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Prodotto maiale GM, aiuterà la ricerca contro le infezioni che minacciano gli allevamenti

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I ricercatori del Roslin Institute di Edimburgo, il centro di ricerca scozzese che ha dato i natali a Dolly, la prima pecora clonata, hanno messo a punto una nuova tecnica che permette di ottenere animali geneticamente modificati con un’efficienza 10 volte superiore rispetto ai metodi standard e senza dover utilizzare geni per la resistenza agli antibiotici. E’ proprio questa nuova tecnica che ha reso possibile la nascita di Pig 26, un maiale la cui generazione rientra in un più ampio progetto per creare maiali più resistenti a diverse infezioni, come la febbre suina africana.

  Foto: Pixabay

La nuova metodica prevede di agire direttamente sullo zigote, la cellula che si forma dall’unione di ovulo e spermatozoo. La sua efficacia, variabile tra il 10 e il 15%, è decisamente superiore rispetto a quella di altre tecniche di ingegneria genetica, che spesso non raggiunge nemmeno l’1%. Nel caso di Pig 26, la modifica introdotta nel Dna è solo una e consiste nell’eliminazione di uno solo dei mattoni che formano il codice genetico. “Pig 26 ha una specifica delezione di base – spiega Bruce Whitelaw, espero del centro di ricerca scozzese -. Dei suoi 3 miliardi di basi, ne abbiamo rimossa una esattamente da dove volevamo rimuoverla”. “Possiamo farlo – prosegue l’esperto – senza nessun marcatore o traccia. Finché non si esamina com’è avvenuto il processo non c’è modo di sapere come si è generata la mutazione. Potrebbe essere avvenuta naturalmente”. In altre parole, conclude Whitelaw, si tratta di una forma di “ingegneria genetica pulita” che mima il naturale processo dell’evoluzione.

Silvia Soligon