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Ismea: produzione mais in calo, stime positive per orzo e soia

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Stime pessimistiche per la produzione di mais, mentre per orzo e soia le prospettive sono più favorevoli. Futuro incerto per la campagna di commercializzazione 2022/23 che deve fare i conti con i prezzi record della scorsa annata, le problematiche derivanti dal conflitto tra Russia e Ucraina, a cui si somma la siccità in Europa e Stati Uniti. Al netto degli elementi di criticità più generali, una prima ipotesi circa l’evoluzione di breve termine dell’andamento del mercato potrebbe considerare il mantenimento dei prezzi del mais su livelli ancora piuttosto sostenuti, mentre per la soia si prevede un calo dei listini. A rivelarlo è il nuovo report Ismea sulle tendenze di mais, soia e orzo per l’industria mangimistica di ottobre.

Contesto globale

Il prezzo medio nella campagna 2021/22 è aumentato in maniera decisamente evidente rispetto alla precedente annata per il petrolio (Brent) (+69%) e ancor di più, per il gas (+385%), l’energia elettrica (+284%) e l’urea (148%). Inoltre i listini delle commodity agricole misurati dall’indice dei prezzi alimentari Fao sono cresciuti, nel medesimo riferimento temporale, del 27%, trainati soprattutto da oli e grassi (+48%) e cereali (+26%).

Coerentemente a tali dinamiche, si è registrata una tendenza espansionistica dei listini nazionali dei prodotti agricoli di maggiore interesse per l’industria mangimistica: mais (+46%), orzo (+62%) e soia (+22%). Sul fronte dei prezzi dei mezzi correnti di produzione, evidenziata dall’indice elaborato dall’Ismea, sono cresciuti del 19% per mais e soia e del 25% per l’orzo. In tutti i casi la dinamica è stata determinata soprattutto dalla crescita dei costi per l’acquisto di prodotti energetici e fertilizzanti.

È verosimile attendere un’inversione della tendenza del mercato internazionale del mais a inizio 2023, quando saranno disponibili i raccolti sudamericani che, al contrario, vengono stimati in aumento. Per la soia le indicazioni sono attualmente positive sia in termini di raccolti, sia per quanto riguarda export e scorte. E’ da attendersi quindi nei prossimi mesi un andamento al ribasso delle quotazioni grazie soprattutto al contributo del Brasile che andrebbe a controbilanciare abbondantemente il lieve calo dell’offerta stimata per gli Usa.

La campagna di commercializzazione 2021/22

Nel 2021 i raccolti mondiali di mais sono aumentati del 7,2% rispetto all’anno precedente, attestandosi a 1,22 miliardi di tonnellate. Tra i principali paesi produttori i maggiori tassi di crescita si sono registrati in Brasile e Ucraina, che hanno più che compensato le perdite dell’anno precedente.

Per l’Italia i dati indicano una contrazione annua del 10,5% per volumi pari a poco più di 6 milioni di tonnellate, a causa alla contrazione delle rese ad ettaro (-8,3% a 10,3 t/ha). Le scorte globali nel 2021 sono rimaste sostanzialmente stabili (+0,4% sul 2020) attestandosi a 280 milioni di tonnellate e la domanda, in aumento del 5% annuo, si è mantenuta su livelli inferiori all’offerta. Da tale scenario, quindi, non si prefigurava alcun elemento che potesse giustificare la fiammata del mercato che invece è da ricondurre ai fenomeni precedentemente riportati. In particolare il prezzo del mais ibrido nazionale ha raggiunto in media 310,05 euro/t a Bologna (+43,9% sulla precedente campagna), 308,18 euro/t a Milano (+46,2%). Sono aumentati anche i prezzi del mais estero comunitario, sia sulla piazza di Bologna (+41,3% a 318,41euro/t) sia a Milano (+42,9 a 318,75 euro/t).

Dopo un quinquennio in cui i raccolti sono stati sempre superiori o prossimi al milione di tonnellate, lo scorso anno sono arretrati dell’8,2% scendendo a 890 mila tonnellate in ragione della flessione dei rendimenti unitari (-18% a 3,12 t/ha). Per la soia il mercato nella campagna di commercializzazione 2021/22 è stato caratterizzato da una forte rivalutazione dei listini determinata sia dalle stesse cause descritte in precedenza per il mais sia dal peggioramento dei fondamentali.

Le stime della campagna di commercializzazione 2022/23
Produzione estera

Le stime più aggiornate dell’International Grains Council circa la produzione mondiale di mais nel 2022, sebbene ancora provvisorie, prefigurano una contrazione annua dell’offerta a 1,17 miliardi di tonnellate (-4,2% corrispondente a 51 milioni di tonnellate in meno). Se confermata, la prevista contrazione mondiale sarà una delle più marcate degli ultimi anni ma il livello dei raccolti dovrebbe risultare ancora il secondo più elevato mai registrato.

