Home Attualità Giuseppe Pulina (Aspa): “Nella dieta dei piccoli sono necessari carne e pesce”

Giuseppe Pulina (Aspa): “Nella dieta dei piccoli sono necessari carne e pesce”

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“La lotta degli ideologi del veganismo non ha confini né ritegno. Nell’inserto di Salute del quotidiano La Repubblica di martedì scorso è stata pubblicata una guida per trasformare i bambini in vegetariani o, ancora peggio, in vegani. Le dichiarazioni di Umberto Veronesi, spalla mediatica di questa campagna, sono sconcertanti!”
Parla chiaro il presidente dell’Associazione per la Scienza e le Produzioni Animali (ASPA), Giuseppe Pulina, che aggiunge: 
“Le linee guida per l’alimentazione complementare dei bambini pubblicate dall’Oms raccomandano, a partire dai sei mesi di età, l’assunzione giornaliera di alimenti di origine animale. Evidenziano, inoltre, come le diete a base di vegetali non siano in grado di soddisfare i fabbisogni nutrizionali del bambino (in particolare per gli apporti di Fe, Zn e vit. B12) a meno che non si ricorra all’impiego di integratori o prodotti fortificati”. 
“Utilizzare integratori è come dire: sostituite la natura con prodotti di sintesi! Infatti, figli allattati al seno da madri vegane e vegetariane manifestano carenze di Vit B12 con sintomi di anemia megaloblastica, ipotonia, alterazioni al fegato e milza, anorressia, ritardi nella crescita somatica e cognitiva (Kühne et al., 1991; von Schench et l., 2007; Weiss et al., 2004, Black, 2008)”.
“Ma nella dieta del bambino è necessario introdurre altri nutrienti fondamentali e presenti solo nella carne e nel pesce. Ad esempio, gli acidi grassi a catena lunga DHA, EPA e arachidonico: sono fondamentali nello sviluppo celebrale, del sistema nervoso e della vista (Koletzo et al., J. Perinat. Med., 2008). La loro carenza (sia diretta che attraverso il latte delle madri vegetariane o vegane) provoca ritardi cognitivi”.
“Numerosi studi nei Paesi in via di sviluppo hanno dimostrato che il limitato consumo di proteine animali è la principale causa dei ritardi nell’accrescimento lineare e psico-motorio dei bambini, soprattutto nel primo anno di vita (vedi revirew di Neumann et al., 2003, American Society for Nutritional Sciences)”. 
“Una recentissima rassegna (Van Winckel et al., Europ. J Ped., 2011), da cui probabilmente origina l’articolo su La Repubblica, si rivolge ai pediatri mettendoli in guardia sulle diete vegetariane (quelle ovo-latto-vegetariane) e vegane che, per garantire livelli nutrizionali comparabili con quelli dei bambini onnivori, devono essere attentamente formulate e valutate (gli autori riconoscono poi che i bambini vegani hanno ritardi nell’accrescimento)”. 
“Dunque cari genitori vegetariani, se volete applicare la vostra ideologia ai figli, fatelo con estrema cautela, ma senza eliminare i prodotti di origine animale quali carne e uova!”.
“Per quanto riguarda le affermazioni di Veronesi sul cancro, non sono sostenibili dalla letteratura corrente. Iniziamo con il carcinoma alla mammella, sua specialità. La bibliografia più recente non ha trovato alcuna associazione fra consumo di carne e carcinoma mammario (Pala et al., Am J Clin Nutr, 2009; Larson et al., Europena J of Cancer, 2009; Alexander et al., Nutr. Res. Rew, 2010), eccetto che per le cotolette fritte (la colpa qui è dell’olio e non della carne). Inoltre, non ci sono relazioni fra consumo di carne e cancro al colon retto (Alexander et al., Am J Clin Nutr, 2009) né evidenze che “il maggiore sforzo per aumentare il consumo di frutta e verdura non ha un affetto nel ridurre l’incidenza del cancro” (Willet, Journal of the National Cancer Institute, 2010). Inoltre, al contrario di ciò che crede Veronesi, un ampio studio comparativo fra vegetariani e onnivori condotto in Inghilterra, mostra come fra i due gruppi non esistano differenze nell’incidenza del cancro alla prostata, colon-retto, mammella e che addirittura le donne vegetariane hanno un significativo maggiore rischio di contrarre carcinoma alla cervice. Altro che protezione. Allora, piantiamola di fuorviare i consumatori e soprattutto lasciamo stare i bambini”. 

