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Pollo da carne: alimentazione, benessere e impatto ambientale

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di Valentina Cesari, Ivan Toschi, G. Matteo Crovetto – Dipartimento di Scienze Agrarie e Ambientali, Università degli Studi di Milano

L’allevamento del pollo da carne rappresenta una delle produzioni zootecniche più diffuse a livello globale in virtù delle elevate performance produttive degli ibridi selezionati negli ultimi decenni, della notevole attitudine del prodotto ottenuto alla trasformazione nell’industria alimentare e, non ultimo, del contenuto prezzo di mercato.

Per soddisfare gli elevati fabbisogni nutrizionali delle attuali linee ibride e per garantire il benessere degli animali in allevamento, la dieta del broiler deve essere formulata bilanciando opportunamente, in ogni fase del ciclo, il contenuto di energia e dei diversi principi nutritivi.

Il contributo dell’allevamento animale all’impatto ambientale derivante dalle attività antropiche, però, richiede una sempre maggiore attenzione all’adozione di strategie tese al contenimento dell’escrezione azotata e fosforica e alla riduzione in allevamento delle emissioni di gas climalteranti.

Alimentazione azotata e fosforica

Nel pollo da carne i fabbisogni proteici e amminoacidici, indispensabili per sostenere l’elevato accrescimento ponderale che caratterizza questa produzione, variano in funzione dall’età dell’animale (vedi tabella sottostante). Nella formulazione delle diete, accanto ai livelli proteici raccomandati dalle aziende che selezionano gli ibridi commerciali per ciascuna fase di crescita, occorre garantire un apporto adeguato di tutti gli amminoacidi essenziali (treonina, valina, istidina, arginina, metionina, leucina, lisina, isoleucina, fenilalanina e triptofano). Fra questi gli amminoacidi solforati (metionina e cisteina), la lisina e il triptofano sono senza dubbio quelli che, in situazione di apporto non adeguato, limitano maggiormente le performance zootecniche degli animali e condizionano il loro benessere. La metionina, infatti, è indispensabile nella sintesi proteica che sostiene l’accrescimento muscolare, nella produzione della livrea e nello sviluppo della mucosa intestinale, mentre la lisina, oltre ad avere un importante ruolo nella sintesi proteica, agisce sullo sviluppo del sistema scheletrico promuovendo l’assorbimento del calcio.

Fabbisogni nutrizionali dell’ibrido ROSS 308 con peso vivo finale di 2,5-3,0 kg. Dati espressi sul mangime tal quale (Aviagen, 2022)

  StarterAccrescimentoFinissaggio 1Finissaggio 2
  (0-10 d)(11-24 d)(25-39 d)(40 d-macellazione)
Energia metabolizzabilekcal2.9753.0503.1003.125
      
Proteina grezza%23,021,519,518,0
Lisina%1,321,181,081,02
Metionina + cisteina%1,000,920,860,82
Metionina%0,550,510,480,45
Treonina%0,880,790,720,68
Valina%1,000,910,840,80
Isoleucina%0,880,800,750,70
Arginina%1,401,271,171,12
Triptofano%0,210,190,170,16
Leucina%1,451,301,191,12
      
Calcio%0,950,750,650,60
Fosforo disponibile%0,500,420,360,34

Qualora si somministrino diete con livelli amminoacidici superiori rispetto ai fabbisogni degli animali, però, la quota in eccesso di ciascun amminoacido viene deaminata e l’azoto che ne deriva viene escreto sotto forma di acido urico, ammoniaca e urea, incrementando così l’escrezione azotata.

Il fosforo è un nutriente critico per gli animali di interesse zootecnico poiché risulta fondamentale per il mantenimento e il funzionamento dell’organismo e, quindi, per il benessere dell’animale. La presenza di adeguate quantità di fosforo nella dieta è necessaria per il normale accrescimento corporeo e per lo sviluppo del sistema scheletrico; la carenza di questo elemento, infatti, può provocare una ridotta mineralizzazione ossea e, di conseguenza, una diminuzione della resistenza dello scheletro, elemento fondamentale negli ibridi a rapido accrescimento che presentano incrementi ponderali medi giornalieri molto elevati e che raggiungono pesi alla macellazione considerevoli.

L’animale assume tale elemento con la dieta, anche se una quota considerevole del fosforo presente nelle materie prime di origine vegetale si trova in forma fitinica che non può essere efficacemente utilizzata dai monogastrici, che non possiedono un livello sufficiente di fitasi endogene. Nell’alimentazione del broiler, quindi, l’assunzione supplementare di fosforo in forma inorganica (fosfato di calcio e fosfato di sodio, ad esempio) risulta necessaria per coprire adeguatamente i fabbisogni degli animali. Eccessive quantità di fosforo non fitico, tuttavia, determinano un aumento del livello di fosforo inorganico a livello corporeo che viene eliminato nell’ambiente aumentando l’impatto di questa produzione.

