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Francesco Lollobrigida, il ministro alla guida dell’agroalimentare italiano

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Per Francesco Lollobrigida, nuovo ministro dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare, “l’agricoltura è uno dei pilastri della nostra nazione”. L’esponente di Fratelli d’Italia, fedelissimo della neo presidente del Consiglio Giorgia Meloni, è nato a Tivoli cinquant’anni fa ma vive a Roma, dove si è laureato in giurisprudenza. Lollobrigida succedendo all’ormai ex ministro del M5S Stefano Patuanelli si appresta a guidare un dicastero che già nel nuovo nome evoca un indirizzo politico orientato alla difesa del marchio italiano.

La carriera politica

Se esiste un “cerchio magico” di Giorgia Meloni, di questo fa certamente parte il neo ministro. Ex capogruppo alla Camera di Fratelli d’Italia, Francesco Lollobrigida è legato a Giorgia Meloni anche da un rapporto di parentela, avendone sposato la sorella Arianna. Il cursus honorum del nuovo ministro dell’Agricoltura è sin dall’inizio legato con Meloni con cui condivide dagli anni Novanta l’esperienza politica nelle sezioni del Fronte della Gioventù, storica organizzazione giovanile della destra. La carriera prosegue dentro Azione studentesca, organizzazione degli studenti di Alleanza Nazionale, fino al passaggio nelle istituzioni. Nel 1996 è consigliere comunale a Subiaco, nel 1998 viene eletto consigliere provinciale a Roma. L’approdo al Consiglio regionale del Lazio arriva invece nel 2006.

Parallelamente Lollobrigida continua la scalata anche alle cariche di partito. Nel 2008 diventa presidente di Alleanza Nazionale nella sezione provinciale di Roma e dal 2010 al 2012 è presidente del Popolo della Libertà (PdL). Arrivano anche i primi incarichi di governo, sempre a livello locale, con la nomina nel 2010 ad assessore alla Mobilità e ai trasporti nella giunta regionale guidata da Renata Polverini. L’anno della svolta, per Lollobrigida come per tutti i più stretti collaboratori di Giorgia Meloni, è il 2012, quando la neo-premier, Ignazio La Russa e Guido Crosetto danno vita a Fratelli d’Italia, partito del quale diventa Responsabile nazionale organizzazione. Da qui il passaggio al Parlamento nazionale, con l’elezione a deputato nel 2018 e la successiva assunzione della carica di Capogruppo del suo partito. Lollobrigida viene poi rieletto lo scorso 25 settembre sempre alla Camera, ed è riconfermato Capogruppo, fino al momento della chiamata nell’esecutivo.

Il nuovo ministero dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare

In concomitanza con la formazione del nuovo governo, quello che fino a pochi giorni fa era il ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali è stato trasformato nel ministero dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare. Un cambio di denominazione che ha destato l’attenzione dell’opinione pubblica per quel richiamo associato da molti al sovranismo politico, se non confuso con una sorta di autarchia. Ma a tratteggiare le caratteristiche del nuovo indirizzo politico è lo stesso Lollobrigida che riguardo al concetto di “sovranità alimentare” ha dichiarato: “Non è inedito, ce l’hanno anche in Francia e sono quelli che hanno difeso meglio i loro prodotti, quindi riteniamo sia completamente in linea con la vocazione che avremo anche noi”. Mentre nel passaggio di consegne con Stefano Patuanelli (M5S) ha ribadito: “La collaborazione in difesa della produzione italiana è un sentimento che ci accomuna”.

Come ha ricordato lo stesso Lollobrigida il concetto di “sovranità alimentare” fu coniato per la prima volta nel 1996 da Via Campesina, un’organizzazione internazionale non governativa composta da decine di piccole e medie organizzazioni di contadini di oltre 80 paesi. Nello specifico, la sovranità alimentare è un modello di gestione delle risorse alimentari che ha come priorità e motore delle proprie politiche non la massimizzazione del profitto economico ma la soddisfazione delle esigenze alimentari delle persone; che promuove un tipo di produzione alimentare sostenibile e rispettosa del lavoro di chi produce il cibo; che punta a incoraggiare le economie alimentari locali, riducendo la distanza tra fornitori e consumatori, lo spreco e la dipendenza da società distanti dai luoghi in cui il cibo viene prodotto.

La sovranità alimentare si propone quindi di dare il controllo delle risorse alimentari soprattutto a chi le produce, le distribuisce e le consuma anziché a grandi aziende che le utilizzano come mezzo per arricchirsi. La sovranità alimentare mira infine a valorizzare le conoscenze tradizionali sulla produzione delle risorse alimentari e la loro trasmissione di generazione in generazione, e promuove l’utilizzo di metodi e mezzi di gestione delle medesime risorse alimentari che siano sostenibili dal punto di vista ambientale.

I motivi di questa scelta politica li riassume il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini: “Un impegno per investire nella crescita del settore, estendere le competenze all’intera filiera agroalimentare, ridurre la dipendenza dall’estero, valorizzare la biodiversità del nostro territorio e garantire agli italiani la fornitura di prodotti alimentari nazionali di alta qualità”.

Secondo Barbara Nappini, presidente di Slow Food Italia, il concetto di “sovranità alimentare” non è sinonimo di autarchia. “È il diritto dei popoli a determinare le proprie politiche alimentari senza costrizioni esterne legate a interessi privati e specifici – spiega – è un concetto ampio e complesso che sancisce l’importanza della connessione tra territori, comunità e cibo, e pone la questione dell’uso delle risorse in un’ottica di bene comune, in antitesi a un utilizzo scellerato per il profitto di alcuni”. Ed è anche “un concetto quanto mai attuale oggi: non a caso Slow Food si occupa di sovranità alimentare, supportando e promuovendo in tutto il mondo i sistemi locali del cibo in grado di combattere lo spreco alimentare”.

Le priorità del nuovo ministro

La sovranità alimentare andrebbe di pari passo con tutte le battaglie dell’Italia in seno all’Europa: dalla tutela delle produzioni nazionali di alto livello, con le Dop e le Igp, a quelle contro il Nutriscore, il Prosek, e l’aceto balsamico sloveno, l’arrivo del cibo sintetico in tavola e gli accordi internazionali che penalizzano il Made in Italy.

Infine tra le prime misure annunciate dal ministro Lollobrigida c’è l’eliminazione del limite ai terreni incolti. “Abbiamo 1 milione di ettari coltivabili – ha spiegato il nuovo ministro dell’Agricoltura e Sovranità alimentare – non basta quello che ci mette a disposizione l’Europa e quindi è necessaria una riforma della Pac che si liberi dall’ideologia intrinseca del Farm to Fork, perché la sensibilità ambientale è sentita anche in Italia che può dire di avere una delle agricolture da sempre più sostenibili”.

Foto: fonte Facebook