“La lotta degli ideologi del veganismo non ha confini né ritegno. Nell’inserto di Salute del quotidiano La Repubblica di martedì scorso è stata pubblicata una guida per trasformare i bambini in vegetariani o, ancora peggio, in vegani. Le dichiarazioni di Umberto Veronesi, spalla mediatica di questa campagna, sono sconcertanti!”.

Parla chiaro il presidente dell’Associazione per la Scienza e le Produzioni Animali (ASPA), Giuseppe Pulina, che aggiunge: “Le linee guida per l’alimentazione complementare dei bambini pubblicate dall’Oms raccomandano, a partire dai sei mesi di età, l’assunzione giornaliera di alimenti di origine animale. Evidenziano, inoltre, come le diete a base di vegetali non siano in grado di soddisfare i fabbisogni nutrizionali del bambino (in particolare per gli apporti di Fe, Zn e vit. B12) a meno che non si ricorra all’impiego di integratori o prodotti fortificati”. 
“Utilizzare integratori è come dire: sostituite la natura con prodotti di sintesi! Infatti, figli allattati al seno da madri vegane e vegetariane manifestano carenze di Vit B12 con sintomi di anemia megaloblastica, ipotonia, alterazioni al fegato e milza, anorressia, ritardi nella crescita somatica e cognitiva (Kühne et al., 1991; von Schench et l., 2007; Weiss et al., 2004, Black, 2008)”.
“Ma nella dieta del bambino è necessario introdurre altri nutrienti fondamentali e presenti solo nella carne e nel pesce. Ad esempio, gli acidi grassi a catena lunga DHA, EPA e arachidonico: sono fondamentali nello sviluppo celebrale, del sistema nervoso e della vista (Koletzo et al., J. Perinat. Med., 2008). La loro carenza (sia diretta che attraverso il latte delle madri vegetariane o vegane) provoca ritardi cognitivi”.“Numerosi studi nei Paesi in via di sviluppo hanno dimostrato che il limitato consumo di proteine animali è la principale causa dei ritardi nell’accrescimento lineare e psico-motorio dei bambini, soprattutto nel primo anno di vita (vedi revirew di Neumann et al., 2003, American Society for Nutritional Sciences)”.  

“Una recentissima rassegna (Van Winckel et al., Europ. J Ped., 2011), da cui probabilmente origina l’articolo su La Repubblica, si rivolge ai pediatri mettendoli in guardia sulle diete vegetariane (quelle ovo-latto-vegetariane) e vegane che, per garantire livelli nutrizionali comparabili con quelli dei bambini onnivori, devono essere attentamente formulate e valutate (gli autori riconoscono poi che i bambini vegani hanno ritardi nell’accrescimento)”.  “Dunque cari genitori vegetariani, se volete applicare la vostra ideologia ai figli, fatelo con estrema cautela, ma senza eliminare i prodotti di origine animale quali carne e uova!”. 

“Per quanto riguarda le affermazioni di Veronesi sul cancro, non sono sostenibili dalla letteratura corrente. Iniziamo con il carcinoma alla mammella, sua specialità. La bibliografia più recente non ha trovato alcuna associazione fra consumo di carne e carcinoma mammario (Pala et al., Am J Clin Nutr, 2009; Larson et al., Europena J of Cancer, 2009; Alexander et al., Nutr. Res. Rew, 2010), eccetto che per le cotolette fritte (la colpa qui è dell’olio e non della carne). Inoltre, non ci sono relazioni fra consumo di carne e cancro al colon retto (Alexander et al., Am J Clin Nutr, 2009) né evidenze che “il maggiore sforzo per aumentare il consumo di frutta e verdura non ha un affetto nel ridurre l’incidenza del cancro” (Willet, Journal of the National Cancer Institute, 2010). Inoltre, al contrario di ciò che crede Veronesi, un ampio studio comparativo fra vegetariani e onnivori condotto in Inghilterra, mostra come fra i due gruppi non esistano differenze nell’incidenza del cancro alla prostata, colon-retto, mammella e che addirittura le donne vegetariane hanno un significativo maggiore rischio di contrarre carcinoma alla cervice. Altro che protezione. Allora, piantiamola di fuorviare i consumatori e soprattutto lasciamo stare i bambini”. 

 Foto: Pixabay

Giuseppe Pulina