Con particolare riferimento alla Ue, la riduzione dei raccolti è più evidente per Romania (-42% a 8,8 milioni di tonnellate nel 2022), Francia (-25% a 11,6 milioni di tonnellate) e Italia (-14,5% a 5,2 milioni di tonnellate). In controtendenza, solo grazie all’incremento delle superfici, è la Polonia (+21% a 9 milioni di tonnellate). Nel caso di Brasile e Argentina le indicazioni sono per un aumento, ma molto dipenderà dalle condizioni climatiche nel corso della stagione da cui dipenderanno poi gli esiti produttivi.

Produzione in Italia

In riferimento all’Italia lo scenario produttivo del mais è decisamente negativo: gli ettari e i raccolti nel 2022 scendono al minimo storico. Secondo i dati Istat la contrazione della produzione è da imputare solo in misura limitata al calo degli investimenti (-1,7% a poco più di 578 mila ettari): sono le rese ad ettaro, infatti, a registrare un netto calo del 13% sul 2021 attestandosi a 9 t/ha nel 2022 per volumi complessivi pari a circa 5,2 milioni di tonnellate (-14,5%).

Al contrario sono in crescita annua i raccolti nazionali di orzo (+2,8% a 1,1 milioni di tonnellate nel 2022) in ragione dei maggiori investimenti (+4% a 262 mila ettari) e anche della soia, che raggiunge 970 mila tonnellate grazie al forte incremento delle superfici (+25% a 357 mila ettari nel 2022); anche in questo caso, tuttavia, le rese sono risultate in netto calo. È da osservare che l’aumento delle superfici a soia è da ricondurre al maggiore interesse da parte degli agricoltori nei confronti di una coltivazione che è territorialmente competitiva al mais, ma richiede un minore utilizzo di input produttivi.

Riguardo alla soia i raccolti mondiali nel 2022 sono stimati in netto recupero al record di 386 milioni di tonnellate (+8,8% sul 2021) da attribuire a un previsto balzo delle superfici e dei rendimenti a ettaro in Sud America, con particolare riferimento al Brasile dove le superfici investite a soia dovrebbero raggiungere il record di 42 milioni di ettari (+3%). Negli Usa, invece, le attese sono per una flessione dei raccolti (-3,4% a 117 milioni di tonnellate nel 2022), dopo il picco dello scorso anno, a causa della contrazione degli investimenti e delle rese.

Domanda e prezzi all’estero

Facendo ancora riferimento alle ultime indicazioni dell’International Grains Council, alla flessione mondiale della produzione di mais nel 2022/23 dovrebbe corrispondere un calo più modesto della domanda che si manterrebbe su livelli superiori all’offerta, determinando una flessione delle scorte di fine campagna. In particolare, i consumi globali di mais dovrebbero ridursi del 2,3% a 1,19 miliardi di tonnellate nel 2022, rimanendo comunque al di sopra del 3% della domanda media del quinquennio precedente e ancora il secondo livello più elevato mai registrato, dopo il record 2021.

La dinamica è più evidente per il mais destinato alla produzione mangimistica (-3,2% a 699 milioni di tonnellate pari al 60% del consumo globale) e per gli usi alimentari (-1,9% a 134,5 milioni di tonnellate) mentre la granella destinata all’industria dovrebbe rimanere sostanzialmente stabile (-0,3% a 308 milioni di tonnellate).

Le scorte di fine campagna 2022/23 dovrebbero ridursi dell’8% a 258 milioni di tonnellate. Al netto delle scorte detenute dalla Cina che rappresentano circa il 65% del totale (175 milioni di tonnellate previste nel 2022/23) e sono sostanzialmente inaccessibili per il mercato mondiale del mais, le scorte afferenti alla maggior parte dei principali paesi esportatori dovrebbero scendere a 48 milioni di tonnellate (-4,9% rispetto la scorsa annata), con particolare riferimento al calo stimato per Usa e Argentina. In tale contesto, a partire dallo scorso luglio, mese che segna l’avvio della campagna di commercializzazione 2022/23, il mercato internazionale ha avuto un andamento fortemente volatile, con oscillazioni di prezzo anche vistose fino a settembre 2022.

Domanda e prezzi in Italia

Con particolare riferimento al mercato nazionale, il prezzo della granella di mais, dopo la crescita sostenuta nella precedente annata, ha esordito con una rivalutazione congiunturale a luglio e agosto per poi ripiegare a settembre quando i prezzi si sono attestati a un valore medio nazionale pari a 362,52 euro/t (-4,7% su agosto e + 41,3% su settembre 2021). Nelle prime due settimane di ottobre la quotazione media si è attestata a 361,12 euro/t, l’1,4% inferiore al prezzo medio delle prime due settimane di settembre.

