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Pascolo: il miglior integratore di salute per i consumatori

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Poche ore di pascolo al giorno migliorano le proprietà salutistiche dei prodotti. Qualche esempio di razionamento per vacche in lattazione

 

L’impiego del pascolo nell’alimentazione dei ruminanti determina un netto miglioramento delle proprietà dietetiche dei prodotti conseguente all’aumento del contenuto di sostanze ad azione salutistica, aspetto oggi molto sentito dai consumatori, mediamente più informati, grazie all’intensa azione mediatica. Sostenere che “il prodotto naturale è più sano” oggi ha un fondamento scientifico molto solido. La presenza di erba fresca nella dieta degli animali determina, sia nel latte che nella carne, l’incremento del livello di sostanze nutraceutiche quali acido linoleico coniugato (CLA), acidi grassi della serie omega 3, vitamine liposolubili, il cui ruolo “protettivo” nei confronti di determinate patologie a carico del sistema cardio-circolatorio e di alcune forme tumorali, è ormai accertato da studi in vitro e in vivo su animali da laboratorio e persino da ricerche in campo umano (Aro et. al, 2000; Pariza, 2004; Mele 2009). Per questi motivi e per la percezione di “naturalità” che un prodotto derivante anche da alimentazione al pascolo offre al consumatore, la qualità dei prodotti ‘da pascolo’ andrebbe riconosciuta e pagata adeguatamente! (Pulina et al., 2008)

 

Ma quanto pascolo è necessario per apportare tali proprietà salutistiche ai prodotti? L’idea di trasformare un’azienda zootecnica intensiva in azienda estensiva, basata prevalentemente sull’alimentazione al pascolo, è improponibile, tenuto conto dell’elevato livello genetico degli animali allevati. Tuttavia non si dovrebbe escludere la possibilità di adottare un sistema semi-intensivo, che consenta agli animali di pascolare anche poche ore al giorno, quel tanto che basta per “integrare” la razione con un alimento ricco di precursori di molecole bioattive. E’ stato infatti dimostrato che, sebbene la presenza di tali sostanze risulti proporzionale alla quantità di erba ingerita, anche limitate percentuali di pascolo nella dieta possono garantire un miglioramento in tal senso: i grafici 1 e 2, tratti da dati riportati da Couvreur et al. (2006) e Dhiman et al. (1999) e la tabella 1 (La Terra et al., 2010) evidenziano come anche una percentuale di pascolo pari al 30% della dieta comporti, rispettivamente, una riduzione dell’indice trombogenico del latte, un sensibile incremento del contenuto di CLA e l’aumento del contenuto di sostanze antiossidanti e di acidi grassi omega 3. Inoltre va ricordato che la possibilità di pascolare anche poche ore al giorno, contribuisce al miglioramento dello stato di benessere degli animali, a fronte di una distribuzione dello stesso foraggio verde in stalla.

 

 

Tabella 1 – Contenuto in sostanze antiossidanti e acidi grassi omega 3 del latte in funzione della percentuale di pascolo nella dieta

 

 

Pascolo nella dieta

% SS

0

30

70

β-carotene μg/g lipidi

3,0

15,2

16,2

Retinolo “

2,5

2,7

3,5

α-tocoferolo “

12,9

13,2

16,0

Acidi grassi ω3 mg/g lipidi

4,5

9,1

12,8

Da La Terra et al., 2010.

 

Ovviamente, laddove si adotti un sistema di “integrazione della dieta con pascolo”, la razione andrebbe riformulata al fine di sfruttare al meglio le poche ore di pascolo a disposizione dell’animale. Ciò per massimizzare il consumo di erba che, da un lato, si tradurrebbe in una riduzione dei costi di alimentazione, dall’altro in un più spiccato effetto sugli aspetti nutraceutici. L’ingestione di sostanza secca al pascolo rappresenta, nella gestione dell’alimentazione dei ruminanti, uno degli aspetti meno facili da controllare e tanto meno da quantificare. Essa risulta fortemente influenzata dalla disponibilità di biomassa verde, dalle caratteristiche chimico-nutritive dell’erba e dalla sua struttura (altezza delle piante, rapporto tra foglie e steli, densità del pascolo). Va peraltro sottolineato che, per ottenere un reale miglioramento degli aspetti salutistici dei prodotti, è necessario che la qualità dell’erba sia elevata. Abbiamo per esempio riscontrato che erba ingerita ad uno stadio biologico avanzato non determinava significativi aumenti del contenuto di CLA di latte ovino, rispetto a latte proveniente da pecore alimentate esclusivamente con foraggi secchi (Avondo et al., 2002)

