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Sopravvivere agli alti prezzi delle materie prime: una sfida per le aziende da latte

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Gli ultimi 4 anni (2008-2012) sono stati caratterizzati da un elevato costo delle materie prime e da un’elevata volatilità dei mercati che hanno messo a dura prova la redditività delle aziende da latte e la fiducia degli allevatori. In particolare, il 2012 si sta delineando come il più critico relativamente ai prezzi delle fonti proteiche tradizionalmente legate al prezzo della farina di estrazione di soia, ma anche per il prezzo dei cereali. Nello stesso periodo il prezzo del latte ha avuto un trend positivo con una brusca flessione proprio nel 2012. Considerando che circa il 50% (40-60%) dei costi di produzione del latte sono rappresentati dai costi alimentari (Tabella 1) è evidente l’impatto dei prezzi di mercato sulla redditività dell’impresa agricola da latte e sul feeling degli allevatori, già messo a dura prova dalla competizione per la terra e le colture destinate agli impianti di produzione di Bioenergie. In questo scenario è naturale chiedersi quali siano i punti su cui basare una strategia di gestione dell’azienda zootecnica che dia una prospettiva di redditività anche in condizioni così critiche.

 

Tabella 1. Parametri economici espressi in % del fatturato di aziende zootecniche di diversa dimensione.

Voci di costo

Medio-Piccole

Grandi

UK

Costi alimentari

45 – 63

40 – 43

42

Manodopera

11.5 – 35.5

18 – 22

19.5

Costi veterinari

3.15 – 4.8

3 – 4

3.6 – 4.0

Carburanti

3.7 – 4.6

3.5 – 4.0

2.7

Costi riproduttivi

1.5 – 2.5

1.9 – 2.5

1.7

Elettricità

1.8 – 2.5

1.4

Attrezzature

1 – 3

3.5 – 4

2.8

Affitto

0 – 7.4

5 – 13

2.7

Interessi passive

10 – 19.6

3 – 5

3.9

Ammortamenti

0 – 6

8.5

4.5

 

Analisi dei costi Alimentari, Indipendenza dal mercato e flessibilità economica

 

L’attenta analisi dei costi e dell’efficienza alimentare della mandria evidenziano come i costi alimentari, del lavoro e del credito rappresentino almeno il 70% del valore del fatturato delle piccole e medie aziende.

 

E’ quindi strategico agire sull’Efficienza Alimentare (EA), espressa come kg di latte prodotto per kg di sostanza secca (SS) ingerita dagli animali in produzione e sui fattori che la condizionano:

 

  • Controllo e prevenzione delle malattie e Cow comfort;
  • Management della riproduzione (intervallo parto concepimento, tasso di concepimento e gravidanza, etc.);
  • Composizione e caratteristiche della mandria (% di primipare, stadio di lattazione, gruppo di bassa produzione etc.);
  • Qualità dei foraggi massimizzando l’ingestione di sostanza secca;
  • Piani alimentari adeguati alle performances.

 

In questo contesto ricade anche la scelta di creare o meno il gruppo di bassa produzione, alimentato con razioni ad alto contenuto di foraggi aziendali ed eliminando gli ingredienti ad alto costo (grassi, proteine by-pass, aminoacidi rumino-protetti, etc.) inutili e non remunerativi per questo tipo di animali.

 

Nella tabella 2 sono riportati i valori suggeriti di Efficienza Alimentare (EA) in funzione della struttura dei gruppi (Hutjens, 2010) per latte corretto al 3.5% di grasso.

 

 

Tabella 2. Efficienza alimentare di lattifere con diverso ordine di lattazione e distanza dal parto.

Gruppo

Giorni di lattazione (gg)

Efficienza Alimentare

kg latte/kg SS Ingerita

Gruppo Unico

150 – 225

1.4 – 1.6

Primipare

< 90

1.5 – 1.7

Primipare

> 200

1.2 – 1.4

Pluripare

< 90

1.6 – 1.8

Pluripare

> 200

1.3 – 1.5

Fresche

< 21

1.3 – 1.6

 

Il valore di EA calcolato esprime un rendimento in termini di energia e quindi dovrebbe essere corretto in funzione del contenuto in lipidi e/o di proteina del latte ed espresso in termini di latte corretto al 3.5 o 4.0 % di lipidi.

