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Trenta anni di piante geneticamente modificate

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Nel Maggio del 1983 nei laboratori dell’Università di Gent, in Belgio, per la prima volta Marc van Montagu e Jeff Schell riuscirono a introdurre ed esprimere un gene ospite in una piantina di tabacco, inaugurando di fatto l’era dell’ingegneria genetica nel settore della biologia vegetale. Un traguardo di portata scientifica inestimabile che ha rivoluzionato tanto la ricerca di base, quanto quella applicata al miglioramento genetico delle piante coltivate. L’evento è celebrato con un numero speciale dalla più prestigiosa rivista scientifica internazionale Nature nel quale viene affrontato, da angolazioni diverse, il dibattito ormai decennale sugli Organismi Geneticamente Modificati (OGM).

 

 

 
A 30 anni dalla prima pianta geneticamente modificata, quale è oggi l’impatto della tecnologia sull’agricoltura mondiale? Lo scorso anno più di 170 milioni di ettari in 28 Paesi sono stati coltivati con colture transgeniche, rappresentando l’11% dei terreni attualmente coltivabili nel mondo. Negli Stati Uniti, il Paese maggiore sfruttatore della tecnologia GM, il 90% delle piantagioni di cotone, mais, soia e colza si basa su varietà geneticamente modificate; lo scorso anno piante GM sono state utilizzate per la prima volta anche a Cuba e in Sudan. Dei circa 30 caratteri utili che sono attualmente ingegnerizzate in piante di interesse agrario, i più sfruttati sono quelli che conferiscono resistenza ad erbicidi e insetti, con indiscussi successi dal punto di vista produttivo. Ma, come riporta Nature in un editoriale intitolato ‘una promessa appannata’, per molti le speranze dell’ingegneria genetica si sono scontrate con enormi difficoltà di accettazione da parte dell’opinione pubblica. Ed è sensazione abbastanza diffusa che queste modificazioni hanno dato grandi vantaggi economici all’industria sementiera e agli agricoltori che le hanno sfruttate, senza avere importanti ricadute sul consumatori finale, contribuendo alla percezione di non-necessità di piante GM.

 


Tuttavia, una nuova generazione di piante GM lascerà a breve i laboratori, per dare risposte a nuovi problemi del mercato e quindi più vicini ai consumatori finali. Ad esempio il Golden Rice, il famoso Riso dorato che porta ad un arricchimento di provitamina A nella granella, è attualmente in valutazione in campo nelle Filippine e potrebbe raggiungere gli agricoltori già nel 2014. Altre applicazioni derivano direttamente dalle enormi conoscenze che si stanno acquisendo nei laboratori di tutto il mondo sui genomi delle piante e, più in generale, dalla capacità della scienza genomica di identificare le basi genetiche dei caratteri agronomici. Sarà quindi possibile modificare specificatamente e con alta precisione il materiale genetico della pianta stessa, senza la necessità di ricorrere a geni da altre specie, superando in questo modo una delle critiche più grandi mosse oggigiorno all’ingegneria genetica. Nel riso, la suscettibilità ad un batterio patogeno è già stata superata semplicemente eliminando dal materiale genetico della pianta la sequenza di DNA che conferiva quella caratteristica. Allo stesso modo, ricercatori dell’Università di Bologna hanno trasferito la resistenza alla ticchiolatura, mediante trasformazione genetica, da piante di melo che portano il gene di resistenza a piante di una varietà suscettibile. Negli Stati Uniti i legislatori hanno già suggerito che organismi modificati con tecniche che non prevedono trasferimento di DNA da altre specie, bensì utilizzando il patrimonio genetico della stessa specie (e per questo motivo denominati cisgenici), saranno trattati in modo diverso rispetto agli OGM convenzionali.

 


Anche questi prodotti dovranno per forza e comunque dimostrare i loro benefici in campo, attraverso prove replicate in più località sotto stretto controllo. Ed è anche in questo settore che la ricerca scientifica in Italia oggi è al palo, nonostante il 55% degli Italiani pensi che sia utile continuare gli studi sugli OGM. Quello che è certo è che le nuove sfide della moderna Agricoltura si baseranno sempre più sulla Scienza e Innovazione tecnologica e sulla velocità con cui i prodotti della ricerca e le tecniche che ne derivano raggiungono l’azienda agraria. La Scienza applicata all’Agricoltura rappresenta il motore dell’aggiornamento ed è direttamente coinvolta nel disegnare i nuovi orizzonti dell’Agricoltura, dell’Alimentazione e dell’Ambiente. L’aumento delle produzioni agricole, la stabilità delle produzioni e la qualità dei prodotti sono i tre imperativi categorici ai quali l’agricoltura moderna deve rispondere per garantire cibo a sufficienza all’uomo e agli animali domestici. Questi obiettivi saranno raggiunti solo rispettando le regole delle razionali pratiche agricole dettate dall’innovazione tecnologica, che si basa sulla conoscenza.


 
*Consiglio per la Ricerca e la Sperimentazione in AgricolturaCentro di Ricerca per la Genomica e la Postgenomica Animale e Vegetale, Fiorenzuola d’Arda (PC)

 Foto: Pixabay

*Alessandro Tondelli