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Le micotossine nella filiera agro-alimentare e zootecnica

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Roma, 3°Congresso Nazionale 28-30 settembre 2009 – ISS
L’evento ha evidenziato i principali aspetti di carattere sanitario, agronomico, industriale e diagnostico che derivano dalla contaminazione da micotossine nei prodotti della filiera agro-alimentare, al fine di fornire un quadro rappresentativo del problema micotossine nel nostro Paese e di valutare le attività correttive da effettuarsi in via preventiva per limitare l’impatto sulle produzioni, sugli animali ed infine sulla salute pubblica.
Cosa sono le micotossine?
Le micotossine (Aflatossine, Ocratossina A, Zearalenone, Fumonisine, etc.) sono contaminanti naturali altamente tossici di alcune specie di funghi parassiti che possono svilupparsi su una grande varietà di derrate alimentari. La tossicologia di questi contaminanti evidenzia effetti epatotossici, gastrointestinali, ematopoietici, nefrotossici, mutageni, cancerogeni, ecc. Tra i funghi che rivestono una particolare importanza micotossicologica, sono da ricordare i generi Aspergillus, Pennicillium e Fusarium. Gli alimenti più suscettibili alla contaminazione da muffe tossigene sono i prodotti vegetali, soprattutto cereali, semi oleaginosi, legumi, cacao, spezie ecc. Lo sviluppo delle muffe e dei loro metaboliti tossici può verificarsi sia in campo, prima del raccolto, in seguito a condizioni ambientali sfavorevoli, come eccessiva umidità e temperature elevate od infestazione da insetti, oppure a causa di pratiche colturali inadeguate (come la mancanza di rotazione delle colture, un improprio sistema di irrigazione, un eccessivo utilizzo di pesticidi), sia dopo il raccolto, durante il trasporto o lo stoccaggio, a causa di scorrette pratiche di conservazione delle derrate alimentari. In qualità di contaminanti delle materie prime con le quali vengono confezionati i mangimi destinati alla specie da reddito, le micotossine rappresentano un problema sanitario preoccupante per gli operatori, anche se con l’attuazione di moderni controlli di qualità sulle materie prime e sul processo di preparazione dei mangimi, sono stati in larga misura ridotti episodi intossicazionali. Nella gestione del problema micotossine un ruolo importante può essere svolto dai centri di stoccaggio che si trovano in una posizione delicata fra la produzione agricola primaria e la trasformazione industriale, attraverso una corretta gestione di ciò che arriva dal campo in rapporto alle esigenze dell’industria. Fondamentale è la segregazione dei quantitativi di prodotto in entrata nei centri formando partite omogenee non solo per le caratteristiche qualitative e tecnologiche, ma anche per livello di contaminanti. Importante risulta anche l’integrazione delle pratiche agronomiche consolidate per i cerealicoltori (gestione del suolo, fertilizzazione azotata, controllo e gestione della flora infestante) con altre innovazioni relative al monitoraggio, alla diagnosi e alle pratiche di difesa della vegetazione, per contrastare problematiche derivanti da condizioni climatiche avverse, sempre più frequenti negli ultimi anni, che possono determinare perdite di produzione e per diversi areali produttivi, il superamento nelle granelle dei limiti di alcuni contaminanti di origine fungina, tali da impedirne la commercializzazione. Si è visto che la prevenzione nella fase di campo è uno dei metodi più efficaci e necessari per combattere la contaminazione delle micotossine e gli operatori della filiera cerealicola vengono costantemente incoraggiati ad adottare buone pratiche per prevenire e ridurre la contaminazione, anche attraverso strumenti legislativi come la Raccomandazione 2006/583/CE sul controllo e la gestione della contaminazione da Fusarium tossine nei cereali. La scelta delle varietà ibride più adatte alla natura del suolo, alle condizioni climatiche e alle pratiche agricole correnti può contribuire a ridurre o proteggere il raccolto dalle infezioni fungine. Tale impegno è sottolineato anche dalla Commissione UE attraverso la Raccomandazione del 17 agosto 2006, nella quale vengono indicati i valori di riferimento per la presenza di Don, Ota, Zearalenone, Fumonisine e tossineT2 e HT-2. La Raccomandazione pone agli operatori del settore dei mangimi l’impegno ad aumentare e potenziare il controllo delle micotossine evidenziate nei cereali destinati agli animali, nei sottoprodotti e nei prodotti secondari destinati all’alimentazione animale. Per quanto riguarda poi i controlli ufficiali, il Reg. CE 152/2009 fissa i metodi  di campionamento ufficiali degli alimenti per animali, determinando a livello nazionale il coinvolgimento dei seguenti Laboratori di Riferimento: (CReAA-ISS) per gli additivi nei mangimi, (ISS) per le micotossine negli alimenti e nei mangimi, (PCDD/PCDF/PCB) per le Diossine nei mangimi e negli alimenti destinati per uso umano.
Il Sistema di Allerta Rapido (RASFF) vede pertanto, le micotossine al primo posto per numero di notifiche di superamento dei limiti massimi consentiti. Sono stati finanziati progetti che avevano come obiettivo di sviluppare metodi di analisi semplici, economici e rapidi, come BIOCOP (che ha sviluppato la possibilità di rilevare più contaminanti in una singola analisi) e ancora il progetto MYCORED basato sull’utilizzo della cromatografia liquida, il MONIQA che mira ad una standardizzazione dei metodi analitici per il controllo degli alimenti; ed ancora il MITICA , che si focalizza sullo sviluppo di strumenti diagnostici.
In conclusione non esiste un livello di “no effect” per le micotossine, esistono però ricerche finalizzate a prevenirlo e limitarlo, a cominciare dai metodi di analisi che devono essere sempre più performati in termini di precisione, velocità e costi; identificazione degli alimenti a maggior rischio e definire gli areali più sensibili; sviluppare procedure agronomiche che riducano il rischio di contaminazione sia nella fase di coltivazione che in quella di raccolta e post-raccolta; aumentare la resistenza al danno biologico da micotossine; mettere a punto trattamenti fisici e chimici per decontaminare/detossificare gli alimenti contaminati ecc.
Anche in questa occasione il Congresso si è dimostrato una utile occasione di confronto tra il mondo della ricerca e il mondo produttivo della filiera agro-alimentare  zootecnica.

Pubblicato: Ottobre-Dicembre 2009

 Foto: Pixabay

Filomena Bifulco