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Patrimonio ovicaprino, continua il calo europeo e italiano

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Per il terzo anno consecutivo continua il calo del patrimonio ovicaprino dell’UE, con circa 1,5 milioni di capi in meno nel 2022 rispetto all’anno precedente, calo che ha interessato soprattutto Spagna e Francia. Innovazione, cooperazione, informazione e sostenibilità sono le parole chiave identificate dagli operatori dell’Istituto per i Servizi per il Mercato Agricolo Nazionale (ISMEA) per un approccio costruttivo volto allo sviluppo e al miglioramento della filiera delle carni ovicaprine.

In generale la produzione di carne ovicaprina è diminuita solo dello 0,6% nel 2022, come conseguenza di andamenti contrapposti nei principali Paesi produttori, ma in Italia questa percentuale sale con un -8,5% di capi avviati al macello nel 2022 e, in generale, il trend è negativo dal 2018 (-6,5%). Sul territorio nazionale risultano presenti circa 7,2 milioni di capi, di cui poco più di 1 milione di caprini e circa 6,15 milioni di ovini, localizzati al 70% in quattro regioni: Sardegna (45%), Sicilia, Lazio e Toscana.

Gli allevamenti ovicaprini attivi a fine 2022 sono stati 132.318, pari al 7,2% in meno rispetto a cinque anni fa (-10.332).

I dati della Pasqua 2023 non sono ancora definitivi, ma a detta degli operatori la campagna è iniziata confermando le difficoltà connesse ai maggiori costi di produzione. In particolare la siccità e gli aumenti dei prezzi di sementi e concimi hanno negativamente impattato sul pascolo e sulla disponibilità di fieno; inoltre, gli effetti della guerra Russia–Ucraina e la crisi energetica hanno influenzato l’effettiva disponibilità di alcune derrate e i prezzi di mercato degli alimenti zootecnici. Secondo l’Indice ISMEA i prezzi dei mangimi impiegati negli allevamenti ovini sono mediamente aumentati del 20% nel 2022 e tale dinamica è proseguita anche nel primo trimestre 2023 (+18,7% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno). I prezzi all’origine degli agnelli nelle settimane precedenti la Pasqua 2023 sono progressivamente aumentati raggiungendo la quotazione massima di 5,68 €/kg peso vivo per la categoria kg 8-12.

La minore disponibilità di capi nazionali ha sostenuto le importazioni di ovini vivi, che dopo tre anni consecutivi di flessione hanno registrato un +19,6% nel 2022. Stesso trend, anzi più consistente in termini di crescita, riguarda le importazioni di carni (+21,3% in volume).