di Redazione
Il Direttore Generale di Assalzoo, Lea Pallaroni, è stato audito lo scorso 30 gennaio dalle Commissioni Affari sociali e Agricoltura della Camera dei Deputati nell’ambito dei lavori di esame della proposta di regolamento del Parlamento e del Consiglio europeo in materia di piante ottenute mediante nuove tecniche genomiche, tecnologie per allevare le piante introducendo modifiche molto specifiche al Dna. Era il 5 luglio 2023 quando la Commissione Europea presentava la sua proposta di regolamento, che non va a toccare i regolamenti sugli organismi geneticamente modificati (OGM) ma va a regolamentare lo sviluppo delle tecniche di ingegneria genetica, le cosiddette New Genomic Techniques (NGT), conosciute in Italia come Tecniche di Evoluzione Assistita (TEA).
“Come settore mangimistico rappresentiamo le aziende che producono mangimi sia per gli animali da reddito, cioè quelli destinati alla produzione di alimenti da cui derivano i prodotti che mangiamo quotidianamente, sia per gli animali da compagnia, il petfood” è stata la premessa di Lea Pallaroni, che ha poi proseguito fornendo alcuni dati essenziali relativi alle dimensioni della produzione del settore mangimistico. “La produzione – riporta il Direttore Generale – si attesta ormai da anni intorno ai 15 milioni di tonnellate di mangime, con un fatturato nel 2022, che seppure segnato dalla crisi di mercato delle materie prime, è stato di 12 miliardi di euro”. Si tratta di numeri che, se inquadrati all’interno dell’intera filiera zootecnica, “quindi dagli allevamenti a tutto l’indotto della trasformazione e del consumo esclusi ristorazione e distribuzione”, salgono a 130 miliardi di euro. “Siamo un tassello di una filiera importante del Made in Italy”, ha chiosato Pallaroni.
Nel corso dell’audizione Pallaroni ha spiegato come gli operatori del settore mangimistico utilizzino notevoli quantità di materie prime “che sarebbe auspicabile venissero coltivate dai nostri agricoltori a livello nazionale. Al momento, invece, abbiamo un fortissimo deficit di materie prime alimentari, l’Italia ne importa oltre il 65%. Si parla tanto di Made in Italy, ma per realizzarlo abbiamo un fabbisogno di materie prime molto elevato che non è soddisfatto dalla produzione nazionale, costringendo le aziende a ricorrere alle importazioni” e che causa non pochi problemi alla filiera agroalimentare.
“Se consideriamo – ricorda Pallaroni – che tutti i prodotti d’eccellenza, come le DOP, devono essere alimentate con materie prime provenienti dai loro areali di produzione, è fondamentale dare ai nostri agricoltori gli strumenti per riuscire a produrre di più”. Tra gli strumenti che la ricerca offre per migliorare rese e qualità delle produzioni nazionali abbiamo oggi la tecnologia delle NGT: queste rientrano nel campo di applicazione del regolamento europeo in discussione e sono caratterizzate dal fatto di introdurre modificazioni genetiche in una pianta con estrema precisione e senza inserire materiale genetico proveniente da altre specie, quindi si parla di mutagenesi mirata e di cisgenesi. “Va tutto così veloce che rinunciare a un’innovazione come quella che ci dà oggi la tecnologia del genome editing non è nelle nostre possibilità”, ha proseguito Pallaroni, che ha aggiunto: “Abbiamo una tecnica precisissima che ci permette di fornire uno strumento di competitività ai nostri agricoltori e di approvvigionare il nostro mercato interno con le produzioni nazionali con vantaggio per tutti e con maggiori garanzie di sicurezza per gli stessi cittadini. A costo di sembrare ripetitiva, va sottolineato come per noi le NGT rappresentino un’opportunità fondamentale ed è quindi altrettanto fondamentale dare ai nostri agricoltori la possibilità di utilizzare questa nuova tecnologia, in buona parte frutto del lavoro dei nostri centri di ricerca di cui dobbiamo essere orgogliosi per il grande ruolo di avanguardia che hanno sempre avuto nel campo soprattutto della genetica agraria”.
Per quanto riguarda lo specifico del testo del regolamento in discussione a livello europeo, Assalzoo evidenzia alcune criticità e preoccupazioni, in particolare sulla divisione dei prodotti in una Categoria 1 e una Categoria 2: “La preoccupazione principale qual è? Da un lato, che quando un prodotto diventa una ‘Categoria 2’ si possa insinuare nella mente del consumatore l’esistenza di due prodotti diversi, che possono avere due gradi, due rischi o due pericolosità diverse. Dall’altro lato, la possibilità di avere anche etichettature diverse può diventare un ostacolo per l’accesso al mercato di questi prodotti, viste alcune particolari sensibilità del consumatore”. Sulla materia Assalzoo auspica una conclusione rapida dei lavori sul regolamento: “L’auspicio è che si arrivi quanto prima all’approvazione di questo regolamento. Cercheremo chiarezza su quelle che sono poi le definizioni tecniche in un secondo momento, intanto diamo la possibilità alla ricerca di andare avanti con un approccio positivo nei confronti di una tecnologia che la scienza ci dice sicura e che sarà in grado di dare un aiuto importante non solo agli agricoltori, e quindi alla produzione primaria, ma a tutto il sistema agroalimentare italiano, e in generale a quello di tutta l’Unione Europea”.