biotecnologie, Biosicurezza e Scienze della Vita Prof. Leonardo Santi

Per l’ennesima volta la comunità scientifica italiana si vede tradita dalle istituzioni politiche di questo Paese. Dopo essere stata lasciata sola, ora si trova esposta anche al ridicolo sulla scena internazionale, vedendosi preferire, nell’assegnazione dei fondi per la ricerca, da Fondazioni private con espliciti obiettivi politici.
La Fondazione Diritti Genetici, presieduta da Mario Capanna, si pone come finalità ultima quella di impedire l’uso degli Ogm in agricoltura. Tale Fondazione, che non presenta al suo interno né competenza, né storia scientifica, ha annunciato di aver raccolto 20 milioni di euro attraverso 7 ministeri e altre istituzioni statali.
Per capire l’enormità del contributo è sufficiente sapere che esso è pari a 1/5 dell’intero budget che l’Italia ha stanziato per la ricerca “libera” in tutti i settori disciplinari. A rendere il tutto ancora più inaccettabile vi è il fatto che tale elargizione di fondi è avvenuta al di fuori di qualunque sistema di valutazione scientifica della qualità del progetto né delle credenziali scientifiche del soggetto proponente. Tutto ciò costituisce uno schiaffo senza precedenti al metodo scientifico che vuole che tutti i ricercatori sottopongano il proprio lavoro all’analisi dei colleghi e pubblichino i propri risultati su riviste scientifiche riconosciute internazionalmente.
Come può l’Università, e questo Paese, insegnare il merito ai suoi giovani se esso non serve nemmeno a decidere l’assegnazione dei fondi per la ricerca?
Martedì 25 gennaio il Sottosegretario Gianni Letta ha tenuto a battesimo, a Ladispoli vicino Roma, il progetto GenEticaMente, della Fondazione Diritti Genetici, denominato di “ricerca partecipata”. A supportare l’iniziativa, oltre alla Presidenza del Consiglio dei ministri, anche 7 ministeri, altri enti pubblici, tra cui Regione Lazio, Regione Puglia e la Città  di Roma, e il Gruppo Coop. Il progetto risulterebbe finanziato con 20 milioni di euro per i prossimi quattro anni, e si propone di utilizzare una serie di piattaforme biotecnologiche per svolgere attività di miglioramento delle piante di interesse agrario attraverso processi di selezione genetica assistita da marcatori molecolari (MAS). Tale iniziativa suscita profonda perplessità e preoccupazione per almeno i seguenti tre ordini di motivi.

Competenza

La tecnologia MAS, proposta erroneamente dalla Fondazione Diritti Genetici come innovativa e contrapposta a quella che porta alla produzione di Ogm, risulta già applicata da anni con successo nel nostro Paese da diverse decine di Università, Centri e Fondazioni di ricerca con pubblicazioni scientifiche sulle più prestigiose riviste internazionali e il rilascio di nuove varietà di interesse agronomico. La Fondazione di Mario Capanna non rientra tra questi.

Uso delle risorse

La quantità di risorse da investire nel progetto, 20 milioni di €, è pari ad 1/5 dell’intero fondo PRIN che l’Italia dedica alla ricerca “libera” in tutti i settori del sapere. Affidare una tale quantità di denaro pubblico, senza criteri di merito o sistemi di valutazione della fattibilità tecnico-scientifica del progetto, ad una Fondazione privata che non presenta alcuna competenza nel campo di ricerca per il quale tali fondi sono stati erogati, oltre che uno schiaffo ai Centri che da anni si occupano di MAS, è una garanzia di insuccesso.

Finalità politiche

Accanto alle attività di ricerca sono previste, dal progetto della Fondazione Diritti Genetici, attività di comunicazione e formazione. Anche in questi ambiti tale istituzione si è in questi anni distinta per essere portatrice di una visione di parte profondamente scientifica. Nella sue campagne contro gli Ogm ha peraltro ignorato tutti i pareri espressi dalle Società scientifiche italiane attraverso Consensus Document e tutti pronunciamenti delle diverse Accademie delle Scienze arrivando inoltre, per voce del suo presidente, anche a dileggiare pubblicamente stimati ricercatori del settore perché non allineati alla posizione della Fondazione.
Davanti a questo scenario non possiamo che dichiararci amareggiati e profondamente turbati per il futuro della ricerca agraria e biotecnologica nel nostro Paese.
Chiediamo pertanto con forza alle istituzioni di ritirare, da subito, il loro supporto all’iniziativa e di inserire quelle risorse in un bando ufficiale che presenti criteri di assegnazione trasparenti al fine di consentire un loro utilizzo effettivo per il bene del Paese.
Ci permettiamo di ricordare che ogni volta che, nella storia umana, la Stato ha cercato di controllare politicamente la ricerca, abbandonando il metodo scientifico nella sua valutazione, questo ha portato a immani disastri. Non ripetiamo questo errore anche nel nostro paese.