Con riferimento alla soia, la dinamica del prezzo nel medio periodo dovrebbe avere una tendenza ribassista, considerato l’incremento produttivo mondiale nel 2022 e delle scorte (+16,3% a 54 milioni di tonnellate nel 2022/23), anche la domanda mondiale dovrebbe aumentare (+3,9% a 378 milioni di tonnellate) sostenuta da una più solida domanda di esportazione di farine e oli di soia per i quali Brasile e Argentina sono i principali esportatori. Sulla base di tale scenario, a settembre 2022 si è confermata la tendenza flessiva in atto dallo scorso aprile, con il prezzo medio mensile sceso a 616,50 euro/t (-3,5% su luglio e +14,7% su settembre 2021); il calo del prezzo si conferma anche nelle prime due settimane di ottobre quando scende in media a 612,00 euro/t (-1% su settembre 2022).

Gli scambi con l’estero

Nel 2021 è peggiorato il deficit strutturale della bilancia commerciale del mais, determinato dalla forte rivalutazione annua dei valori medi all’import (+30,5%), a fronte di una flessione dei volumi importati. In particolare, il saldo è risultato negativo per 1,11 miliardi di euro nel 2021 contro poco più di 1 miliardo nel 2020 (+9,6%), i volumi importati sono scesi a 5,2 milioni di tonnellate nel 2021 (-14,5% sul 2020) e i prezzi medi all’import sono aumentati del 30,5%. Una simile dinamica si è osservata nei primi sette mesi del 2022, con un aumento del disavanzo a 944 milioni di euro, in peggioramento del 64,8% su base tendenziale. In questo caso l’andamento è da attribuire sia all’incremento dei prezzi medi all’import (+44,2%) sia all’aumento dei volumi in ingresso (+12,6% a 3,2 milioni di tonnellate).

Il disavanzo commerciale dell’orzo è aumentato nel 2021 a circa 120 milioni di euro (+66,1% sul 2020) a causa dell’incremento sia dei volumi importati (+26,4%) che dei prezzi all’import (+19,4%). Ancor più dinamico è il risultato del cumulato gennaio-luglio 2022 che ha evidenziato un peggioramento tendenziale del deficit nell’ordine delle tre cifre a 88 milioni di euro, causato dall’aumento dei volumi e dei prezzi medi all’import, rispettivamente, +68,4% e +37,5%.

Anche per la soia nel 2021 è peggiorato significativamente il deficit commerciale in ragione dell’aumento dei volumi importati e dei prezzi medi all’import. Nel caso dei primi sette mesi dell’anno in corso, la dinamica positiva è risultata più contenuta a causa della lieve flessione dei volumi richiesti all’estero.

Le prospettive

La produzione mondiale del mais risulterebbe in calo, nel 2022, di oltre i 4% dopo aver raggiunto il record nell’anno precedente. Tale contrazione non gli impedirebbe comunque di mantenersi su livelli più elevati rispetto al valore medio degli ultimi cinque anni. Le performance peggiori si osservano per gli Usa e per la Ue, aree fortemente penalizzate dal clima torrido. I raccolti di orzo e soprattutto di soia, al contrario, dovrebbero essere in aumento a livello globale. Allo stato attuale il mercato del mais e della soia è ancora molto incerto con una tendenza lievemente flessiva nelle ultime settimane, risentendo ancora del perdurare delle problematiche geopolitiche.

Sul fronte degli scambi con l’estero dell’Italia, è verosimile attendersi nei prossimi mesi un significativo aumento delle importazioni, soprattutto di mais, cui conseguirebbe un netto aggravio del deficit commerciale.

Dal lato della domanda dell’industria mangimistica, i pessimi raccolti nazionali di mais quest’anno esasperano ancor di più le problematiche sugli approvvigionamenti. l’Italia, infatti, sconta un deficit produttivo costantemente in atto dai primi anni 2000, quando si raggiungeva l’autosufficienza, per scendere al 54% nel 2021 e molto verosimilmente ai livelli minimi storici nel 2022. Peraltro, oltre a minori volumi prodotti, vengono segnalati in maniera diffusa territorialmente casi di piralide e diabrotica che hanno favorito attacchi fungini e causato problematiche di ordine sanitario alla granella di mais.

Dal lato della produzione di mangimi, tuttavia, si stima una flessione dei volumi prodotti da attribuire alla riduzione delle consistenze dei capi allevati causata dagli elevati costi di produzione.

Foto: @pixabay