Alimentazione e riduzione dell’impatto ambientale dell’allevamento del broiler

La brevità del ciclo di allevamento, l’elevata efficienza della conversione alimentare e l’ottima resa in carcassa sono gli aspetti alla base del ridotto impatto ambientale della filiera del pollo da carne, espressa per chilogrammo di carne o di proteine prodotte. Tuttavia l’enorme numero di capi allevati nel mondo contribuisce significativamente alla produzione di gas serra emessi dal settore zootecnico che comportano importanti effetti sull’ambiente. Anche l’ammoniaca (principale composto azotato che si libera dalla lettiera durante il ciclo di allevamento) e il fosforo incidono su diverse categorie di impatto, quali il cambiamento climatico, l’eutrofizzazione e l’acidificazione.

Le strategie adottabili allo scopo di ridurre l’impatto ambientale dell’allevamento avicolo sono formulate sulla base di diversi approcci che mirano all’ottimizzazione degli aspetti relativi all’alimentazione e all’utilizzo di fonti proteiche alternative e che sfruttano i considerevoli progressi fatti negli ultimi decenni dal miglioramento genetico e dai sistemi di gestione degli animali.

Fra i diversi aspetti zootecnici che contribuiscono a generare un impatto negativo sull’ambiente, i fattori legati all’alimentazione risultano essere senza dubbio quelli più significativi. La conoscenza puntuale dei fabbisogni azotati e fosforici degli animali nelle diverse fasi di accrescimento e l’utilizzo di diete caratterizzate da un ottimale equilibrio amminoacidico rappresentano un elemento fondamentale per aumentare l’efficienza alimentare e contenere le emissioni nel suolo, nell’acqua e nell’aria.

Poiché  le materie prime di origine vegetale utilizzate per la formulazione delle diete per il broiler non presentano un profilo amminoacidico ottimale rispetto ai reali fabbisogni degli animali (la farina di soia e quella di mais, ad esempio, sono caratterizzate da una ridotta percentuale di metionina pari, rispettivamente, a 0,64 e 0,17%), l’addizione di amminoacidi di produzione industriale in diete a contenuto proteico moderato consente di migliorare l’utilizzazione della proteina e di ridurre l’escrezione di azoto.

Diversi studi, infatti, hanno evidenziato una diminuzione prossima al 10% dell’escrezione azotata utilizzando diete formulate riducendo di 1 punto percentuale il contenuto proteico (Belloir e coll., 2017). Questa riduzione, tuttavia, può avere effetti negativi sull’accrescimento corporeo e per questo motivo risulta necessario formulare diete adattando il profilo amminoacidico della dieta ai fabbisogni degli animali, soprattutto in relazione agli amminoacidi più limitanti quali metionina e lisina (Ullrich e coll., 2019).

L’addizione alla dieta di fitasi esogene, ottenute da differenti microrganismi, può svolgere un ruolo molto importante nel metabolismo del fosforo nei monogastrici e nella riduzione dell’escrezione di questo elemento. Nel broiler, infatti, la ritenzione apparente del fosforo fitico migliora significativamente in seguito all’aggiunta alla dieta di fitasi microbiche, con una riduzione sensibile dell’escrezione di fosforo nell’ambiente (Selle e Ravindran, 2007). In condizioni di allevamento intensivo, Kebreab e coll. (2016) hanno stimato che una puntuale integrazione amminoacidica associata all’addizione alla dieta di fitasi, inducendo un miglioramento della ritenzione proteica e fosforica, può addirittura dimezzare la produzione di gas serra nella produzione del pollo da carne.

Conclusioni

Il benessere animale, come ben sanno gli allevatori, è un presupposto fondamentale per ottenere elevate performance zootecniche e, di conseguenza, per limitare l’impatto ambientale per unità di prodotto (kg di carne, in questo caso). Tra i diversi fattori che condizionano le performance zootecniche e incidono sui costi di produzione, l’alimentazione è senza dubbio il più importante. L’alimentazione del broiler, quindi, deve essere curata nei minimi particolari per ottimizzare l’accrescimento, la resa alimentare e di macellazione e la qualità della carne nel rispetto del benessere animale e della salvaguardia dell’ambiente.

Riferimenti bibliografici

Aviagen 2022. http://eu.aviagen.com/brands/ross/

Belloir P., Méda B., Lambert W., Corrent E., Juin H., Lessire M., Tesseraud S. Reducing the CP content in broiler feeds: Impact on animal performance, meat quality and nitrogen utilization. Animal. 2017. 11: 1881-1889.

Kebreab E., Liedke A., Caro D., Deimling S., Binder M., Finkbeiner M. Environmental impact of using specialty feed ingredients in swine and poultry production: A life cycle assessment. J. Anim. Sci. 2016. 94(6): 2664-81.

Selle P.H., Ravindran V. Microbial phytase in poultry nutrition. Anim. Feed Sci. Technol. 2007. 135: 1-41.

Ullrich C., Langeheine M., Brehm R., Taube V., Rosillo Galera M., Rohn K., Popp J., Visscher C. Influence of different methionine sources on performance and slaughter characteristics of broilers. Animals (Basel). 2019. 9(11):984.

Foto: Pixabay.com