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Fao, prezzi delle materie prime ai massimi da febbraio

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Continua a prendere quota l’Indice dei Prezzi delle materie prime. Ad agosto la Fao ha rilevato il terzo aumento consecutivo del valore grazie, generalmente, a una domanda più solida e a un dollaro più debole, circostanza che ha portato all’apprezzamento dei prodotti agricoli. L’indice ha raggiunto i 96,1 punti, +2% rispetto al 2019, raggiungendo il livello più alto dallo scorso febbraio. L’aumento più pronunciato è stato rilevato per zucchero e oli vegetali, meno per i cereali. Pressoché stabili carne e derivati del latte

Cereali

L’indice è portato a 98,7 punti, con un aumento rispetto a luglio dell’1,9%, su del 7% rispetto al suo valore di agosto 2019. Determinanti le quotazioni dei cereali secondari. I prezzi del sorgo sono cresciuti dell’8,6% e per il secondo mese consecutivo, addirittura su del 33,4% rispetto all’anno precedente, spinti in particolare dalla forte domanda cinese. Il mais ha visto crescere il prezzo di 2,2% con le preoccupazioni legate all’offerta negli Usa visti i danni riferiti dagli agricoltori per il maltempo in Iowa. Su anche il prezzo del riso, grazie alle maggiori disponibilità di stagione e alla crescente domanda africana. 

La Fao ha pubblicato anche l’ultimo bollettino sulla domanda e offerta di cereali. L’agenzia ha rivisto al ribasso la produzione mondiale di cereali di 25 milioni nell’anno in corso, limata dello 0,9%. Ora l’output è di 2,76 miliardi di tonnellate, un record, +58 milioni di t sopra il 2019. La limatura rispetto a luglio discende dal calo produttivo di 23,5 milioni di t dei cereali secondari (ora a 1,5 miliardi di t), soprattutto di mais. Negli Usa la correzione al ribasso è dovuta ai danni del maltempo (ma comunque la produzione è maggiore del 10% sul 2019) e il calo riguarda anche Europa e Ucraina, sempre per le avverse condizioni climatiche. Queste riduzioni controbilanciano il rialzo della produzione di mais in Argentina e Brasile. Rispetto al 2019 cresce anche l’output del sorgo mentre è stabile il grano.

Riviste al rialzo le stime dei consumi: +11 milioni di t rispetto a luglio, con i livelli in aumento di 63 milioni sulla stagione precedente grazie soprattutto a un maggiore utilizzo di cereali secondari, mais su tutti, e in particolare per l’alimentazione animale. Rivista al ribasso, invece, la previsione delle scorte di cereali, comunque sopra quelli di apertura, per l’assottigliamento delle scorte di mais negli Usa viste le minori prospettive di produzione rispetto a luglio. In rialzo infine il commercio mondiale: +7,1 milioni di t da luglio e +1,6% anno su anno. 

Carne

L’indice è di 93,2 punti, quasi invariato da luglio e giù di quasi il 9% rispetto allo scorso anno. Le quotazioni di carne bovina, avicola e ovina sono diminuite per via del minor importazioni mentre sono aumentati i prezzi della carne suina dopo quattro mesi di cali consecutivi, grazie alla maggiore domanda di import cinese a fronte di un calo dell’offerta mondiale.

Latte e derivati

L’indice dei prodotti derivati del latte è virtualmente invariato, a 102 punti, in aumento dell’1,7% anno su anno. Le quotazioni di latte in polvere intero e formaggi sono diminuite sulla scia delle maggiori disponibilità attese in Oceania, mentre i prezzi del burro sono aumentati per la riduzione delle disponibilità per l’export in Europa: il caldo agostano ha fatto diminuire la disponibilità di latte. La solida domanda di import e la ridotta produzione in Europa hanno spinto al rialzo i prezzi del latte scremato in polvere.

Zucchero

Il punteggio è 81,1 punti, in aumento del 6,7% e del 4,9% rispettivamente su base congiunturale e tendenziale. Dietro il rialzo la prospettiva di una riduzione della produzione per il maltempo in Europa e in Thailandia, il secondo esportatore mondiale. La domanda solida di import dalla Cina ha contribuito all’aumento di prezzo.

Oli vegetali

Il livello è di 98,7 punti, in aumento del 5,9% rispetto a luglio, al maggior livello da gennaio 2020. Si tratta del terzo aumento consecutivo soprattutto grazie all’apprezzamento di olio di palma, di semi di girasole, di colza e di soia. L’aumento delle quotazioni dell’olio di palma riflette i cali di produzione nei maggiori produttori; assieme alla stabile domanda di import porteranno a minori scorte.

 

 

Foto: Pixabay

 

redazione