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I cereali nell’alimentazione animale: uno sguardo sulla realtà

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La maggior parte dei cereali utilizzati nel settore della mangimistica sono i cosiddetti “cereali di alimentazione”, cioè non della stessa qualità dei cereali utilizzati nell’alimentazione umana: vi sono cereali coltivati inizialmente per scopi alimentari umani ma che, alla fine, non raggiungono la qualità richiesta, ad esempio in termini di contenuto proteico o di glutine per la produzione di pane, e finiscono quindi destinati al settore mangimistico. La competizione nella destinazione d’uso è dunque molto minore di quanto si pensa solitamente.

Come spiega la FEFAC, la principale organizzazione europea del settore mangimistico, i cereali di qualità alimentare vengono utilizzati nell’alimentazione animale sono tipicamente un surplus di mercato non assorbito dal canale alimentare e acquistato a un prezzo inferiore: a livello globale, solo il 13% della dieta degli animali produttori di cibo si basa sui cereali, la maggior parte dei quali sono cereali foraggieri, mentre in UE i cereali rappresentano il 25% della dieta degli animali. Gran parte di questi tuttavia non è commestibile: ciò che è commestibile è il surplus non utilizzato dagli esseri umani e, considerando l’alimentazione animale in generale, l’86% dell’apporto alimentare proviene da risorse non commestibili dalle persone, principalmente composte da materiali vegetali ricchi di cellulosa.

La competizione per l’uso del suolo

La competizione per l’uso del suolo tra alimentazione animale e cibo umano è limitata e può essere ulteriormente ridotta aumentando la circolarità dei sistemi di alimentazione animale mediante l’ottimizzazione dell’uso regionale di alimenti per animali o co-prodotti derivanti dalla lavorazione di cereali e altre biomasse agricole in cibo o bioenergia. Tuttavia, l’UE non produce abbastanza proteine per soddisfare le esigenze animali. Quindi oggi, questo deficit viene compensato tramite importazioni di soia e prodotti derivati dalla soia.

Il totale del suolo coltivabile utilizzato per l’alimentazione animale è di circa 0.55 miliardi di ettari, il 40% del suolo coltivabile globale: la maggior parte di questo è utilizzato per coltivare cereali e i monogastrici, come suini e pollame, ne consumano i due terzi. Il bestiame può ottenere alimenti anche da co-prodotti derivanti dalla triturazione di semi oleosi o cereali, utilizzando approssimativamente 0.13 miliardi di ettari di terreno ciascuno. Solo 0.06 miliardi di ettari di terra sono destinati alla produzione di silaggio di cereali, fieno di erba medica e foraggio di barbabietola, che potrebbero essere efficacemente utilizzati per il cibo umano.

L’autosufficienza dell’UE per le fonti proteiche

L’ultima versione del bilancio UE delle proteine per l’alimentazione animale pubblicato dalla Commissione Europea a novembre 2022 mostra che l’autosufficienza dell’UE per tutte le fonti proteiche è stata stabile intorno al 77% negli ultimi tre anni. Tuttavia, l’UE importa circa 28 milioni di tonnellate di farina di soia all’anno, un dato stabile negli ultimi 30 anni.

L’iniziativa dell’UE per potenziare la produzione locale di proteine vegetali mira ad aumentare l’autosufficienza dei materiali proteici ricchi di proteine di cui l’UE ha bisogno di importare.