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Acquacoltura: in 20 anni produzione triplicata

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Negli ultimi 20 anni la produzione dell’acquacoltura è più che triplicata. Ha raggiunto i 78 milioni di tonnellate, attestandosi come il settore alimentare in più rapida crescita. A comunicarlo è la Fao (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura), secondo cui la dinamicità del comparto è dovuta al fatto che la produzione di pesce d’allevamento è molto meno legata all’andamento delle stagioni e risulta più costante rispetto alla pesca in mare aperto.

Proprio grazie alla sua prevedibilità e alla capacità di offrire prodotti standardizzati, l’acquacoltura garantisce forniture più ingenti e a lungo termine. Inoltre, una gestione efficiente permette di minimizzare gli sprechi, migliorare la salubrità dei prodotti e investire negli impianti di stoccaggio refrigerati. Tutti questi fattori consentono ai supermercati di assicurare la presenza di prodotti ittici durante tutto l’anno.

La Fao evidenzia che la maggior parte degli allevamenti di pesce si trova in Asia. Ma i tassi di crescita più elevati dell’acquacoltura si riscontrano in Africa e in sud e centro America. Recentemente il mercato sta subendo delle modifiche: ci sono meno operatori, ma di dimensioni più grandi, che stanno trasformando la struttura dell’industria. Questo processo risulta piuttosto avanzato nei mercati di gamberetti, tilapie, salmone atlantico, spigole e orate.

L’Organizzazione sottolinea che sta cambiando anche il consumo di pesce. Per esempio, per la prima volta gli Stati Uniti hanno importato più tonno fresco del Giappone. Inoltre, cresce la domanda da parte dei paesi in via di sviluppo, che stanno anche rafforzando la produzione interna. Dal 2013 il salmone e la trota hanno superato i gamberetti come beni più commercializzati in termini di valore. Nel 2014 il Vietnam ha superato la Tailandia, diventano il terzo maggior esportatore di prodotti ittici, grazie alla rapida internazionalizzazione del commercio del pangasio. Infine, il commercio di polipi è cresciuto molto negli ultimi anni, mentre le vendite dei calamari sono apparse fiacche.

 

Foto: Pixabay

redazione