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Carne d’agnello IGP, la tradizione italiana dalla Sardegna alla Calabria

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di Andrea Spinelli Barrile, Redazione

La carne d’agnello IGP (Indicazione Geografica Protetta) italiana sta emergendo come una delle eccellenze più prestigiose nel panorama agroalimentare del Paese, con numeri che testimoniano la sua crescente importanza. 

Attraverso un’analisi delle principali produzioni IGP di carne d’agnello è possibile comprendere meglio il contributo significativo che questo settore apporta all’economia e alle tradizioni gastronomiche italiane. 

L’IGP è una certificazione che garantisce l’origine geografica di un prodotto, attestandone qualità e autenticità. Nel caso della carne d’agnello diverse regioni italiane vantano una lunga tradizione nella produzione di questa prelibatezza, ottenendo l’IGP grazie alle particolari caratteristiche del territorio e alle metodologie di allevamento tradizionali. Attualmente l’Italia vanta diverse produzioni IGP di carne d’agnello, con numeri che testimoniano la vitalità del settore: nel corso dell’ultimo anno la produzione di carne d’agnello IGP è cresciuta del 7%, raggiungendo la cifra di 50 mila tonnellate, secondo i dati forniti dall’Istituto nazionale di statistica (Istat). Questo incremento è il risultato di un impegno costante nel preservare le antiche tecniche di allevamento e di una crescente attenzione dei consumatori verso prodotti di alta qualità e provenienza certificata. 

La carne d’agnello IGP non solo contribuisce alla conservazione delle tradizioni locali, ma offre anche benefici ambientali ed economici: i dati del Ministero delle Politiche Agricole evidenziano che il settore di questa tipologia di carne ha generato un fatturato di oltre 300 milioni di euro nel 2022, con un impatto significativo sulle economie regionali. Inoltre il marchio IGP promuove pratiche agricole sostenibili e il benessere degli animali e impone controlli severi sulla tracciabilità del prodotto, garantendo che ogni pezzo di carne possa essere ricondotto al suo luogo d’origine. E così anche la carne d’agnello IGP, oltre che per il gusto, si distingue per il suo impegno verso la sostenibilità ambientale, con allevamenti certificati che rispettano rigorosi standard per il benessere degli animali, la tracciabilità del prodotto e la riduzione dell’impatto ambientale. 

Le eccellenze regionali: dalla Sardegna alla Calabria

Le diverse regioni italiane che producono carne d’agnello IGP portano ognuna la propria identità gastronomica al tavolo. La Sardegna, ad esempio, brilla per la sua tradizione nella produzione di carne d’agnello, con razze autoctone come la Sarda e la Massese caratterizzate da un sapore unico e riconoscibile. La Calabria si distingue per la sua razza Bergamasca, una delle protagoniste della “rinascita” del settore, con una produzione che ha registrato un aumento del 15% nell’ultimo anno.

Nel centro Italia l’Umbria si fa notare con l’agnello della razza Appenninica, caratterizzato da una carne magra e gustosa. Questa regione, con la sua forte vocazione agricola, sta contribuendo in modo significativo all’economia locale attraverso la produzione di carne d’agnello IGP. 

Prospettive future: innovazione e valorizzazione del territorio

Guardando al futuro, il settore della carne d’agnello IGP si prepara ad affrontare sfide e opportunità. L’innovazione tecnologica, la promozione dell’export e la valorizzazione del territorio sono al centro delle strategie di crescita. L’obiettivo è consolidare la posizione dell’Italia come produttrice di carne d’agnello di alta qualità, promuovendo al contempo la sostenibilità e il rispetto delle tradizioni locali. La digitalizzazione gioca un ruolo chiave nel plasmare il futuro del settore: applicazioni e piattaforme online offrono informazioni dettagliate sulla provenienza e sulle caratteristiche della carne d’agnello IGP, avvicinando produttori e consumatori e creando una connessione più diretta tra chi produce e chi apprezza.

Oltre a essere un piacere gastronomico, la carne d’agnello IGP italiana è anche un settore che contribuisce attivamente all’economia locale e alla sostenibilità ambientale. I numeri in crescita riflettono l’entusiasmo crescente dei consumatori per prodotti autentici e di alta qualità, mentre i progetti innovativi promettono di portare la carne d’agnello IGP verso un futuro ancor più promettente. Questa eccellenza italiana va oltre il piatto, rappresentando un patrimonio culturale, economico e ambientale che merita di essere celebrato.

Gli arrosticini abruzzesi

Non si può parlare di carne d’agnello IGP in Italia senza citare i “sovrani” della carne ovina alla brace: gli arrosticini abruzzesi. 

L’arrosticino abruzzese viaggia verso la certificazione europea: è in corso al ministero delle Politiche agricole la fase istruttoria, avviata già da due anni, per ottenere il riconoscimento IGP in Europa. Oggi sono circa 12 mila le persone che producono un reddito grazie alla realizzazione, alla distribuzione e alla commercializzazione dell’arrosticino. E il conferimento del marchio IGP ne rafforzerebbe le potenzialità. 

Noti anche come “rustell”, gli arrosticini tradizionali abruzzesi sono formati da pezzetti di carne cubica dello spessore di circa un centimetro per lato, sapientemente infilati uno a uno su un bastoncino di legno sottile, lungo al massimo 20 centimetri. Un po’ di carne, un po’ di grasso, un po’ di parte tendinea, il segreto per la ricetta dell’arrosticino perfetto sta tutto nella qualità del prodotto che viene utilizzato. Un piatto tipico della tradizione agropastorale abruzzese che ha varcato i confini d’Abruzzo approdando sulle tavole di mezza Italia.