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Agroalimentare italiano al terzo posto in UE per valore della produzione

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Un recente rapporto dell’ISMEA (Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare) ha svelato importanti tendenze riguardanti il settore agroalimentare italiano, confermando la sua posizione di rilievo nell’Unione Europea nonostante alcune sfide significative.

Secondo il comunicato stampa con cui ISMEA ha presentato il rapporto, nel periodo compreso tra il 2012 e il 2022 l’industria alimentare italiana ha dimostrato una crescita costante, mentre il settore agricolo ha affrontato anni difficili, in parte a causa delle avversità climatiche. Il 2022 è stato segnato come l’anno più caldo e meno piovoso mai registrato in Italia, con il 2023 che non sembra promettere miglioramenti. Questo ha portato l’Italia a scivolare al terzo posto nella classifica europea della produzione agricola, superata da Francia e Germania. Inoltre, dal 2021, l’Italia ha perso il primato del valore aggiunto a favore della Francia, che era stato quasi costantemente detenuto dal nostro Paese nel corso del decennio. Nonostante queste sfide, l’Italia rimane un attore fondamentale nella produzione agricola dell’Unione Europea, contribuendo al 14% del totale della produzione agricola: in particolare, l’Italia ha una posizione di rilievo nella produzione di vino, con il 37% del totale dell’UE, e di olio d’oliva, con il 33%, e anche nel settore della frutta, con il 18% della produzione dell’UE, l’Italia è competitiva, nonostante la forte concorrenza spagnola.

L’Italia eccelle e primeggia invece nelle attività secondarie e nei servizi legati all’agricoltura, che costituiscono il 18% della produzione agricola nazionale e confermano il suo ruolo di leader europeo nella diversificazione e nella multifunzionalità del settore agricolo.

Oltre agli ostacoli climatici, ci sono debolezze strutturali nel settore agricolo italiano, come la mancanza di giovani imprenditori (solo il 9%, contro il 12% della media UE) e la conseguente scarsa formazione di chi guida le aziende agricole. La frammentazione del tessuto produttivo è un altro problema, nonostante un aumento della superficie delle aziende agricole nell’ultimo decennio, indicando la necessità di una maggiore concentrazione e riorganizzazione.

Dal lato dell’industria alimentare, l’Italia si colloca al terzo posto tra i paesi dell’UE ma con un trend positivo rispetto ai principali partner. L’Italia, che contribuisce al 12% del valore aggiunto totale, è leader nel settore della pasta (oltre il 73% del fatturato dell’UE) e ha un ruolo di rilievo nel vino (28%), nei prodotti da forno e nei biscotti (21%), oltre a essere competitiva nell’industria del caffè, del tè, delle tisane e nell’industria molitoria e del riso.