 

L’azienda come un sistema integrato: Ottimizzare il sistema Azienda e non la razione singola.

 

Considerando che almeno il 45 % della razione alimentare per le vacche in lattazione e l’80-90% di quella dell’allevamento o delle vacche in asciutta è rappresentato da foraggi, la massima produzione aziendale di alimenti (mais, orzo, granelle di leguminose, etc.) e di foraggi di elevata qualità rappresenta la prima opzione per massimizzare l’utilizzo delle risorse aziendali (lavoro e macchine) e ridurre la dipendenza dal mercato.

 

L’approccio innovativo può essere la formulazione ottimizzata contemporanea delle razioni e del piano colturale in funzione di alcuni fattori quali:

 

  • prezzi di mercato delle materie prime;
  • consistenza e composizione della mandria;
  • esigenze nutritive degli animali nelle diverse fasi fisiologiche;
  • ettari a disposizione (primo o secondo raccolto);
  • produzioni per ettaro e costi delle varie colture;
  • capacità di stoccaggio (sili);
  • disponibilità di acqua ;
  • limiti legati al carico azotato.

 

Il fine è quello di ottenere RAZIONI IDEALI PER L’AZIENDA che garantiscano il massimo Income Over Feed Cost (IOFC) del sistema.

 

Razioni ad alto contenuto di Foraggi e Qualità Nutrizionali dei foraggi

 

Nella competizione per l’impiego di Soia e Mais come alimenti per l’Uomo o per la produzione di Bio-Energie, la vacca da latte è perdente e per questo in futuro dovremo sfruttare le caratteristiche del rumine per valorizzare foraggi e sottoprodotti agricoli e industriali non competitivi con l’Uomo.

 

Sulla base dei modelli proposti da Mertens (2006) per la formulazione in base al “Maximum Forage Intake Potential” e sulle nuove acquisizioni riguardo la Digeribilità della NDF nei foraggi, è possibile massimizzarne l’inclusione in razioni per alte produzioni fino al 60-68% con una ingestione di NDF da Foraggio ( f-NDF) da 0.93 a 1.1 % del peso vivo, e valori di f-NDF in % della sostanza secca della dieta compreso tra 24.0 e 28%. Risultati confermati da nostre esperienze (tabella 3) con una razione a base di mais silo e medica di ottima qualità con un rapporto foraggi:concentrati di 60:40. Il miglioramento dei parametri della coagulazione, nonostante una lieve flessione del titolo in proteine, sono probabilmente frutto di una migliore fisiologia digestiva negli animali alimentati con una più elevata percentuale di foraggi.

 

Tabella 3. Caratteristiche del latte delle bovine alimentate con razione con rapporto foraggi/concentrati 50:50 (C) o con razione contenente foraggio di medica di ottima qualità e con rapporto foraggi/concentrati 60:40 (M) (Calamari et al., 2007).

Parametro

 

Gruppo

 

C

 

M

Produzione

kg/d

29,0

 

30,2

Grasso

% p/v

3,97

 

3,96

Proteine

% p/v

3,48

 

3,38

Tempo di coagulazione (r)

min

19,7

 

16,8

Tempo di rassodamento (k20)

min

10,7

 

9,6

Consistenza del coagulo (a30)

mm

23,2

 

28,1

 

Una diversa analisi del database evidenzia anche come i foraggi campionati in Pianura Padana possano essere raggruppati in tre diverse popolazioni quali Mediche, Silomais ed una indifferenziata classe di Cereali Foraggeri (insilati di sorgo e di cereali vernini, fieni di prati, etc.) equivalenti tra loro dal punto di vista nutrizionale.

 

Questo fatto apre all’allevatore una gamma di scelte agronomiche e foraggere che devono essere solo funzionali alla massima redditività del sistema aziendale.

 

Non va dimenticato, in ottica di valutazione dei costi aziendali, che la parte mal conservata di foraggi insilati in silos a trincea, può arrivare anche al 30% della massa a causa delle inadeguate tecniche di insilamento. La ricaduta sui costi alimentari è quindi evidente.

