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Incentivi, energie rinnovabilie necessità agricoleL’Editoriale

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La produzione di energia da fonti rinnovabili rappresenta certamente un obiettivo importante per cercare di ridurre la dipendenza dai combustibili fossili e l’impatto sull’ambiente.

Ben venga, quindi, una politica che favorisca lo sviluppo energetico più pulito e sostenibile, ma è necessario anche che questo venga fatto con una attenta programmazione, tenendo conto sia dei risultati che si possono ottenere, sia del fatto che devono essere evitate ricadute negative su altri settori produttivi.

Un aspetto, questo, che ad oggi sembra non essere stato valutato con la dovuta attenzione e che in alcuni comparti, come nel caso degli incentivi all’impiego di prodotti agricoli per la produzione, ad esempio, di biogas stanno determinando effetti pesanti sul mercato di questi prodotti e sulla loro disponibilità per il tradizionale ed indispensabile uso alimentare, umano ed animale.

Se in via generale non si può che condividere la necessità di percorrere ogni possibile via alternativa all’impiego di combustibili tradizionali per la produzione di energia, non può tuttavia essere trascurato che le scelte debbano essere fatte in modo razionale, tenendo conto delle priorità.

Non può essere ignorato, ad esempio, che una della priorità legate alla produzione agricola sia quella di garantire un’alimentazione sufficiente e accessibile a tutti i cittadini.

È pertanto lecito esprimere preoccupazione quando – come nel caso dell’adozione del Decreto Legislativo n. 28, del 3 marzo 2011 – sono stati introdotti incentivi all’impiego di materie prime “nobili” (come ad esempio i cereali, ma non solo) per produrre bioenergie, senza averne valutato l’impatto sul nostro sistema Paese: il primo effetto è la crescita della domanda che di fatto sottrae materie prime all’impiego alimentare e genera un forte aumento dei prezzi di mercato di tali prodotti; una seconda conseguenza è che vengono falsate le regole della concorrenza, con evidenti effetti distorsivi sul mercato, derivanti dal fatto che l’uso di queste materie prime per la produzione di energia beneficia di un incentivo, mentre per l’impiego alimentare non vi è alcuna provvidenza.

La misura sembra quindi essere stata adottata con eccessiva leggerezza, senza tenere conto della realtà di un Paese come il nostro, caratterizzato da una produzione di materie prime agricole che soddisfa a malapena il 50% del fabbisogno alimentare umano e animale e che, quindi, è già oggi costretto ad importarne per questo uso notevoli quantità dall’estero.

La questione non è certo di poco conto se si considera che la concessione di incentivi, come ad esempio quelli per la produzione di biogas dal mais, comportano che circa il 10% delle superfici seminate a questo cereale vengono già oggi sottratte alla produzione di granella per uso mangimistico e alimentare, accrescendo il deficit nazionale di questa fondamentale materia prima e determinando un forte rialzo delle quotazioni di tale cereale. Ed è facile prevedere che non si tratterà di effetti di breve periodo se si considera che gli impianti di biogas stipulano contratti di coltivazione a lungo termine per garantirsi una copertura per vari anni.

E cosa succederà se andranno in porto le domande presentate, o in via di presentazione, per la costruzione di ulteriori nuovi impianti di biogas?

Sembra quanto mai opportuna ed urgente un’attenta valutazione di questo problema, sia perché va ad intaccare le nostre già precarie e insufficienti disponibilità alimentari, esponendoci ad una maggiore dipendenza dall’estero, sia perché rischia di riflettersi negativamente su altri settori economici fondamentali, come quello agroalimentare e zootecnico.

Sono stati citati gli incentivi all’impiego di mais per la produzione di biogas, ma problematiche analoghe riguardano anche altre importanti materie prime quali ad esempio altri cereali e i grassi. E a ciò si aggiungano anche le conseguenze che derivano dagli impianti fotovoltaici a terra che, di fatto, hanno già sottratto significative superfici seminative all’agricoltura con effetti che, a causa dei contratti di affitto lunghissimi, si protrarranno almeno per i prossimi venti anni.

Tutti desideriamo un’energia più pulita, ma questo deve avvenire in modo sostenibile, con una programmazione attenta, limitando gli incentivi all’uso di materie prime o di residui di produzione che non hanno impieghi concorrenti o che sono disponibili in abbondanza, ed evitando di concedere incentivi quando si usano materie prime la cui disponibilità in Italia è già insufficiente per usi strategici come quello alimentare.

 

 Luglio – Agosto 2011.

 

Foto: Pixabay

Giulio Gavino Usai – Assalzoo