La rivolta del mondo scientifico parte dal sito www.salmone.org
“Per l’ennesima volta le istituzioni politiche di questo Paese hanno offeso la dignità e l’intelligenza della comunità scientifica italiana. Di fatto, hanno sconfessato, esponendosi ancora al ridicolo sulla scena internazionale, la pertinenza e la qualità scientifica della ricerca biotecnologica che viene prodotta nei laboratori pubblici e privati, che viene pubblicata sulle più prestigiose riviste internazionali e che viene insegnata nelle università italiane”. Così inizia la lettera pubblicata su www.salmone.org con la quale i rappresentanti del mondo scientifico hanno voluto esprimere il proprio disaccordo all’investimento di 20 milioni di euro per la ricerca in favore delle biotecnologie sostenibili alternative agli Ogm proposta da Mario Capanna, presidente della Fondazione dei Diritti Genetici, con la presentazione del progetto GenEticaMente.
“Il progetto – continua la lettera di protesta – risulterebbe finanziato con 20 milioni di euro per i prossimi quattro anni, e si propone di utilizzare una serie di piattaforme genetiche intese a realizzare il miglioramento delle piante di interesse agricolo senza ricorrere agli Ogm, secondo la “nuova” tecnologia MAS che è tutt’altro che nuova tanto che numerosi gruppi di veri scienziati italiani usano queste tecnologie da trent’anni. La brochure diffusa dalla Fondazione non consente di capire quale sia il razionale scientifico del progetto, mentre è molto chiaro che l’idea di un controllo “democratico” sulla ricerca (di fatto politico e realizzato attraverso una fondazione privata) rappresenta quanto di più antitetico si possa immaginare rispetto ai principi e ai valori delle moderne liberaldemocrazie. I disastri umani ed economici prodotti da Lysenko e dall’eugenetica sembrano riemergere da un buio passato che speravamo definitivamente sepolto. Verosimilmente la stessa partecipazione di enti pubblici e istituzioni democratiche al progetto va anche contro l’articolo 33 della Costituzione. La comunità scientifica italiana giudica imbarazzante e umiliante che in un momento di carenza di fondi per la ricerca, endemica nel nostro Paese ma oggi aggravata dalla crisi economica, industriale ed occupazionale, si siano trovati 20 milioni di euro per un progetto che prescinde da qualunque parametro di meritocrazia e da qualunque standard internazionale di valutazione della ricerca. Colpisce in particolare che lo stesso governo e lo stesso ministro che hanno recentemente promosso una legge di riforma che mette al centro del processo di finanziamento della ricerca il principio della valutazione fra pari per la selezione dei progetti di ricerca e ricorre all’istituzione di un Comitato Nazionale dei Garanti per la ricerca per assicurare il buon funzionamento di tali procedure di valutazione (Art. 20 e 21, legge 30/12/2010, n. 240) poi diano il loro appoggio istituzionale e finanziario ad un progetto “di ricerca” che sfugge completamente a tali virtuosi principi. Chi fa ricerca e insegna, dibattendosi giornalmente tra enormi difficoltà e mostra ogni giorno di essere in grado, nonostante la carenza di mezzi, di strutture, di salari e soprattutto di considerazione, di voler e saper competere ai più alti livelli internazionali, non può che rimanere sgomento e domandarsi quale sia il vero atteggiamento di governo e ministri verso il tema centrale dell’accesso competitivo ai finanziamenti per la ricerca. Mentre i migliori cervelli di questo Paese continuano a dover emigrare per poter vivere, mentre sono sempre più evanescenti gli stipendi di precari quarantenni che tutti i laboratori internazionali ci invidiano, mentre continuiamo a pagare a caro prezzo le innovazioni tecnologiche che non abbiamo saputo produrre o trattenere in Italia, dobbiamo anche assistere allo sperpero di pubblico denaro per installare attività private in uno splendido castello del litorale romano. Questi fondi sfuggono a qualunque tipo di agenzia per la valutazione, ma servono per promuovere una cultura antisviluppo, anticonoscenza ed antiscientifica. Solo l’Italia persiste compulsivamente nel perseguire una politica della ricerca e dello sviluppo tecnologico in ambito agroalimentare che tutela gli interessi di produttori e distributori economicamente marginali, garantisce un aumento del costo del cibo, latita sulla qualità e l’efficienza dei controlli di sicurezza e prepara la cancellazione dell’Italia dallo scenario economico agricolo mondiale. I veri costi di simili scelte li pagheranno per decenni i nostri giovani e le future generazioni penalizzate da una cappa di oscurantismo autoreferenziale ed autarchico che la patria di Galileo Galilei non meritava.
Invitiamo i ricercatori, gli operatori della filiera agroalimentare, gli imprenditori e tutti i cittadini a sottoscrivere questo documento di protesta contro una deriva irrazionale che sta minacciando i presupposti culturali della libertà di ricerca scientifica e la libertà economica in un settore quanto mai strategico per l’innovazione e il rilancio economico dell’Italia”.

Pubblicato: Gennaio-Febbraio 2011

Redazione