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Questione di prospettive

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L’Assemblea, il nostro appuntamento annuale, si è svolta in un clima moderatamente positivo. A giugno l’ISTAT ha rivisto in rialzo le stime del primo trimestre 2017, con il PIL che raggiunge un incoraggiante 0,4% su base trimestrale e 1,2% su base annua. Il settore agricolo contribuisce con un positivo +4,2%, mentre l’industria registra un risultato negativo (-0,3%).


È il settore agricolo, quindi, a far registrare il maggior incremento congiunturale, tuttavia il dato macroscopicamente a vantaggio dell’agricoltura viene alquanto ridotto se si valuta l’andamento tendenziale (primo trimestre 2017 su primo trimestre 2016) che scende ad un modesto +0,1%. Utile ricordare che nel 2016 il valore aggiunto di agricoltura, silvicoltura e pesca ha segnato un calo del 5,4% a prezzi correnti.

Nonostante l’industria sia l’unica, rispetto ad agricoltura e servizi, a segnare un valore negativo si percepisce un clima di moderato entusiasmo economico, giustificato dal fatto che in termini tendenziali il valore aggiunto è salito dello 0,6%, con le imprese che auspicano che il Piano nazionale Industria 4.0 rappresenti realmente il punto di partenza per un vero e proprio piano strategico industriale. Piano strategico che ha portato ad un aumento degli investimenti fissi lordi su base annua (+2,3%) e dell’export agroalimentare che, con un +8%, arriva a 7,7 miliardi di euro nel primo trimestre 2017.
C’è un tessuto industriale che “ci crede”!

Purtroppo si percepisce un clima chiaramente anti-industriale; non stupiscono, infatti, i risultati dell’indagine “La produzione industriale dei beni di largo consumo nella rappresentazione televisiva” condotta dall’Osservatorio di Pavia, noto istituto di ricerca indipendente specializzato nell’analisi dei media, secondo cui si ravvisa un atteggiamento di pregiudizio nei confronti dell’industria, specialmente quella alimentare,e “si coglie una predominanza di fattori culturali soggettivi degli autori che finiscono per pre-orientare e pre-determinare le tesi e i contenuti presenti nei programmi”. La ricerca mette in evidenza una vera e propria dicotomia tra naturale, buono, piccolo e sano contro industriale, cattivo, grande e nocivo. Una dualità avvalorata più dall’uso sapiente di musiche, immagini, colori che non da vere e proprie argomentazioni.

Il settore zootecnico non sfugge a questo clima di attacco sferrato sia dalla televisione,che perde la propria indispensabile funzione pubblica di educazione, sia da una minoranza – gli ultimi dati Eurisko limitano la popolazione vegetariana al 4% – in grado di dare prepotentemente voce alle proprie convinzioni.

Alberto Allodi