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Stalle a rischio per l’impennata dei prezzi, ma arriva l’aiuto dell’Europa

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Allevatori alle prese con rincari mai visti di mangimi ed energia, ma i nuovi pagamenti diretti dalla politica agricola comune (Pac) si confermano un importante sostegno. Se ne è parlato durante il convegno “Il futuro delle stalle italiane tra nuova Pac e mercato” organizzato da Ismea in collaborazione con la regione Lombardia nell’ambito della Fiera agricola Zootecnica Italiana a Montichiari. All’appuntamento sono intervenuti il presidente dell’Ismea Angelo Frascarelli, l’assessore all’Agricoltura, Alimentazione e Sistemi Verdi della regione Lombardia Fabio Rolfi, il responsabile della direzione servizi per lo Sviluppo Rurale di Ismea Fabio Del Bravo e il global clients director NielsenIQ Stefano Galli.

L’impennata dei costi di produzione per le stalle italiane

La zootecnia bovina sta vivendo un’altra stagione molto critica sul fronte delle redditività, nonostante anche il prezzo del latte si posizioni su livelli storicamente molto elevati. I prezzi dei mangimi sono infatti ai massimi del decennio e i listini dell’energia schizzati di oltre il 300% in un anno. Un quadro reso ulteriormente complesso dai timori di una contrazione degli acquisti delle famiglie, zavorrati da un’inflazione che non si vedeva da quasi 40 anni.

“L’impatto dei costi sui conti degli allevamenti nazionali e in particolare dei bovini da latte è importante”, ha rimarcato Fabio Del Bravo di Ismea. “Complessivamente, secondo l’indice Ismea dei prezzi dei mezzi correnti di produzione, la zootecnia ha avuto un aggravio per l’acquisto degli input del 21% nel periodo gennaio-settembre, che sale al 25% nel caso specifico degli allevamenti di bovini da latte. Per un allevamento medio grande della Lombardia (100-250 capi) produrre 100 litri di latte costa oggi quasi 51 euro (nel caso di latte non destinato al circuito Dop) e oltre i 53 euro (per la produzione di formaggi Dop). Un anno fa costava rispettivamente 47 euro e 49 euro e andando ancora a ritroso, nel 2020 superava di poco i 47 euro per 100 litri”.

L’effetto congiunto con la perdurante calura estiva è stata una battuta d’arresto della produzione di latte nazionale nei primi sette mesi del 2022, dopo il +3,3% registrato nel 2021 e il +4,5% del 2020, pur con qualche differenza evidente a livello territoriale.

Il ruolo della Pac

La zootecnia da latte è fortemente influenzata dai cambiamenti della Pac, in quanto ha sempre beneficiato di un importante sostegno pubblico. Come ha spiegato il prof. Angelo Frascarelli nel suo intervento introduttivo, la nuova Pac introduce grandi cambiamenti per le aziende zootecniche da latte: “Fino al 2022 gli allevatori di bovini da latte beneficiavano di tre tipologie di pagamenti diretti: pagamento di base, greening e accoppiato. Dal 1° gennaio 2023 l’allevatore potrà usufruire di quattro tipologie di pagamenti diretti. Se il nuovo pagamento di base porterà a una diminuzione del livello di sostegno e il pagamento greening sarà soppresso, l’allevatore potrà tuttavia beneficiare dell’Ecoschema 1, che orienta l’allevamento verso un minor uso di antibiotici. Inoltre, il sostegno accoppiato conferma lo stesso livello di sostegno in vigore già oggi. I nuovi pagamenti diretti confermano un importante sostegno che contribuisce alla redditività delle imprese zootecniche da latte insieme a un rinnovato orientamento al mercato”.

La fiducia del settore secondo le rilevazioni Ismea

La gestione dei costi correnti ha rappresentato la principale preoccupazione degli allevatori durante l’estate, secondo quanto emerso poi dall’indagine Ismea sul Clima di Fiducia. Per i prossimi mesi è previsto un ulteriore peggioramento del sentiment degli operatori, nonostante l’aumento della remunerazione del prodotto alla stalla (55 euro/100 litri nel mese di agosto e settembre, +43% rispetto a un anno fa), con la prospettiva di arrivare a dicembre a 60 euro, in base al contratto siglato in Lombardia.

La fiducia delle imprese si riaccende solo con riferimento a un orizzonte temporale più lungo, i prossimi due-tre anni, anche se non manca chi prospetta una chiusura dell’attività a causa della bassa redditività, ma anche per raggiunti limiti di età e mancanza di successore. Un’altra fonte di preoccupazione della filiera è rappresentata dalla domanda finale, in un contesto di forte riduzione del potere di acquisto delle famiglie, alle prese con un’inflazione alle stelle.

“Si notano i primi segnali di contrazione dei volumi (-0,8%), più evidenti al Sud (-2,4%), dove si concentra la spesa delle famiglie con minore disponibilità di reddito”, ha spiegato Stefano Galli, global clients director NielsenIQ. “I numeri sono chiari e certificano una difficoltà oggettiva per le aziende agricole, soprattutto in Lombardia, cuore pulsante della zootecnia italiana ed europea – ha concluso Fabio Rolfi, assessore all’Agricoltura, Alimentazione e Sistemi verdi della Regione Lombardia -. Servirà una interazione forte tra Regioni, Ismea e Governo per mettere in campo azioni concrete di sostegno alle imprese, soprattutto su energia e mangimi. Senza interventi sostanziosi rischiamo nei prossimi mesi una crescita dell’inflazione, un calo dei consumi e la perdita di molte aziende. Dobbiamo tutelare la redditività delle imprese”.

Foto: fonte Pixabay