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Mais e grano duro, in aumento le importazioni nei primi mesi del 2019

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Un calo delle quantità e un corrispettivo aumento dei valori accomunano le importazioni e le esportazioni di cereali, semi oleosi e farine proteiche nei primi mesi del 2019 in Italia. Il Paese si conferma importatore di mais e grano duro mentre fa segnare numeri positivi sul fronte dell’export dei mangimi di cereali. Sono i dati di Anacer, l’Associazione nazionale Cerealisti, elaborati sulle cifre provvisorie dell’Istat e relative al periodo gennaio-aprile.

Importazioni

Rispetto agli stessi cinque mesi del 2018, la quantità di merci arrivate in Italia è leggermente diminuita dello 0,4%, pari a 35.700 tonnellate. È aumentato invece il valore corrispondente, + 184,6 milioni di euro (+8,2%). Tra i cereali in granella – che hanno fatto segnare un aumento complessivo dello 0,7% – sono cresciute le quantità di grano duro (+ 235.000 tonnellate), mais (109.000 t) e altri cereali minori (19.600 t), mentre sono scesi gli arrivi di grano tenero (- 253.000 t) e orzo (- 70.700 t). In risalita anche l’import del riso (tra risone, riso semigreggio e lavorato): + 56.700 t.

Per le farine proteiche c’è stato un calo del 10,2% (- 125.000 tonnellate) di cui – 51.800 t di farina di soia e – 64.600 t di farina di girasole. In controtendenza i semi oleosi che hanno visto un aumento di oltre il 12% pari a + 115.500 t, soprattutto grazie ai buoni numeri dei semi di soia.

Export

Il calo di 50.400 tonnellate (-2,7%) delle quantità ha fatto il paio con un aumento di valori di 71,5 milioni di euro (+5,1%). A pesare in particolare i cereali in granella (- 97.200 t, soprattutto grano duro) mentre sono andate molto bene le esportazioni di mangimi a base di cereali (+13,7% sia in quantità che valore), prodotti trasformati (+ 6,5% in quantità e + 8% in valore), farina di grano tenero (+ 9% e + 15,1%) e pasta (+ 3,2% e + 4,9%). Flessione per riso (- 5,6%) e semola di grano duro (- 11,7%).

Rispetto al 2018 si è allargata la forbice tra import ed export. Il saldo valutario netto, infatti, è passato dal – 843,5 milioni di euro al – 956,6% del 2019. L’esborso di valuta nei primi mesi dell’anno in corso è stato di 2.440,1 milioni di euro (2.255,5 nel 2018) mentre gli introiti hanno raggiunto i 1.483,5 milioni di euro (praticamente stabili rispetto ai 1.412 dell’anno precedente).

 

Foto: Pixabay

red.