Home Economia La politica agricola comune dopo il 2013

La politica agricola comune dopo il 2013

318
0

L’allevamento europeo rappresenta il più importante cliente dei sottoprodotti dell’industria alimentare, in particolare dei cereali utilizzati come alimenti. I mangimi costituiscono il più importante fattore di produzione per gli allevatori. Per tali ragioni i mangimi devono essere considerati come un anello essenziale tra la produzione vegetale e quella animale. Fefac in rappresentanza dell’industria europea dei mangimi composti, partecipa al dibattito sul futuro sviluppo della Politica Agricola Comune dell’Unione Europea fornendo il punto di vista della filiera dei mangimi e degli alimenti.

In breve sono questi i punti essenziali su cui si chiede di adeguare la nuova PAC.

Le sfide per l’agricoltura europea a partire dal 2013

Le sfide che il settore agricolo europeo si troverà ad affrontare nel 2013 e negli anni successivi, sono probabilmente simili a quelle identificate nell’ambito del “Health Check” della PAC, quali ad esempio:

  •     una crescente domanda globale di prodotti agricoli. determinata da vari fattori: l’aumento della popolazione mondiale; un aumento del consumo procapite di prodotti di origine animale; l’incremento della richiesta di biomasse per la produzione di energia. In questo contesto, considerato che l’Europa rappresenta uno dei principali produttori mondiali sotto il profilo agricolo, è una necessità che anche l’unione Europea debba contribuire a soddisfare la domanda crescente, e pertanto che debba produrre di più;
  •     considerata la limitazione delle superfici disponibile che possono essere coltivate, con particolare riferimento alle superfici destinate a seminativi, nonché la necessità di conservare le risorse esistenti attraverso modelli di produzione per un’agricoltura sostenibile, l’agricoltura europea deve essere più efficiente;
  •     è sempre più frequente una maggiore variabilità delle condizioni agronomiche amplificate dai cambiamenti climatici e da significative variazioni stagionali, che hanno notevoli ripercussioni sull’andamento della produzione agricola e pertanto sulla disponibilità di materie prime per l’industria dei mangimi e per quella alimentare; la politica agricola europea deve, pertanto, assicurare l’approvvigionamento delle derrate alimentari agricole, siano esse destinate all’industria dei mangimi che a quella alimentare umana;
  •     va promosso un ruolo multifunzionale degli agricoltori europei che superi la semplice coltivazione per la realizzazione solo di prodotti agricoli, ma che abbia un ruolo anche in termini di tutela del territorio; l’attività agricola deve essere sviluppata ovunque in Europa;
  •     è preoccupante assistere alla drammatica volatilità dei prezzi di mercato dei prodotti agricoli ed anche dei mezzi tecnici di produzione (fertilizzanti, mangimi, energia, etc.). Occorre promuovere sistemi che consentano all’agricoltura europea di essere competitiva ed economicamente valida per gli agricoltori europei ed i settori ad essi correlati.


Inoltre, l’agricoltura europea deve essere in grado di realizzare una produzione sicura e di offrire una scelta vasta di prodotti di tipologie differenti con qualità diversificate, per andare sempre più incontro alla domanda de consumatori ad un prezzo sostenibile.

In breve, l’agricoltura europea deve produrre di più, meglio, ovunque e ad un prezzo ragionevole.

A cosa dovrebbe ambire il futuro sviluppo della PAC?

Nel momento di rivedere la PAC, coloro che si troveranno a fare le scelte strategiche dovranno rispondere a queste sfide, pur mantenendo presente gli obiettivi principali del Trattato di Roma, come ad esempio la stabilizzazione dei prezzi, la disponibilità di cibo, la corresponsabilità ed il principio di coesione. Secondo FEFAC la Politica Agricola Comune europea dovrebbe:

  •     Confermare il ruolo dell’agricoltura dell’UE, che è innanzitutto e soprattutto quello di assicurare una produzione in grado di soddisfare la domanda della filiera dei mangimi e degli alimenti, che rappresentano una priorità rispetto a qualsiasi altra destinazione;
  •     Promuovere sistemi di produzione efficienti:
  •     Riabilitare i sistemi ecologici di produzione intensiva: in alcune aree il ricorso ad una agricoltura intensiva è il modo più efficiente per affrontare la sfida della sostenibilità e una migliore tutela dell’ambiente;
  •     Identificare gli ostacoli che impediscono l’accesso alle più efficienti tecnologie e uniformare le diverse politiche europee per evitare ripercussioni negative sul settore agricolo.
  •     Incoraggiare un elevato plus valore della filiera dei mangimi e degli alimenti
  •     Per promuovere un’agricoltura che incontri le specifiche dell’industria dei mangimi e degli alimenti; ciò può comportare lo sviluppo di strategie per favorire i contratti lungo la filiera;
  •     Sviluppare sistemi che permettano di rifornire le industrie dei mangimi e degli alimenti qualora la produzione europea non sia in grado di controllare estreme  fluttuazioni di prezzo; questo potrebbe presupporre di ricostituire alcuni stock di sicurezza per i prodotti indispensabili e determinare meccanismi che permettano di facilitare le importazioni di materie prime in caso di necessità;
  •     Incoraggiare la lavorazione dei prodotti agricoli in Europa promuovendo l’esportazione di prodotti ad alto valore aggiunto, quali i prodotti di origine animali rispetto alle materie prime.
  •     Aiutare il sistema allevatoriale europeo a rimanere concorrenziale rispetto ai competitori dei Paesi Terzi:
  •     Equilibrare ulteriormente il supporto diretto a favore dei produttori zootecnici al fine di evitare che il “settore allevatoriale europeo venga esportato”;
  •     Assicurare che tutti i sistemi di produzione, siano essi moderni/intensivi o tradizionali/estensivi/biologici, possano contare sullo sviluppo del proprio  mercato e che se devono esserci differenze negli aiuti pubblici queste siano basate solamente su criteri scientifici;
  •     Promuovere gli standard europei nei confronti del consumatore europeo e del consumatore dei Paesi Terzi, tramite l’utilizzo di un marchio;
  •     Posizionare il settore allevatoriale europeo in una posizione competitiva per soddisfare la domanda del mercato con i prodotti di origine animale europei, per esempio rimuovendo/compensando gli handicap europei determinati dalla legislazione come, nell’importazione di materie prime, la tolleranza-zero per gli eventi OGM non ancora autorizzati a livello europeo, il divieto di utilizzo di proteine animali trasformate nell’alimentazione degli animali, il divieto di utilizzo degli antibiotici e degli stimolatori della crescita.
  •     Assicurare un congruo profitto per gli allevatori e per le attività ad essi correlate:
  •     Garantire il supporto a lungo termine;
  •     Mantenere alcune misure di gestione per i mercati di importanza strategica per l’Europa incoraggiando gli agricoltori ad investire in tali mercati.
  •     Aiutare il settore dell’allevamento europeo a fare fronte alle sfide per adeguarsi ai cambiamenti climatici:
  •     Ridirigere gli aiuti pubblici verso gli investimenti per l’adeguamento dovuto ai cambiamenti climatici;
  •     Dare il potere a DG-Agrcicoltura di giocare un ruolo da leader nel definire le misure per mitigare l’impatto dell’agricoltura europea sui cambiamenti climatici.

Pubblicato: Aprile-Giugno 2009

 

Pedro Corrêa de Barros – Presidente FEFAC