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Soia, Cina, Usa e la battaglia delle proteine vegetali

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La guerra dei dazi tra Cina e Stati Uniti non sta influenzando soltanto gli scambi commerciali tra i due Paesi, ma sta determinando cambiamenti nelle politiche economiche interne dello stato asiatico. Lo evidenzia il rapporto: “Foreign Agricultural Service” pubblicato dal Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti (Usda) e illustrato dal sito Feed Navigator, secondo cui la Cina avrebbe deciso di ridurre l’uso della farina di soia nei mangimi e di aumentare le importazioni di fonti proteiche vegetali alternative.

Secondo il rapporto, nella campagna 2018/19 le importazioni cinesi di soia dovrebbero diminuire. La richiesta cinese del legume per il periodo ottobre-febbraio 2019 dovrebbe raggiungere 40 milioni di tonnellate, ma parte potrebbe essere soddisfatta con la soia coltivata sul mercato interno e con le scorte conservate nella riserva statale cinese. Tuttavia, la produzione interna del legume è aumentata soltanto dello 0,2% rispetto all’anno precedente, nonostante l’aumento dei sussidi governativi ai produttori finalizzati all’incremento delle coltivazioni di soia. Le recenti condizioni meteorologiche e l’andamento dei rendimenti hanno, infatti, spinto molti agricoltori a produrre il cotone piuttosto che il legume. Inoltre, negli ultimi mesi sono state tenute numerose aste che potrebbero aver ridotto significativamente le riserve statali di soia.

L’Usda annuncia che questa situazione comporterà una riduzione dell’uso della farina di soia all’interno dei mangimi e un aumento dell’impiego di fonti proteiche alternative, come la farina di colza, la farina di pesce e i semi di girasole. Questo consentirà di limitare la necessità di importazioni del legume. Alla fine di ottobre, la China Feed Industry Association ha inoltre approvato nuove norme per la produzione dei mangimi per suini e pollame, che ha ridotto il requisito minimo inferiore per le proteine grezze e ha fissato un livello massimo per il contenuto di proteine: sulla base di queste regole, i livelli più bassi di proteine saranno integrati con aminoacidi e additivi. Benché i nuovi standard non siano obbligatori, 29 tra i principali produttori di mangimi si sono impegnati a utilizzarli. Secondo i calcoli di un nutrizionista esperto in alimentazione animale della China Agriculture University, una riduzione del 2% del contenuto proteico dei mangime per i suini potrebbe ridurre l’uso cinese della farina di soia di 10,3 milioni di tonnellate l’anno.

 

Foto: Pixabay

redazione