 

Nella tabella 2 viene riportata la velocità di ingestione (g SS/minuto) di bovini per tipologia di alimento. In presenza di un buon pascolo un bovino è in grado di ingerire fino a 30-40 g di SS al minuto. Pertanto, stando a questi valori indicativi, in 3 ore di pascolamento si potranno raggiungere ingestioni di erba anche superiori a 6-7 kg di sostanza secca.

 

Tabella 2

 

ALIMENTO

VELOCITA’ D’INGESTIONE

g SS/minuto

Pascolo

20 ÷ 40

Fieno/insilato

50 ÷ 70

Mangime sfarinato

250

Mangime pellettato

350

Da Holmes and Matthews, 2001

 

Un altro aspetto da considerare è l’effetto di sostituzione che l’alimento fornito in stalla determina sul consumo di erba. L’effetto di sostituzione rappresenta la riduzione percentuale di erba ingerita per unità di alimento fornito in stalla. Quanto maggiore è tale percentuale, tanto minore sarà il vantaggio di usufruire di un supplemento alimentare al pascolo. Tale sostituzione è la ovvia conseguenza della capacità che possiedono gli animali di autoregolare l’input di nutrienti. Ad eccezione di alcuni individui particolarmente voraci, come nel caso dei caprini, che riescono talvolta ad assumere sostanze nutritive in grande eccesso, senza peraltro manifestare il minimo segno di qualche sofferenza metabolica, normalmente i ruminanti percepiscono, attraverso segnali fisici o umorali, il senso di sazietà. Pertanto, l’ingestione di erba sarà fortemente influenzata da quanto e cosa viene loro fornito in stalla. Non va inoltre dimenticato che gli animali al pascolo (nell’ordine i caprini, gli ovini e i bovini) tendono a selezionare le parti più digeribili e ricche di proteina. Pertanto, le caratteristiche della dieta selezionata al pascolo saranno in molti casi qualitativamente superiori rispetto alle caratteristiche chimico-nutritive della biomassa disponibile.

 

 

Qualche esempio di razione per vacche in lattazione

 

3 ore di pascolamento su erbaio di veccia-loietto

 

Ipotizzando 3 ore di pascolo al giorno su un erbaio di veccia-loietto allo stadio giovanile per vacche da latte a metà lattazione allevate secondo un sistema intensivo basato su razioni unifeed, si può stimare, sulla base dei dati riportati nella tabella precedente, un consumo di pascolo pari a circa 6 kg SS/capo/giorno, tenendo conto di un certo effetto di sostituzione che, seppur in presenza di un pascolo di elevata qualità, non dovrebbe però essere molto alto a causa del limitato tempo a disposizione della bovina per il pascolamento (Bovolenta et al., 2005). Stimando una capacità di ingestione totale di 21 kg SS/capo/d ed applicando un rapporto foraggi/concentrati pari a 60/40 ogni vacca dovrebbe ingerire circa 13 kg SS dalla componente foraggera e 8 kg dai concentrati. Dei 13 kg della componente foraggera circa 6 kg SS proverrebbero quindi dal pascolo ed i restanti 7 kg da insilato e fieno. Nelle tabelle successive sono riportate le caratteristiche della razione ipotizzata e la composizione del concentrato.

 

Dieta 1- Impiego di pascolo giovane di veccia-loietto per 3 ore/d per vacche a metà lattazione

 

Alimenti

TQ, kg

SS, kg

PG, kg

RUPa, kg

NDF, kg

UFL

Erbaio veccia-loietto

30

6

1,32

0,28

2,34

4,92

Silomais 30% granella

11,1

4

0,32

0,09

1,96

3,44

Fieno medica – inizio fior.