 

Valutare gli alimenti acquistati in base all’apporto di principi nutritivi metabolizzabili.

 

La formulazione di razioni per i ruminanti si basa sulla copertura del fabbisogno di Proteina Metabolizzabile, con una correzione non frequente, anche se spesso necessaria, dell’apporto dei due aminoacidi essenziali principali quali Lisina e Metionina attraverso l’impiego di aminoacidi rumino-protetti o proteine ad elevato by-pass ruminale.

 

Il costo ancora elevato delle analisi complete degli alimenti, e l’incertezza analitica di alcuni parametri come le frazioni azotate legate alla fibra (ADF-IP o NDF-IP), la degradabilità della NDF o dell’amido, la scelta delle costanti di degradazione ruminale (Kd) di proteina, amido e fibre, sempre desunti dagli archivi e associati arbitrariamente per analogia ai foraggi in uso aziendale, fanno si che anche l’impiego di modelli complessi (CPM Dairy, CNCPS, Razio Best etc.) porti a scelte di razionamento ad uso e consumo di chi le formula.

 

La proteina Microbica di origine ruminale

 

In una situazione di crisi dei prezzi delle materie prime, per i ruminanti la sfida è quella di massimizzare la capacità del rumine di produrre proteine microbiche ad elevato valore biologico.

 

I dati comparativi che riportano la composizione in Metionina e Lisina della frazione by-pass di alcuni dei principali alimenti proteici, evidenziano l’impossibilità di formulare razioni corrette con un numero limitato di alimenti in quanto in nessun caso è osservabile un equilibrio amminoacidico coerente con le esigenze di composizione della proteina digeribile intestinale (PDI) proposti da INRA e NRC.

 

Nelle razioni comunemente adottate nelle stalle ad alta produzione con livelli di proteina compresi tra il 15 e il 16.5 % della SS, ed una ingestione di circa 23-24 kg di SS, la produzione di Proteina Microbica Metabolizzabile può rappresentare dal 50 al 60% del totale, corrispondente ad una quota giornaliera di 1300-1500 g su 2400-2600 g totali apportati dalla razione.

 

Nel modello NRC 2001 la sintesi proteica ruminale è calcolata sulla base di una efficienza di 130 g di proteina batterica per kg di Sostanza Organica Digeribile (TDN).

 

Trattandosi di un rapporto lineare tra TDN e sintesi batterica, è evidente l’importanza dei fattori che condizionano l’ingestione di sostanza secca (NDF e NDFD) e la sua fermentescibilità ruminale (NDFD e kd) che deve essere massima per le fibre e pari circa il 70-80% per la componente amidacea (Sniffen, 2010).

 

Per questo, oltre ai foraggi, la disponibilità di alimenti ad alta fermentescibilità della fibra come polpe di bietola, trebbie di birra, cruscami di cereali o semola glutinata di mais, permettono di ottimizzare la funzione ruminale mantenendo livelli di amido ottimali e non superiori a 24-25 % della sostanza secca della razione.

 

Gli alimenti acquistati: comprare Nutrienti.

 

Il pregiudizio sul colore di un mangime o l’esclusione di alimenti considerati “Scarti” di processi industriali è un “LUSSO” che oggi non è sostenibile, per cui, nel rispetto dei regolamenti delle produzioni DOP, gli alimenti vanno valutati per gli apporti in principi nutritivi e per il rischio legato a fattori anti-nutrizionali o tossici.

 

Confrontando gli alimenti proteici da questo punto di vista si comprende l’importanza di poter scegliere tra diverse materie prime integrando la razione con prodotti convenienti per unità di nutriente disponibile a livello intestinale.

 

Inoltre formulando diverse opzioni di razionamento (tabella 5) svincolate da limiti specifici nell’utilizzo di alcune materie prime, e in base alle esigenze di Proteina e AA metabolizzabili, si osserva come materie prime classificate come sottoprodotti dell’industria, (Trebbie Umide di Birra, le Polpe di Bietola, il Corn Gluten Feed, i Distillers di cereali), e leguminose come Pisello proteico, Lupino o farina di estrazione di Colza rappresentino validissime alternative alle fonti classiche come Girasole o Soia.

