Nel mese di novembre, i prezzi globali delle materie prime alimentari hanno raggiunto il livello più alto da aprile 2023, con un incremento dello 0,5% rispetto a ottobre, secondo quanto riportato dalla Food and Agriculture Organization (FAO). L’indice FAO dei prezzi alimentari ha registrato una media di 127,5 punti, in crescita del 5,7% rispetto all’anno precedente, ma ancora al di sotto del picco di marzo 2022.
A rivelarlo è il consueto bollettino mensile della FAO.
L’aumento è stato trainato dai prezzi degli oli vegetali, che hanno visto un incremento del 7,5% rispetto al mese precedente, con valori superiori del 32% rispetto al 2022. Le preoccupazioni per la riduzione della produzione di olio di palma in Asia sudorientale, un aumento della domanda di olio di soia e la contrazione dell’offerta globale di colza e girasole hanno alimentato questo rialzo. Anche i latticini hanno registrato un lieve aumento (+0,6%), spinti dalla domanda di latte intero in polvere e dal record dei prezzi del burro in Europa occidentale.
Al contrario, gli altri indici FAO hanno segnato flessioni: i prezzi dei cereali sono calati del 2,7%, con il grano in calo per l’aumento delle forniture nell’emisfero australe. L’indice dello zucchero è diminuito del 2,4%, mentre per la carne si è registrato un calo dello 0,8%, principalmente per l’eccesso di offerta di carne suina nell’Unione Europea.
Nel 2024/25, la FAO prevede una riduzione dello 0,7% delle scorte globali di cereali, con una diminuzione del rapporto scorte-utilizzo al 30,1%, pur mantenendo livelli “confortevoli”. Si prospetta inoltre un calo del commercio internazionale di cereali (-4,6%), con diminuzioni per grano e mais, ma un aumento previsto per il riso. Questo scenario, delineato anche dal rapporto Agricultural Market Information System (AMIS, sempre della FAO), evidenzia l’importanza di monitorare le incertezze che potrebbero influenzare i mercati agricoli nel 2025.