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Cina, entro 5 anni prevista produzione di soia e mais Gm

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Entro i prossimi cinque anni, la Cina dovrebbe avviare la produzione di mais e soia geneticamente modificati. Lo ha comunicato Jianmin Wan, docente della Chinese Academy of Engineering di Pechino, che ha presentato gli sviluppi del progetto “Major and Special GM Project”, che prevede lo sviluppo e la commercializzazione di nuove varietà di colture Gm.

Il progetto è stato istituito nel 2008 e prevede l’investimento di 3,6 miliardi di dollari statunitensi – di cui 1,8 miliardi elargiti dal governo -, per promuovere la ricerca e lo sviluppo di prodotti geneticamente modificati entro 15 anni. Il piano prevede, in particolare, la produzione di riso, grano, mais, soia e cotone. Finora sono state approvate 124 varietà, tutte di cotone Gm resistente agli insetti. Nel periodo compreso tra il 2008 e il 2015, i semi di queste nuove varietà sono stati piantati complessivamente su 26,7 milioni di ettari – pari al 95% del terreno dedicato alla produzione di cotone -, hanno ridotto l’uso dei pesticidi di 400.000 tonnellate e consentito di ottenere un guadagno economico di 6,7 miliardi di dollari.

Il professor Wan spiega che nei prossimi cinque anni entreranno in commercio anche due nuove varietà di soia e mais Gm, che hanno già ottenuto il certificato di sicurezza. Si tratta di una varietà di mais resistente ai parassiti e di una varietà di soia resistente agli erbicidi. L’esperto precisa che la semina delle due colture potrebbe essere autorizzata in in via prioritaria, perché la domanda di questi prodotti è molto alta e le tecnologie utilizzate per realizzare le due varietà Gm sono considerate mature e competitive rispetto ai concorrenti internazionali. Wan evidenzia, infatti, che nell’ambito del settore biotecnologico la Cina si classifica al secondo posto dopo gli Stati Uniti, e quindi prima di Giappone, Germania e Regno Unito.

Il mercato cinese degli organismi geneticamente modificati, tuttavia, presenta ancora dei punti deboli. Il maggiore riguarda la protezione dei diritti di proprietà intellettuale, che risulta insufficiente. Anche se le ricerche condotte dalla Cina hanno ottenuto alcuni risultati, lo stato asiatico possiede soltanto pochi brevetti e, da questo punto di vista, è ancora molto indietro rispetto agli Stati Uniti.

 

Foto: Pixabay

redazione