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UE: nel 2018 produzione di carne bovina in lieve rialzo

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Nel 2018 la produzione di carne bovina nell’Unione Europea dovrebbe registrare un lieve incremento, pari allo 0,5%. Merito delle macellazioni di capi più pesanti e di giovani femmine non riutilizzate per la rimonta nella filiera del latte, secondo l’Ismea (Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare) che illustra i risultati delle analisi condotte dalla Commissione Europea sulla situazione dei mercati agricoli nell’estate 2018.

L’Istituto precisa nel 2017 la mandria europea si è ridotta dell’1%, a causa della flessione registrata nei vecchi paesi EU (EU-15), mentre è cresciuta nella maggior parte dei 13 nuovi Paesi EU (EU-N13). Nello specifico, la mandria da latte è diminuita di circa l’1% a causa della ristrutturazione degli allevamenti in alcuni Paesi Membri, soprattutto nei Paesi Bassi. La mandria da carne è rimasta invece stabile, nonostante le flessioni rilevate in Francia, Belgio e Irlanda.

Nel primo trimestre 2018 la produzione netta di carne bovina è cresciuta del 2% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. È aumentata sia nell’UE-15 (+1,7%) che nell’EU-N13 (+4,8%). La gran parte dell’incremento dei capi macellati è dovuta al maggior numero di vitelloni e manze e da un generalizzato aumento del peso medio dei capi macellati.

L’Ismea sottolinea che le macellazioni di vitelli e vitelle restano modeste. Il legame tra il mercato del latte e quello della carne continua a essere molto stretto, tanto che i due terzi della produzione di carne bovina deriva dalla mandria da latte. Come anticipato, una buona parte dell’offerta attuale è infatti rappresentata da giovani femmine che non sono state riutilizzate per la rimonta nel circuito della produzione del latte. Di conseguenza, nel 2018 la produzione di carne dovrebbe aumentare dello 0,5%. In particolare, dovrebbe crescere in alcuni paesi che hanno un ruolo consolidato nella produzione di carne, come Italia, Francia, Regno Unito e Austria, e in alcuni paesi dell’est Europa (soprattutto Polonia), compensando le contrazioni riportate in altri Stati Membri (Paesi Bassi, Romania, Germania e Belgio).

Secondo la Commissione, le esportazioni di bovini vivi nel primo quadrimestre 2018 sono aumentate del 13% rispetto all’analogo periodo del 2017. La maggior parte sono dirette nell’area del Mediterraneo: la Turchia nel 2017 ha assorbito da sola un terzo delle esportazioni di animali vivi e rimane il principale cliente dell’UE anche nei primi quattro mesi del 2018. Sono aumentate anche le esportazioni verso Israele, mentre sono diminuite significativamente quelle verso Hong Kong (-7%) e soprattutto verso Bosnia ed Erzegovina (-17%), anche se questi Paesi restano tra i primi tre clienti europei. Nel frattempo, Brasile, Stati Uniti e Argentina, i maggiori produttori mondiali, stanno incrementando le esportazioni anche verso i tradizionali mercati europei (Hong Kong, Svizzera e Filippine). L’Ismea precisa quindi che secondo la Commissione nel 2018 l’export dovrebbe subire una flessione del 6%, e che le possibilità di miglioramento potrebbero derivare soltanto da un aumento degli acquisti da parte di Turchia e Israele.

Nel primo quadrimestre del 2018 le importazioni sono cresciute significativamente, anche se secondo l’Ismea l’incremento potrebbe essere dovuto al nuovo sistema di gestione delle quote tariffarie (Trq), che prevede l’assegnazione per ordine di richiesta e comporta quindi la concentrazione degli invii nella prima parte dell’anno. Secondo quanto riportato dalla Commissione, nel 2018 le importazioni potrebbero registrare un incremento complessivo dell’8% rispetto al 2017. Le maggiori importazioni comporteranno una pressione sull’offerta europea, che potrebbe rendere i prezzi medi più contenuti.

Foto: © contrastwerkstatt – Fotolia

redazione