di Miriam Cesta, redazione
Il valore economico complessivo è di 150 miliardi di euro e le aziende coinvolte sono 840mila. I numeri sono risultanti dalla parte più propriamente produttiva – agricoltura, trasformazione industriale, distribuzione ed export – e dalla spesa delle famiglie italiane per l’insieme dei prodotti di origine animale e arrivano dal secondo rapporto sulla FeedEconomy presentato da Assalzoo in collaborazione con l’ente di ricerca indipendente Nomisma lo scorso 12 dicembre presso la Sala Cavour del Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste. Attraverso l’elaborazione di dati provenienti da fonti ufficiali e da stime originali di Nomisma con il contributo di Assalzoo, il secondo rapporto sulla FeedEconomy offre un’analisi delle interconnessioni economiche all’interno della filiera zootecnica italiana, con particolare attenzione al ruolo centrale dell’industria mangimistica, fornendo un quadro aggiornato e dettagliato della situazione al 2022 e costituendo un punto di riferimento fondamentale per la comprensione delle dinamiche del settore.
Fig 1 – Aziende agricole e allevamenti: le componenti principali della FeedEconomy

L’industria mangimistica costituisce un asset strategico per le filiere zootecniche nazionali e, di conseguenza, per tutto l’indotto agro-alimentare, contribuendo in modo significativo all’economia nazionale. Come si evince dalla figura 1, la “FeedEconomy” è un sistema ampio che comprende un articolato tessuto produttivo con al suo interno diversi fattori, a cominciare dall’agricoltura, con le forniture di materie prime agricole per la produzione di mangimi, tra cui mais, soia, frumento e orzo, passando per la produzione degli “special ingredients” per la realizzazione di materie prime ad elevato valore aggiunto per le stesse preparazioni mangimistiche, fino ad arrivare all’allevamento, che impiega i mangimi e gli “special ingredients” nell’alimentazione per animali da reddito (bovini, suini, avicunicoli, compresa anche l’acquacoltura). Nel sistema “FeedEconomy” rientra anche, in un meccanismo a cascata, tutto ciò che concerne la trasformazione alimentare dei prodotti di origine animale (latte, carne, uova, ecc), ovvero l’industria agroalimentare, con l’importante segmento delle produzioni di qualità a Indicazione di Origine (IG) e, infine, anche ciò che riguarda la commercializzazione di questi prodotti – ovvero il mercato sia nazionale che internazionale, sia per il consumo domestico che fuori casa – con particolare attenzione ai mercati di nicchia e ai prodotti di alta gamma, senza dimenticare i flussi delle esportazioni.
Fig 2 – Produzione agricola, industria e distribuzione: il valore economico della FeedEconomy

La scomposizione del valore generato dalle principali componenti della FeedEconomy nel 2022 ne evidenzia il peso economico. Come si può vedere nella figura 2, il settore primario ha realizzato un valore della produzione di 24,3 miliardi di euro, corrispondente al 37% della Produzione Lorda Vendibile (PLV) agricola; quest’ultima vede un contributo rilevante del settore zootecnico (20,8 miliardi) e delle colture destinate all’industria mangimistica (3,4 miliardi). Il valore generato dal settore industriale è pari a 54,9 miliardi di euro (incidenza del 38% sul totale della produzione alimentare venduta a livello nazionale) e risulta significativamente influenzato dalla mangimistica (che contribuisce con 11,9 miliardi), dai salumi (8,5 miliardi), dalle carni fresche (13,9 miliardi) e dai prodotti lattiero-caseari (20,4 miliardi). Per quanto riguarda la distribuzione, il fatturato del commercio al dettaglio include una quota significativa – vale a dire 44,5 miliardi di euro, che rappresentano il 12% del totale del fatturato del commercio – riconducibile ai prodotti di origine animale venduti nei negozi non specializzati, macellerie e pescherie.
Fig 3 – Spesa alimentare ed export: il mercato della FeedEconomy

Per quanto riguarda il consumo di prodotti alimentari, su una spesa complessiva di 155,8 miliardi di euro (bevande escluse) le famiglie italiane hanno dedicato 37 miliardi di euro per l’acquisto di carni fresche e salumi e 22,4 miliardi di euro per latte, formaggi e uova. Per quanto riguarda il mercato estero, le esportazioni hanno toccato i 10,9 miliardi di euro pari al 18% del totale agroalimentare (che è pari a 60,7 miliardi di euro). È il settore lattiero-caseario a essere quello principalmente rappresentato sul mercato estero, con 5,1 miliardi di euro, seguito da carni fresche e salumi con 4,2 miliardi di euro e mangimi con 1,1 miliardi di euro. La presenza del Made in Italy zootecnico sui mercati internazionali è rafforzata dai prodotti DOP/IGP, le cui esportazioni hanno raggiunto 3,3 miliardi di euro, costituendo il 71% del totale delle Indicazioni Geografiche (IG).
Fig 4 – Il tessuto produttivo della FeedEconomy

Come si legge nella figura 4, il tessuto produttivo attivato dalla FeedEconomy è molto ampio: nel 2022 hanno infatti operato nel nostro Paese circa 371.000 imprese agricole, di cui 220.000 dedicate alla produzione di materie prime agricole per l’industria dei mangimi, 26.217 dedicate all’allevamento di bovini da latte e 125.140 dedicate a carne e acquacoltura. Quanto all’industria di trasformazione, il sistema stimolato dalla FeedEconomy ha coinvolto circa 113.000 persone e 6.600 imprese, di cui 3.316 imprese e 60.235 occupati riguardano i settori delle carni fresche e dei salumi, 2.860 imprese e 44.682 occupati il settore lattiero-caseario e 300 imprese e 8.300 occupati l’industria mangimistica. Per quanto riguarda la distribuzione alimentare, le imprese coinvolte sono in tutto 461.437, di cui 335.817 del canale Ho.Re.Ca. e 125.620 del Retail.
Fig 5 – La struttura delle esportazioni

Oltre al mercato interno, una parte significativa delle vendite si realizza sui mercati internazionali. Come si evince dalla figura 5, nel 2022 il contributo della FeedEconomy all’export nazionale è stato di 10,9 miliardi di euro, rappresentando circa il 18% del totale. Il maggior contributo è arrivato dal settore lattiero-caseario e delle carni fresche e trasformate, rispettivamente con il 47% e il 38% dell’export, grazie anche al rilevante contributo dei prodotti a Indicazione Geografica: le esportazioni di carni e formaggi DOP/IGP ha raggiunto nel 2022 i 3,3 miliardi di euro, rappresentando il 71% dell’export complessivo di alimenti a indicazione geografica.