3

2,6

0,43

0,15

1,21

1,87

Concentrato (PG 14% tq)

9,5

8,4

1,35

0,64

1,81

9,25

aProteina by pass

 

Dieta 1 – Composizione del concentrato (PG 14% tq)

 

Ingredienti

% tq

Mais farina

35

Orzo farina

21

Polpe secche di bietola

13

Crusca di frumento

9,8

Soia 44

5

Soia intera tostata

5

Carruba

4

Mais glutine

4

Grassi protetti

0,2

Integrazione min-vit

3

 

L’elevata qualità (PG 22 %SS) dell’erbaio di veccia-loietto potrebbe permettere un minor impiego di foraggi in stalla ed in particolare del fieno di medica (3 kg/capo/d) nonchè la formulazione di un concentrato a più basso titolo proteico (14 % tq). Bisognerebbe tuttavia garantire una maggiore percentuale di proteina by pass e zuccheri solubili per equilibrare l’elevato apporto di proteina degradabile che in genere l’erba verde fornisce, al fine di ottenere un’adeguata sincronizzazione della degradabilità ruminale dei carboidrati e delle proteine. La fibrosità minima della razione (NDF razione: circa 35 % SS) per un corretto funzionamento ruminale sarebbe garantita, oltre che dalla base foraggera apportata, anche dall’inclusione nel concentrato di alimenti ricchi in fibra digeribile come le polpe di bietola.

 

 

3 ore di pascolamento su prato stabile

 

Nelle successive tabelle sono riportate le caratteristiche di una razione che preveda 3 ore di pascolamento su prato stabile ad integrare una dieta in stalla basata solo su fieno e concentrato.

Dieta 2- Impiego di pascolo su prato stabile per 3 ore/d per vacche a metà lattazione

 

Alimento

TQ, kg

SS, kg

PG, kg

RUPa, kg

NDF, kg

UFL

Prato stabile

30

6

0,54

0,097

3,42

4,74

Fieno medica – inizio fior.

7

6

1

0,340

2,8

4,3

Concentrato (PG 18% tq)

10,2

9

1,84

0,830

1,61

10,3

aProteina by pass

 

Dieta 2 – Composizione del concentrato (PG 18% tq)

 

Ingredienti

% tq

Mais farina

31

Orzo farina

25

Polpe secche di bietola

10

Soia 44

16,0

Soia intera tostata

10

Carruba

3

Mais glutine

2

Integrazione min-vit

3

 

Tale razione potrebbe adattarsi ad aziende che rientrano anche nel circuito produttivo del Parmigiano Reggiano. In questo caso, è necessario elevare la concentrazione proteica del mangime concentrato (18 % tq) a causa del basso contenuto proteico dell’erba di prato stabile (intorno al 10 %). Inoltre nella composizione del mangime complementare si potrebbe prevedere la presenza di soia intera tostata fino alla massima percentuale consentita (10 %) in grado di fornire proteina by pass e lipidi utili alla sintesi ruminale di acido linoleico coniugato (CLA), in sinergia con l’erba pascolata. Anche tale razione andrebbe a soddisfare i fabbisogni nutritivi di vacche in fase intermedia di lattazione (UFL razione: 0.93/kg SS; PG:16 % SS di cui il 35-36 % by pass).

 

Conclusioni

 

L’impiego di poche ore di pascolo come “complemento” della razione nell’allevamento intensivo della vacca da latte può rappresentare una soluzione per ottenere sia la riduzione dei costi di alimentazione che un sensibile miglioramento delle proprietà salutistiche del latte, nonché un’efficace strategia per conferire un’impronta di naturalità e di benessere animale anche ad allevamenti intensivi di vacche da latte.

 

Marzo – Aprile 2011.

 

Foto: Pixabay

Marcella Avondo e Massimiliano Lanza – Dipartimento di Scienze delle Produzioni Agrarie e Alimentari, Università di Catania