 

 

Tabella 5. Esempio di razioni per lattifere.

Alimento

Tradizionale

Alternativa 1

Alternativa 2

Alternativa 3

Medica fieno

3.5

3.5

3.5

4

Silomais

23

23

23

23

Siloerba

5

0

0

1

Mais F.

3.3

3.5

3.5

3.6

Pastone int.Mais

4.5

2.0

2.0

2

Girasole prot.

1.3

2.3

 

2.6

Soia f.

2.5

0.0

 

 

Distillers

1

0.0

 

 

Cotone int.

2

0.0

 

 

Saponi

0.1

0.0

 

0.1

Int.min/vit

0.4

0.4

0.4

0.4

Trebbie Umide

 

10.0

10

0

Colza

 

2.0

0

0

Melasso

 

0.5

0.5

0.5

Tritello/Far

 

2.7

1.2

2.9

Corn Glut.Feed

 

2

2

2

Glut mais

 

0.4

0

0.5

Urea

 

0.1

0

0

Distillers

 

 

1.5

0

Pisello/Lupino

 

 

 

1

 

 

Razioni a Basso livello Proteico

 

L’uso dei nuovi modelli di razionamento e soprattutto la sistematica valutazione analitica (corretta) degli alimenti basata su parametri quali NDFD, iNDF, Amido Degradabile (7hIVTD) e parametri di degradazione di Carboidrati e Proteine (Kd) permettono di valutare la razione sulla base dell’effettiva copertura dei fabbisogni di proteina metabolizzabile.

 

Ottimizzando il razionamento e utilizzando gli alimenti adatti, i modelli permettono quindi di ridurre l’apporto di proteina totale, l’azoto escreto e quindi l’impatto ambientale.

 

Al contrario, in molti casi le razioni per vacche ad alta produzione sono formulate con un limitato numero di alimenti e con apporto proteico arbitrariamente limitato a 15.5-16.0% della SS, che si caratterizzano per un forte squilibrio tra energia (ottimale) e proteina metabolizzabile (carente) che limitano il potenziale produttivo ed il contenuto proteico del latte.

 

 

 

Riduzione degli sprechi e Precision Feeding

 

Con questo termine si intende “la somministrazione della corretta razione ogni giorno a ogni vacca” (Hutjens, 2010).

 

Questo significa miscelate prodotte con procedure accurate e ripetitive, con la stessa physical effective-NDF, costanza di nutrienti, sequenza di inserimento degli ingredienti, tempi di miscelazione e precisione nella distribuzione.

 

Per questo tecnologie innovative di controllo “on line” (NIRS) della qualità degli ingredienti e della gestione dei residui di mangiatoia o degli errori di miscelazione/carico/scarico, diventa strategica nella gestione dei costi alimentari.

 

Inoltre il controllo al raccolto delle caratteristiche nutrizionali dei prodotti (granelle o foraggi) e di quelle fisiche (lunghezza di trinciatura, rottura delle granelle) permette una selezione, un corretto stoccaggio e quindi l’ottimale impiego degli alimenti ( forma fisica delle miscelate, costanza di qualità etc.)

 

Valutare il costo delle decisioni.

 

In una fase di stress dei prezzi degli alimenti, modificare una razione efficiente sulla base EMOTIVA di un risparmio momentaneo può essere rischioso nel lungo periodo:

 

ad esempio:

  • l’effetto negativo di cambiamenti alimentari non adeguati sulla fertilità costa indicativamente 2 $ al giorno oltre i 120 giorni di intervallo parto-concepimento e 8 $ oltre i 180 (i costi si riducono all’aumentare del livello produttivo);
  • la riduzione della crescita delle manze ed un ritardo dell’età al parto è stimata in cica 2 $ capo/giorno.
  • la perdita di produzione dovuta all’incremento delle cellule somatiche (ad esempio in conseguenza della riduzione dell’integrazione con vit. E e microelementi in forma organica) viene stimata in 0.9-1 kg giorno per ogni punto di linear score in più;
  • Il costo di alcuni Feed-Additives può avere un Ritorno economico sull’investimento variabile da 3 a 14 volte secondo NRC 2001.

Foto: Pixabay

F. Masoero; L. Calamari; A. Gallo